Sabato 6 aprile. Porto due bandiere con me usandole come alpenstock sull’asfalto: entro nella Chiesa di Sant’Agostino per guadagnare tempo e trovarmi già in Via Tobagi. Una macchina parcheggia di fronte a me, l’autista si sporge dal finestrino e mi fa: «Aoh, scusa, ndo se passa pe’ la manifestazione?» e io «Aspè: quale te serve delle due?», cercando di ridacchiare sotto i baffi per capire a quali dei due presidi facesse riferimento.
Ride anche lui e, insieme, pure il passeggero che viaggiava sul sedile a fianco: «Quella bona, no quell’altra». Ci sciogliamo dalla tensione e gli dico che è meglio se lascia la macchina dove la sta parcheggiando, può proseguire a piedi: «Non è distante, anzi»
Sono nato, cresciuto, pasciuto a Torre Maura e mai mi sarei aspettato di vederla blindata in quel modo: più dei giorni scorsi, ovviamente.
I primi giorni di aprile sono stati molto pesanti per Torre Maura e per chi ci abita: i fatti sono, ormai, noti a tutti e non vale la pena tornarci su se non per considerazioni a margine.
Il presidio, poi divenuto corteo fino alla fermata della Metro C, ha rappresentato un segnale positivissimo per un quartiere sfibrato e stremato e ha visto una partecipazione ragguardevole di organizzazioni sociali e politiche.
È stato un bel momento per tutti, per me soprattutto che mai avrei immaginato di sfilare in corteo lungo strade che percorro quotidianamente in macchina o a piedi.
La questione periferia
Che ci sia una questione legata alle periferie è fuori d’ogni dubbio. Questa manifestazione, se non pone le basi per una piattaforma comune di rivendicazione dei quartieri del Municipio VI tutto e di dignità degli abitanti del quartiere in primis, verrà ricordata solamente per il fatto d’essere stata una bella passeggiata sotto un sole primaverile a cui tutta la stampa (locale, nazionale, internazionale) ha dato risalto perché tenutasi ad un isolato di distanza dal presidio di Casapound. Certo, hanno sfilato personaggi con cui non prenderei neanche un caffè e da cui politicamente sono sideralmente distante: Emanuele Fiano, Matteo Orfini, Marco Furfaro. Tanto per non fare nomi. Costoro sicuramente non si saranno accorti che Via Tobagi presentava voragini in cui si poteva inciampare anche percorrendola a piedi, non solo con la macchina, così come non si saranno accorti del topo morto a Via dei Colombi, poco distante da Via Tobagi. E sicuramente quand’anche l’avessero notato, avrebbero detto che la colpa è dell’amministrazione Raggi. Che è pur vero, ma è come se il Partito Democratico e il centrodestra (Forza Italia, Fd’I-AN, La Destra) non abbiano avuto occasione di governare città, municipi, provincia e regione nel corso degli ultimi 25 anni.
In questa occasione, poi, le malelingue si sono sprecate, s’è detto che un corteo senza un’avanguardia nel quartiere non serve a nulla; che è solo una passeggiata; verrà gente che non sarà di Torre Maura, ma portata tutta da fuori.
Sinceramente, queste critiche sono da rispedire al mittente o, più infantilmente, con lo specchio riflesso di quando si giocava all’asilo e si diceva “facciamo che” immaginando le situazioni più strampalate.
I torremaurensi c’erano ed erano la maggior parte del corteo. Aggiungo: è scesa in piazza gente che non sapeva neanche come sia fatto un corteo, dunque – a maggior ragione – è stata un’occasione importantissima. In secondo luogo, la solidarietà, sia essa internazionalista, sia essa torremaurense, è da accogliere e da approvare senza condizioni, specie se si tratta di una dimostrazione mai avvenuta in un quartiere che è ostaggio di qualsiasi disagio ed esclusione sociale.
È ovvio, ribadisco a costo di essere più pedante di quanto non sia, che i problemi di Torre Maura rimangono, così come quelli di tutti i quartieri di periferia e di tutte le borgate “ad est” del Raccordo; questo deve spronare una partecipazione e un attivismo di chi è già un punto di riferimento politico-sociale nell’illuminare quelle situazioni.
P.S. Ovviamente, non poteva essere altrimenti, appena arrivati a Piazzale delle Paradisee, la stampa ha fatto a gara ad intervistare i vari Fiano, Orfini, Stefàno, Furfaro etc. Tra l’altro, piccola frecciatina, Furfaro, ora nella Direzione del Pd, può dire finalmente di contare qualcosa dopo aver tentato la qualunque per avere un incarico (in Sel, Altra Europa, SI etc) non riuscendoci mai in nessuna circostanza. Il Partito Democratico non solo non ha aderito alla manifestazione, ma i pochi presenti sono arrivati con la coda fra le gambe, le bandiere le hanno lasciate a casa e quei quattro deputati che sono arrivati lo hanno fatto a titolo personale. Come di norma accade, la stampa si è fiondata su 4 persone anziché sulla moltitudine di gente normale che c’era e che voleva scendere in piazza per ribadire il proprio antifascismo o, come ho anche sentito, per scoprirsi antifascista.