Nel centro di Roma, all’angolo tra Piazza Venezia e Via dei Fori imperiali, si è svolta, sabato 30 marzo, la manifestazione, con grandissima partecipazione di algerini, arabi e italiani, organizzata dall’Associazione degli Algerini in Italia El Djazair, con il patrocinio della Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) , della Confederazione Internazionale Laica Interreligiosa (Cili-italia) e della Casa dei diritti sociali di Roma, per chiedere una soluzione pacifica e non violenta della grave crisi politico-istituzionale che da febbraio scorso attraversa l’ Algeria.
Nonostante, infatti, che l’82nne presidente Bouteflika abbia annunciato ufficialmente, giorni fa, la sua intenzione di non ricandidarsi (per la quinta volta!) al governo del Paese, il popolo algerino non crede nella possibilità di una vera svolta democratica, da parte d’un gruppo di potere da troppo tempo in sella. “I sostenitori di Bouteflika- dice con forza Mourad, giovane manifestante – tentando di designare loro un suo successore stanno facendo un vero e proprio golpe: ignorando l’art. 102 della Costituzione, secondo il quale, se il Presidente non è più in grado di esercitare le sue funzioni, il suo ruolo deve essere svolto, temporaneamente, dal Presidente del Senato. All’unico scopo, però, di convocare al più presto nuove elezioni. Venti milioni di persone sono scesi ultimamente in piazza ad Algeri per chiedere la formazione di un governo transitorio, che, in omaggio all’art. 7 della Costituzione (che fa del popolo la sola sorgente del potere politico), gestisca il Paese sino a nuove elezioni”.
“Non vogliamo assolutamente che il nostro Paese diventi un’altra Libia”, precisa Kamel Belaitouche, rappresentante della Comunità algerina e Segretario Generale della Co-mai; “è evidente che il cambiamento in Algeria deve avvenire nel pieno rispetto dell’unità e dell’identità nazionale, senza alcuna interferenza da parte di altri Stati. Nel Paese, oggi occorre veramente dare spazio alle forze nuove, e soprattutto ai giovani: che chiedono un rinnovamento democratico rispettando però i princìpi dello Stato laico, senza concessioni al fondamentalismo su base religiosa. Tutto questo, col sostegno dell’esercito algerino, che accompagna e garantisce questa fase transitoria in pace, dando voce a nuove forze politiche per governare il Paese.
” Nel caso algerino, poi”, sottolinea Foad Aodi, Presidente della Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, “non si tratta di un’altra Primavera araba, ma della naturale evoluzione di una crisi politica-istituzionale grave, causata dall’ostinazione a non cambiare mostrata da una consorteria al potere da troppi anni. Crisi che però deve risolversi in modo pacifico e non violento: la Co-mai e Cili-italia appoggiano lo sforzo del popolo algerino di intraprendere una nuova strada, ascoltando e rispettando la volontà della società civile, che è sovrana. E a questo punto occorre una diversa politica da parte dell’Unione Europea, di appoggio agli sforzi del popolo algerino, e per definire nuove forme di collaborazione allo sviluppo di questo grande Paese. Sul piano anche sanitario, della ricerca scientifica e della cooperazione internazionale, con accordi bilaterali nell’ambito di immigrazione, economia, politiche giovanili e commercio”.
Fabrizio Federici