L’amico Pigì, lettore maniacale de La Stampa, mi indica una notizia “che – dice – starebbe proprio bene tra i tuoi mosaici quotidiani”. Parla di Murazzano, una cittadina di 800 abitanti di cui 150 stranieri, in provincia di Cuneo, dove l’insegnante di religione della scuola elementare sta facendo un esperimento finora riuscitissimo. Siccome l’anno scorso, preparando il Natale con la classe, i bambini musulmani che solitamente si allontanavano in quell’ora di lezione, erano rimasti incuriositi e avevano voluto partecipare ai lavoretti, hanno cominciato a stare tutti insieme.
Qualche madre magrebina o africana per la verità si era preoccupata e aveva chiesto se si pregava o si faceva catechismo ma, avendo appurato che ai bambini piaceva e che non si puntava alla “conversione degli infedeli”, da allora hanno dato il proprio consenso. Avviene così che attualmente nessuno esce durante l’ora di religione e che, al contrario, il momento viene vissuto bene e insieme “senza differenze di programmi, libri e percorsi didattici”.
La maestra Valentina Mattalia lo spiega in maniera semplice: “Insegniamo innanzitutto amicizia, amore, rispetto e dialogo” tutti valori che, a guardar bene, si trovano tanto nel Corano quanto nella Sacra Scrittura. E qualcuno direbbe: anche nella Costituzione italiana. È l’ora dell’interreligione.