La finta democrazia dell’imperialismo ha ancora una volta mostrato il suo volto sanguinario. I governi occupanti degli Stati Uniti e del Regno Unito, che affermano di portare democrazia in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e recentemente Venezuela e che si considerano padroni del mondo hanno collaborato con il governo dell’Ecuador per costringere Julian Assange a uscire dall’ambasciata ecuadoriana a Londra.
Di fatto, dietro la maschera della legge e di fronte ai media, hanno sequestrato quest’uomo coscienzioso e vero amico degli oppressi. Mentre veniva portato via nel furgone della polizia, Assange sorrideva senza paura e con grande spirito.
Così facendo ha certamente dato prova al mondo di quale duro colpo abbia inflitto all’effigie marcia del disumano sistema imperialista e delle multinazionali, semplicemente rivelandone gli sporchi segreti, dimostrando che nessuna forza è in grado di metterlo in ginocchio. I media mainstream, legati alle multinazionali e ai meccanismi imperialisti, sebbene abbiano trasmesso dal vivo per ore il matrimonio del figlio del principe inglese, hanno coperto quest’incidente come notizia non rilevante, poiché costrette a fingere di essere imparziali e a mantenere la loro maschera di libertà di espressione.
Con il suo talento, Assange avrebbe potuto diventare un potente manager a capo di una multinazionale e godersi vacanze di lusso ai Caraibi, ma ha preferito restare con il 99% dell’umanità oppressa per strappare la maschera dei poteri imperialisti e dei loro surrogati, impegnati a succhiare il sangue delle nazioni schiavizzate. Assange è stato d’ispirazione a futuri informatori come Chelsea Manning ed Edward Snowden, che hanno successivamente diffuso documenti riguardo i crimini di guerra degli USA e dei loro alleati, dissotterrando la mentalità barbarica e avida di questo sistema sull’orlo del collasso.
Oltre ad aver svelato e diffuso centinaia di migliaia di documenti di ogni parte del mondo, nel rivelare i registri della guerra in Afghanistan ha reso un grande servizio al nostro popolo, specialmente riguardo la volontà degli USA e dei loro lacchè locali di distrarre l’attenzione del mondo e fingere di aver reso l’Afghanistan un paradiso. Pertanto, è nostro dovere difenderlo e condannare ogni pressione dei poteri dominanti contro di lui. In merito, il Guardian ha scritto: “Una delle più grandi fuoriuscite di informazioni della storia militare statunitense… un devastante ritratto della fallimentare guerra in Afghanistan, in grado di rivelare come la coalizione di forze abbia ucciso centinaia di civili in incidenti mai ufficialmente riportati.”
La prigionia di Assange non è la sola oppressione nei suoi confronti. Dal momento in cui ha iniziato a rivelare gli sporchi segreti dei poteri mondiali si è dato il via a campagne di diffamazione, accuse e minacce nei suoi confronti. I suoi sette anni di permanenza nell’ambasciata ecuadoriana non sono stati tanto meno di una prigione, specialmente negli ultimi anni, quando Assange ha avuto problemi di salute.
Non dobbiamo dimenticare che le azioni di Assange e di altri informatori sono un enorme schiaffo ai ciarlatani di presunta sinistra, impegnati solo nel mondo virtuale, ma privi del coraggio e dell’onore di mettere in pratica la più piccola azione. Assange ha utilizzato Wikileaks come una potente bomba contro il bullismo dei superpoteri asserviti ai criminali e in questo modo si è fatto strada nel cuore delle persone. Lui e gli altri informatori hanno provato che ogni uomo e ogni donna possono avere un ruolo vitale nella lotta conto l’oppressione e lo sfruttamento.
Noi del Partito della Solidarietà, in quanto partito rivoluzionario e voce degli oppressi dell’Afghanistan, esprimiamo la nostra gratitudine per il sacrificio di Assange e degli altri informatori e consideriamo nostro dovere difenderli. Il ruolo di questi personaggi epici non è meno importante del ruolo dei rivoluzionari che hanno subito con coraggio le torture e la prigionia su altri fronti.
Noi stiamo con Julian Assange, vero volto dell’umanità e vero amico del nostro popolo.
Solidarity Party of Afghanistan
Traduzione a cura di Cisda (Coordinamento italiano sostegno donne afgane)
Qui l’articolo originale.