Pochi giorni fa, il 20 di marzo, a Milano si è sfiorata la tragedia in un bus colmo di scolari in gita. Il merito è di due ragazzini, Ramy e Adam che sono riusciti a far intervenire le forze dell’ordine. Il giorno dopo in TV i due studenti, entrambi di origine straniera che, grazie a questo gesto, hanno poi ottenuto la cittadinanza italiana, dichiarano che il loro sogno è quello di diventare Carabinieri. Erano presenti anche Maurizio Atzori e Aldo Alberto Leone, i Carabinieri veri, quelli che hanno raccolto la richiesta di aiuto e hanno materialmente sventato l’attentato. Tutti eroi.
Poche ore fa, l’8 aprile, in un’aula di tribunale ha cominciato a essere verbalizzata una realtà diversa per la morte di Stefano Cucchi. Una realtà in cui altri Carabinieri, Francesco Tedesco – l’infame secondo i colleghi – Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro – gli esecutori materiali del pestaggio – hanno giocato un ruolo fondamentale. Anche la nobile Arma e alcuni dei suoi vertici, con le loro omissioni, gli insabbiamenti e le protezioni hanno senza dubbio contribuito a un delitto che, fino a oggi, poteva restare impunito in uno stato di diritto quale dovrebbe essere la nostra Democrazia.
Facile la conclusione: anche nell’Arma ci sono delle “mele marce”. I Carabinieri del bus pieno di bambini, quelli che sono stati celebrati come eroi, sono dei modelli di virtù! I Carabinieri del caso Cucchi invece sono dei criminali. E tutti vissero felici e contenti, con i buoni con le medaglie e i cattivi con le sentenze.
A me, invece, queste storie hanno ricordato un film americano del 2005, diretto dal regista canadese Paul Haggis. “Crash – contatto fisico” era il titolo e ha ricevuto molti premi e riconoscimenti per uno spunto di riflessione che a volte solo il cinema sa regalarci. Nel film ci sono storie che si incrociano e una di queste ha per protagonista un eccezionale Matt Dillon nelle vesti di un poliziotto che, durante un giro di ricognizione notturna ferma un’auto di lusso e decide di abusare del suo potere umiliando una donna con una perquisizione esagerata davanti al suo compagno afroamericano. L’uomo non reagisce violentemente al comportamento eccessivo del poliziotto, sapendo che, sebbene sia benestante, a un afroamericano non è concesso diritto di replica, ma questo innesca un conflitto serio nella sua relazione di coppia. Lo stesso poliziotto, qualche tempo dopo, rischia la pelle per salvare la vita della stessa donna che aveva umiliato, poiché stavolta non è col marito nero in atteggiamento intimo, ma è intrappolata nell’auto che sta per esplodere in un incidente stradale. È lo stesso poliziotto.
Un giorno è un eroe e il giorno dopo è un uomo frustrato che si sfoga con un atto criminale su gente indifesa. Ma non tutti i giorni sono buoni per lanciarsi nell’atto eroico. Quanti giorni grigi e inutili?
È lo stesso poliziotto.
Abbiamo un problema culturale molto serio. Un problema che permette di avere una differente considerazione riguardo gli esseri umani. Un africano o un drogato sono già colpevoli di qualcosa in partenza. A un politico bianco si concede il diritto di non essere giudicato per reati palesemente commessi. Un Carabiniere non è un angelo, anche se la fantasia popolare spesso lo vorrebbe dipingere così. Anche Ramy e Adam adesso lo pensano con forza, grazie alla loro esperienza diretta. Un Carabiniere ha un’enorme responsabilità, dal momento che indossa un’arma per conto dello Stato, per servire i cittadini, per dare sicurezza. E perciò non dovrebbe poter fuggire dalle proprie responsabilità se abusa del suo potere.
Sarebbe forse necessario ripensare dalla base e rinnovare le funzioni e la formazione delle nostre forze dell’ordine, per permettere a chi ne fa parte di vivere una vita dignitosa, di alternare il lavoro di controllo e mantenimento della sicurezza con una funzione più sociale, di costruzione della sicurezza in collaborazione con la società civile. Per permettergli davvero di essere al servizio della gente e di avere una mente aperta, fresca e attenta, libera da pregiudizi.
Note
https://tg24.sky.it/cronaca/2019/03/24/autobus-incendiato-milano-ramy-adam-carabinieri.html