La nuova strage di Christchurch, in Nuova Zelanda – dove, un “suprematista” bianco penetrato nella Moschea, ieri ha ucciso 49 persone – invita a delle riflessioni.
Per Giorgio Beretta, uno degli analisti di OPAL Brescia, l’Osservatorio sulle armi leggere, centro di documentazione sul tema tra i più qualificati al mondo, non ci sono dubbi: «Una strage simile potrebbe succedere da un giorno all’altro anche in Italia. Ci sono tre elementi che accumunano questi attentati ma anche altri simili stragi avvenuti negli Stati Uniti e in Canada evocati dallo stragista Brenton Tarrant. Il primo è costituito dall’odio razziale di stampo suprematista, il secondo è rappresentato dalla fascinazione di tipo nazifascista e il terzo elemento – e questo è troppo spesso dimenticato dai commentatori – è tutti costoro che hanno fatto stragi e attentati con armi che detenevano regolarmente in quanto legali detentori di armi. In altre parole, la miscela esplosiva di odio razziale e di pulsioni nazifasciste è stata legalmente armata dallo Stato che permette detenere armi col pretesto della passione sportiva o della legittima difesa».
Nell’intervista rilasciata a Olivier Turquet dell’agenzia Pressenza, Giorgio Beretta analizza dettagliatamente la questione.
Xenofobia e Islamofobia, scintilla per le stragi
In merito all’islamofobia, c’è un commento di Ahmed el Tayyeb, il Grande Imam che a inizio anno è stato protagonista negli Emirati di un abbraccio con papa Francesco per sancire la fratellanza tra cristiani e musulmani e il rifiuto della violenza in nome della religione.
«Il massacro di Christchurch è un chiaro indicatore delle conseguenze dei discorsi di odio e xenofobia e del diffondersi dell’islamofobia in diversi paesi europei, anche in quelli noti per la forte coesistenza tra le diverse comunità», sostiene secondo quanto riportato da Nena News.
«El Tayyeb – scrive ancora l’Agenzia – chiede di criminalizzare l’islamofobia e non nasconde il disappunto per il trattamento iniziale riservato all’autore della strage di Christchurch definito da molti “estremista di destra” e non “terrorista” mentre in casi di attacchi commessi da musulmani si parla sempre di terrorismo e si prende subito di mira la religione islamica».
Pericolo stragi: Troppo facile avere un arma
E’, invece, il sito web svizzero “Small arms survey” a fornire dei dati raccapriccianti sull’impressionante circolazione di armi tra la popolazione civile.
Secondo una ricerca di Aaron Karp, “Estimating global civilian-held firearms numers”, pubblicata nel giugno 2018, c’è un rapporto di 26,3 armi possedute da civili per ogni 100 abitanti in Nuova Zelanda. Non si tratta del valore più alto: negli Stati Uniti il rapporto raggiunge 120,5 armi ogni cento abitanti. Per quanto riguarda l’Europa, in Montenegro esisterebbero 39,1 armi per abitante. Nei Paesi culturalmente più vicini (Francia, Germania e Portogallo) il numero si aggira sui 20 per abitante.
In Italia il rapporto è stimato in “sole” 14,4 armi per 100 abitanti.
Se dal numero percentuale ci si sposta, però, in termini assoluti, ecco che il dato appare in tutto il proprio pericolo: in Italia circolano 8.600.000 armi (di cui 2.000.000 registrate); più che in Iraq (7.600.000 totale stimate), Ucraina (4.400.000) o Afghanistan (4.300.000) Paesi notoriamente belligeranti.
Giorgio Beretta, nella propria intervista a Pressenza, spiega come sia facile, in Italia, «detenere tre pistole o revolver con caricatori da venti colpi, dodici fucili definiti da “uso sportivo”, e relative munizioni, contemporaneamente»; compresi «i semiautomatici AR-15, quelli più usati nelle stragi in America». Un AR-15 costa 1.650 euro, una cifra accessibile per un appassionato. Ma, volendo, ci si può sempre indirizzare al modello entry level M4 da 999 euro!
Ieri il quotidiano “Le Monde” precisava che il primo ministro neozelandese aveva annunciato, dopo la strage di Christchurch, di voler provare ad adottare un “irrigidimento” della legge sul porto d’armi che, in quel Paese, ne consente la disponibilità già a 16 anni. Si tratta, spiega il giornale, del terzo tentativo. Nei precedenti casi, il Parlamento ha bocciato l’iniziativa di limitare l’uso delle armi semi-automatiche.
In Italia, con la nuova legge che modifica la vigente sulla legittima difesa, sembra che si voglia percorrere la strada opposta. Quella di diffondere sempre più le armi nell’illusoria convinzione che più armati siamo tutti più sicuri.