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IL CASO
Giovedì 30 maggio, a pagina 2, in “taglio basso”, Repubblica con un articolo a firma Roberto Petrini, titola: “Il Rapporto. Corte dei Conti boccia i gialloverdi: “Sbagliati reddito e quota 100”. Lo stesso giorno, nell’edizione online, titola: “Corte dei Conti: senza calo del debito non c’è crescita. Bocciati Reddito di Cittadinanza e Quota 100”.
In particolare, Petrini scrive: «La Corte dei Conti fa a fette le due misure bandiera del governo: reddito di cittadinanza e quota 100 […] la magistratura contabile punta l’indice su costi ed efficacia delle due misure, volute rispettivamente da Cinque Stelle e Lega […]. I rilievi al reddito non sono solo relativi ai costi. La magistratura contabile osserva anche che c’è la possibilità che possa “scoraggiare l’offerta di lavoro legale” e quindi alimentare il lavoro nero».
L’ESAME
Effettivamente la Corte dei Conti ha presentato, il precedente 29 maggio, il “Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica”. Nel testo del Rapporto [qui la Sintesi, PDF 1.04 MB, 56 pagine; il rapporto completo è 484 pagine], tra l’altro (esamina anche la spesa per sanità, istruzione, infrastrutture, opere pubbliche) si tratta dei due provvedimenti in esame.
Si premette che l’articolo 103, secondo comma, della Costituzione italiana, così recita: «La Corte dei conti ha giurisdizione nelle materie di contabilità pubblica». Quindi l’Organo non ha poteri di valutazione sull’opportunità o validità politica di un provvedimento; ma esclusivamente sulla correttezza della sua copertura finanziaria nell’ottima del rispetto de «l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico» (art. 97 della Costituzione Italiana).
In merito a “Quota 100”, l’esame del provvedimento inizia col verificare che, nei Paesi OCSE, l’età pensionabile media è di 65,1 anni per gli uomini e 63,6 per le donne. Contemporaneamente, però, si ammette che in «Germania e Francia» l’età media pensionabile è di gran lunga inferiore: «-4,4 anni per gli uomini» (ovvero circa 60,7 anni).
La Corte riconosce, inoltre, che « l’introduzione di Quota 100 ha comunque posto sotto i riflettori una reale e inevasa esigenza del nostro sistema pensionistico post riforme: quella di un maggior grado di flessibilità del requisito anagrafico di pensionamento. Ma al riguardo sarebbe necessaria una soluzione strutturale e permanente». Quindi suggerisce «una verifica più complessiva» della legge Fornero e plaude «l’aver optato per una misura di natura sperimentale, limitata al triennio 2019-21, [che] lascia comunque spazio all’esame dei modi opportuni per conciliare le diverse esigenze in campo».
In proposito, la Corte suggerisce al Governo di sposare la teoria, illustrata il 7 luglio 2018 su LaVoce.info, del professore Sandro Gronchi docente di Economia Politica e Modelli di Welfare nell’Università di Roma ‘La Sapienza: «consentire l’uscita dentro una banda (per esempio di tre anni) intorno all’età standard di pensionamento (gli attuali 67 anni con i successivi agganci alla speranza di vita) prevedendo però la correzione attuariale sulla componente retributiva della pensione».
In riferimento al provvedimento istitutivo del Reddito di Cittadinanza, la Corte dei Conti esprime degli apprezzamenti: «Tra i positivi effetti dell’introduzione del RDC (e del dibattito che l’ha circondata) vi è l’attenzione che si è determinata sul tema, cruciale per i trasferimenti assistenziali, della “prova dei mezzi”. L’occasione è propizia per far fare un salto di qualità all’amministrazione pubblica nelle capacità di verifica e di controllo dell’attendibilità delle DSU e dell’ISEE, strumento che se negli ultimi anni ha registrato notevoli miglioramenti resta probabilmente lontano dal rappresentare l’effettiva situazione economica e patrimoniale di molti dei richiedenti le prestazioni assistenziali».
Nel merito dell’assegno, la Corte aggiunge: «l’istituzione dell’RDC segna un rilevante cambiamento e un potenziale progresso nelle politiche di protezione sociale del nostro Paese».
Tuttavia, la Corte conclude sostenendo che «la decisione del legislatore di finanziare la norma senza corrispondenti tagli di uscite correnti né incrementi permanenti di imposte – è motivo di preoccupazione per gli equilibri di bilancio di medio termine».
In definitiva, più che lo strumento in sé, si critica il finanziamento a debito della misura.
LA SENTENZA
Il titolo è da semaforo giallo dell’informazione. Il quotidiano Repubblica “sintetizza” col titolo ciò che la Corte non dice. L’Organo svolge un esame ampio dei temi della finanza pubblica, delle criticità e delle opportunità, senza alcuna “bocciatura” dell’operato del Governo. Indubbiamente, sul RdC esistono delle valutazioni politiche negative della Corte (sposando la posizione espressa dal PD, al RdC avrebbero preferito maggiori risorse per il Servizi assistenziali dei Comuni) che tuttavia esulano dalla sua competenza.
Repubblica, poi, nel testo dell’articolo, estrapola frasi e parole dal Rapporto per sostenere la propria volontà di esprimere sempre e solo critiche al Governo, sollecitare nel lettore una presunta incompetenza dei suoi membri e, in sostanza, evidenziare l’errore dell’elettore nell’aver scelto il Movimento Cinque Stelle nel 2018 e quindi invitandolo a sostenere, in futuro, chi “sa” governare (il Partito Democratico?).
Quanto da noi riportato, invece, mostra che, in parte, la Corte esprime anche apprezzamento sia su Quota 100 e sia Reddito di Cittadinanza. Il lettore che, tuttavia, non avrà letto integralmente il Rapporto sarà indotto a credere, dagli stralci riportati, che l’opinione del giornale corrisponde alla verità dei fatti. Cosa che non è.