Ieri sera, a reti unificate, il presidente Maduro ha denunciato nei dettagli l’attacco al sistema elettrico nazionale, effettuato “con strumenti di altissima tecnologia in possesso solamente degli Stati Uniti d’America”.
Dal palazzo di Miraflores, la sede del governo, il presidente ha indicato che gli attacchi contro il sistema sono stati effettuati in tre fasi:
– Il primo attacco è stato un attacco cibernetico contro il cervello informatico del sistema di conduzione computerizzato della energia della Corporación Eléctrica Nacional (Corpoelec). L’attacco informatico sarebbe stato lanciato contro la centrale idroelettrica Simón Bolívar, situata nella diga di El Guri, nello stato di Bolívar. Questa centrale produce l’80% dell’energia del paese ed è una centrale energetica idroelettrica.
– Il secondo attacco (avvenuto quando era stato ripristinato il 70% del servizio) è stato di tipo elettromagnetico contro le vie e le autostrade di conduzione: “tramite dispositivi mobili sono state interrotti e invertiti i processi di recupero”, ha affermato Maduro.
– il terzo attacco sarebbe avvenuto la notte seguente “attraverso l’incendio e l’esplosione delle stazioni e sottostazioni elettriche”. Verso le 2 di mattina si sarebbe verificata un’esplosione a causa di un sabotaggio alla sottostazione dell’Alto Prado (stato Miranda) per mettere fuori uso tutta la rete elettrica di Caracas”, ha affermato Maduro mostrando le foto fatte dai residenti.
Per 3 notti praticamente tutto il territorio venezuelano è rimasto al buio: tutti i servizi telefonici internet e telefonia domestica sono stati interrotti drasticamente per 72 ore, come nemmeno avvenne nei cruenti terremoti di Cile e Messico.
Maduro e tutti i suoi seguaci hanno incolpato “l’Impero” ovvero gli Stati Uniti mentre l’opposizione attribuisce la colpa “alla crisi strutturale che dal 2009 soffre il sistema elettrico nazionale”. Nel 2010 il presidente Chavez aveva decretato l’emergenza idroelettrica nazionale in seguito alla carenza di pioggia.
Il blackout del resto non è il primo: tra le città più colpite dai recenti blackout Maracaibo y San Cristobal. Nella prima nel 2018 la popolazione aveva denunciato blackout quotidiani, lamentandosi e protestando anche veemente.
Ma il problema dell’energia elettrica non è un problema solo Venezuelano, ma anche della vicina Colombia. Nelle zone rurali della Colombia e nei quartieri più poveri spesso l’alimentazione elettrica domestica è di pessima qualità mentre nelle zone rurali avviene tramite generatori elettrici domestici a benzina. Intanto alberghi e strutture turistiche del Caribe colombo venezuelano, spesso in mano di aziende straniere, godono di un trattamento privilegiato.
Fatto curioso quello della bassa qualità del servizio elettrico per due paesi la Colombia e il Venezuela con ingenti risorse petrolifere, ma anche con notevoli potenzialità di produzione di energia idroelettrica.
“Venezuela è forse il primo paese al mondo che è stato vittima di un attacco cibernetico tramite tecnologia statunitense” ha affermato il mandatario venezuelano Maduro, assicurando che il danno è stato provocato tramite tecnologia in possesso unicamente del governo degli Stati Uniti e stigmatizzando l’avvenuto come una grave violazione dei Diritti Umani del popolo venezuelano e un grave attentato contro la pace e la stabilità del paese. L’esercito è mobilitato da 72 ore in tutto il paese per cercare di porre rimedio all’incresciosa situazione verificatasi. Sono state arrestate 2 persone che cercavano di sabotare il sistema di comunicazione di El Guri. Praticamente quasi tutto il paese è al buio.