Martedì 16 aprile 2019 dalle ore 14:30 alle 16:30
Aula 20, dipartimento Scienze Politiche
Via Conservatorio 7, Milano
Organizzato da Fuori Luogo
La frontiera si è costruita a partire da relazioni di scambio, di contaminazione e come spazio di approdo: che fosse geografica, culturale, politica, sociale o economica, era vista come un luogo limite, di sperimentazione e di connessione.
Lo stato attuale delle cose ci ricorda invece come ogni concezione sia soggetta a relazioni di potere e a risignificazione costante. La retorica securitaria ed emergenziale ha trasformato la frontiera nel confine invalicabile del razzismo istituzionale, del sovranismo populista e della ghettizzazione sociale. Un processo simbolico che, lungi dal concludersi al largo delle coste europee e nella figura del migrante, si estende tutt’oggi ai meccanismi di pacificazione sociale, repressione del dissenso e criminalizzazione sociale. Il nuovo confine del decreto sicurezza si fa sempre più interno, personale e biopolitico: è il confine dei corpi, del genere, degli orientamenti sessuali e delle condizioni socio-economiche. Il corpo è il nuovo confine su cui disegnare immaginari e dispositivi di controllo sociale e di omologazione.
Il decreto sicurezza è l’esempio lampante di come la discriminazione etnica e razziale possa diventare strumentale alla costruzione di nuove barriere socio-politiche: dal laboratorio di repressione torinese fino alla violenze imposte sui movimenti milanesi per l’abitare, dalla ghettizzazione urbana, figlia delle politiche del decoro, alla criminalizzazione del dissenso politico e della solidarietà attiva.
Ne discuteremo con l’avvocato Luca Straini, il Laboratorio di quartiere di Via Padova e il Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio. per evidenziare i punti di convergenza del dispositivo repressivo e confrontarci sulle possibilità aperte, in questo senso, dalle diverse esperienze di resistenza sociale