La notizia che ha fatto balzare agli onori delle cronache il quartiere periferico di Torre Maura (Municipio Roma VI) è la seguente: nella notte fra l’1 e il 2 aprile 2019 circa 60 (sessanta) persone d’etnia rom sono state trasferite dal Centro di Via Toraldo (Torre Angela) al Centro di Via dei Codirossoni (Torre Maura). La struttura di Torre Maura è la ex clinica adibita a centro d’accoglienza da svariati anni. Perché il trasferimento? Perché, come riporta ‘La Repubblica’: «la vecchia struttura che li ospitava, in Via Toraldo, andava chiusa perché il proprietario doveva rientrare in possesso dei locali».
Si potrebbe finire già qui e invece Torre Maura si è trasformata in caso nazionale di intensità e consistenza, fortunatamente, di gran lunga minore rispetto al caso di Via Morandi del 2014 e di quanto avvenuto a Torre Angela nello stesso anno.
La questione ‘periferie’
Che ci sia una vera e propria ‘questione periferie’ a Roma, così come nelle altre metropoli italiane, è fuor di ogni dubbio. Lungi dal proporre paragoni arditi fra Milano e Torino, Roma o Firenze, quel che vivono i quartieri ai margini di una grande città italiana sono, più o meno, le stesse situazioni di disagio: disoccupazione, dispersione scolastica, esclusione sociale, tagli e privatizzazioni di qualsiasi servizio pubblico (sanità e trasporti su tutti). Il VI Municipio di Roma, già nel 2011 (allora VIII) era stato considerato come il fanalino di coda della città nell’ambito della ricerca condotta dall’Università Roma Tre ‘Benessere e qualità nella vita nei municipi di Roma’. Le ricerche che un’equipe di ricercatori della Capitale sta conducendo nell’ambito del progetto MappaRoma, dipinge, con maggior vividezza, una città sfibrata e disomogenea. Torre Maura, nello specifico, ha subìto svariati tagli al proprio stato sociale vedendo privatizzato il Policlinico Casilino; essendo stata tagliata fuori – come altri quartieri del territorio– dal tessuto urbano ferroviario a seguito dell’interruzione della Roma-Pantano (poi limitata a Giardinetti) prima che venisse realizzata la Linea C della Metropolitana (che, in ogni caso, ha paradossalmente aggravato i problemi legati alla mobilità dell’intero quadrante).
La situazione – è evidente – si aggrava se da parte governativa e cittadina si decide di imporre il numero di 14 centri di accoglienza nel Municipio VI sui 50 di Roma Capitale: creare aggregazione all’interno di un tessuto sociale che non ne possiede e che, oltretutto, soffre di problemi legati a droga, criminalità organizzata, dispersione scolastica, alcolismo, ludopatia, significa consegnare alla malavita locale un esercito di riserva pronto a tutto pur di sopravvivere alla propria misera condizione. Amministrare Roma è certo un compito arduo se si considerano i vincoli imposti dal Fiscal Compact e dal fattore di estensione territoriale: il VI Municipio conta 230.000 residenti, la sola Torre Maura poco meno di 40.000. Cifre del tutto sproporzionate se si pensa che i municipi hanno ridotte capacità di intervento, a seguito delle leggi degli ultimi 20 anni: Torre Maura possiede gli abitanti di una media città di provincia: Eboli (SA) ne conta poco più di 38.000, Cassino (FR) circa 36.000, Spoleto (TR) 37.000.
Per tutto questo, è bene ribadire che esistono solo due classi: sfruttati e sfruttatori. E che quando un gruppo di sfruttati si scaglia contro un altro gruppo subalterno, immaginando che quest’ultimo sia da condannare perché potrebbe rubargli un briciolo del suo già precario stato che vive, costellato di disoccupazione o di un lavoro precario o a somministrazione, siamo di fronte al capolavoro delle classi dominanti.
Uno degli slogan urlati dai fascisti di Casapound e Forza Nuova di fronte al centro di Via dei Codirossoni era «casa e lavoro: non ce l’abbiamo noi, non ce l’avranno loro». Risulta evidente che il capolavoro di chi possiede sempre più ricchezza e costringe la maggior parte delle persone a vivere con sempre meno, è riuscito alla perfezione: ci si bea dell’azzuffarsi per le cosiddette ‘frattaglie’.
La manifestazione
Il Partito Umanista di Roma Est è sceso in piazza rispondendo alla chiamata di Anpi, Arci, Cgil, degli antifascisti. Viviamo la periferia ma soprattutto viviamo in periferia: fra Torre Maura e Torre Spaccata ed è necessario mettere in atto azioni concrete a partire dal VI Municipio e da Roma est in generale. Gli antifascisti hanno sfilato in corteo per il quartiere da Piazzale delle Paradisee alla fermata della Metro C ed è stata la più grande dimostrazione antifascista di tutto il quadrante da 10 anni ad oggi.
Per questo, raccogliamo l’invito dell’Anpi ‘Nascimben’ a non fermarsi alla giornata del 6 aprile: dobbiamo continuare l’azione sensibilizzatrice per le periferie, dunque ci impegneremo – come PU di zona – a partecipare al già presente Coordinamento Antirazzista e Antifascista del VI Municipio.