Alla presenza del Capo della Stato Sergio Mattarella. del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, del ministro dello sviluppo economico Luigi di Maio, e delle massime autorità militari, è stata varata il 25 maggio nei Cantieri di Castellammare di Stabia (Napoli) la nave Trieste, costruita da Fincantieri.
È una unità anfibia multiruolo e multifunzione della Marina militare italiana, definita dalla Trenta «perfetta sintesi della capacità di innovazione tecnologica del Paese».
Lunga 214 metri e con una velocità di 25 nodi (46 km/h), ha un ponte di volo lungo 230 metri per il decollo di elicotteri, caccia F-35B a decollo corto e atterraggio verticale e convertiplani V-22 Osprey.
Può trasportare nel suo ponte-garage veicoli blindati per 1200 metri lineari. Ha al suo interno un bacino allagabile, lungo 50 metri e largo 15, che permette alla nave di operare con i più moderni mezzi anfibi della Nato.
In termini tecnici, è una nave destinata a «proiettare e sostenere, in aree di crisi, la forza da sbarco della Marina militare e la capacità nazionale di proiezione dal mare della Difesa».
In termini pratici, è una nave da assalto anfibio che, avvicinandosi alle coste di un paese, lo attacca con caccia ed elicotteri armati di bombe e missili, quindi lo invade con un battaglione di 600 uomini trasportati, con i loro armamenti pesanti, da elicotteri e mezzi di sbarco.
In altre parole, è un sistema d’arma progettato non per la difesa ma per l’attacco in operazioni belliche condotte nel quadro della «proiezione di forze» Usa/Nato a grande distanza.
La decisione di costruire la Trieste fu presa nel 2014 dal governo Renzi, presentandola quale nave militare adibita principalmente ad «attività di soccorso umanitario».
Il costo della nave, a carico non del Ministero della difesa ma del Ministero dello sviluppo economico, veniva quantificato in 844 milioni di euro, nel quadro di uno stanziamento di 5.427 milioni per la costruzione, oltre che della Trieste, di altre 9 navi da guerra. Tra queste, due unità navali ad altissima velocità per incursori delle forze speciali in «contesti operativi che richiedano discrezione», ossia in operazioni belliche segrete.
Al momento del varo, il costo della Trieste è stato indicato in 1.100 milioni di euro, oltre 250 in più della spesa preventivata. Il costo finale sarà molto più alto, poiché va aggiunto quello dei caccia F-35B e degli elicotteri imbarcati, più quello di altri armamenti e sistemi elettronici di cui sarà dotata la nave nei prossimi anni.
L’innovazione tecnologica in campo militare – ha sottolineato la ministra della Difesa – «deve essere supportata dalla certezza dei finanziamenti». Ossia da continui, crescenti finanziamenti con denaro pubblico anche da parte del Ministero dello sviluppo economico, ora guidato da Luigi Di Maio. Alla cerimonia del varo, ha promesso agli operai altri investimenti: ci sono infatti da costruire altre navi da guerra.
La cerimonia del varo ha assunto ulteriore significato quando l’ordinario militare, monsignor Santo Marcianò, ha esaltato il fatto che gli operai avevano affisso sulla prua della nave una grande croce, composta da immagini sacre alle quali sono devoti, tra cui quelle di Papa Wojtyła e Padre Pio. Monsignor Marcianò ha elogiato la «forza della fede» espressa dagli operai, che ha benedetto e ringraziato per «questo segno meraviglioso che avete messo sulla nave».
È stata così varata la grande nave da guerra portata a esempio della capacità di innovazione del nostro paese, pagata dal Ministero dello sviluppo economico con i nostri soldi sottratti a investimenti produttivi e spese sociali, benedetta col segno della Croce come all’epoca delle crociate e delle conquiste coloniali.
(il manifesto, 28 maggio 2019)