A ridosso del Salone del Libro, come ogni anno, puntuali imperversano le polemiche.
Ricordiamo, a memoria, il “Libriful” ovvero la querelle con la Fiera del Libro Milano del 2017; la polemica legata alla partecipazione dello stand di Israele; lo scandalo che travolse i vertici precedenti dell’organizzazione che gestisce l’evento.
Quest’anno si tratta della partecipazione al Salone di una casa editrice legata all’area di estrema destra di Casa Pound, il cui responsabile è un fascista dichiarato.
L’opinione pubblica è divisa: chi appoggia questa scelta in nome della libertà di espressione, chi la tollera, chi si è dimesso, chi ha deciso di non partecipare, chi ha deciso di partecipare per non lasciare campo libero alla riabilitazione fascista.
La questione, indubbiamente di estrema rilevanza e di grande spessore culturale, politico ed etico, ha coinvolto esponenti di spicco del panorama intellettuale italiano e non solo.
Tanto per non fare nomi, Roberto Saviano e Michela Murgia avevano deciso comunque di partecipare, così come Evelina Santangelo e Christian Raimo che, dimessosi da consulente del salone, partecipa comunque da lettore.
Altri personaggi illustri quali il collettivo Wu Ming, Carlo Ginzburg ed organizzazioni tra cui la Cgil di Torino e il museo di Auschwitz, avevano deciso di boicottare l’evento in segno di protesta, alla stregua di Zerocalcare, Halina Birenbaum (sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti).
Da sottolineare inoltre come persone che non agiscono direttamente nell’ambito del Salone del Libro, ma comunque di valore intellettuale, quali Vladimiro Zagrebelsky, si siano comunque espressi.
Alla fine, a seguito dell’intervento congiunto di Città di Torino e Regione Piemonte, che hanno presentato l’esposto alla magistratura, il consiglio direttivo del Salone del Libro ha stabilito di negare alla casa editrice Altaforte la presenza alla manifestazione.
Sul profilo facebook del Salone si legge “Tra le ragioni di una testimone attiva dell’Olocausto e quelle di Altaforte è necessario far prevalere le prime, ricordando che Torino è insignita della medaglia d’Oro al valor Militare per la Resistenza contro il nazifascismo. Revochiamo quindi l’ammissione di Altaforte al Salone del Libro”
La modalità social con cui la diatriba è stata trattata, non ha tuttavia aiutato l’italiano medio a crearsi un’opinione chiara e rischia di far passare per vittime i carnefici e viceversa.
Di certo, nel polverone mediatico che si è sollevato, è stata data una grande notorietà ad una casa editrice e ad un personaggio dalle tendenze estremamente pericolose ma finora, fortunatamente, semisconosciuta, che forse sarebbero passati inosservati.
Gianluca Gabriele