La volontaria, sequestrata mesi fa, sembra essere svanita nel nulla. Scontro tra Roma e Nairobi, che non ha ancora risposto alla richiesta della magistratura romana di inviare investigatori del Ros.

Tra Kenya e Italia è scontro aperto. In mezzo, purtroppo, c’è Silvia Romano, la cooperante italiana rapita il 20 novembre del 2018 nel villaggio di Chakama a 80 chilometri da Malindi in Kenya. Della giovane non si sa nulla. E dal sequestro sono passati più di 4 mesi. Le ultime notizie rese note dalla Polizia del Kenya risalgono al 21 gennaio scorso. Da allora più nulla.

Ecco perché la magistratura italiana, come scrive il Corriere della Sera, ha inviato, nuovamente, una richiesta alle autorità keniane per essere autorizzati a inviare un pool di investigatori a Nairobi. Il pm Sergio Colaiocco, che indaga sul sequestro di Silvia Romano, infatti, è in attesa di una risposta da parte delle autorità del Kenya dopo l’invio di una rogatoria internazionale con la quale si chiede di poter condividere, anche in assenza di un trattato di cooperazione tra i due paesi, gli esiti degli accertamenti investigativi effettuati dalla polizia locale.

Dove è finita?

Il Kenya, dal canto suo, non ha ancora risposto alla richiesta della magistratura romana di poter inviare sul posto un pool di investigatori del Ros, iniziativa da leggere – si fa notare in ambienti di piazzale Clodio – come “segno di attenzione poiché è stata fatta solo in casi particolari”.

Le domande, senza risposta, rimangono tante e quindi l’iniziativa italiana va letta in questa ottica. Dopo mesi di un sequestro piuttosto anomalo, che doveva essere risolto nel giro di pochi giorni – a detta della polizia del Kenya – i timori sulla sorte di Silvia Romano si moltiplicano.

Così come le notizie, spesso non verificate, che hanno riempito la stampa locale. La magistratura italiana e gli inquirenti vogliono fare chiarezza, soprattutto verificare ciò che è emerso, fino ad ora, dalle indagini. I timori, inoltre, si leggono tra le righe delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, di poco più di una settimana fa, quando sottolineava: “Posso dire che c’è stato un momento in cui sono stato confidente che si potesse avere un risultato positivo a portata di mano. I gruppi criminali sono stati individuati, ma non siamo ancora riusciti a venire a capo e a raggiungere quel risultato per cui lavoriamo da mesi”.

Timori e imbarazzo, inoltre, sono stati espressi in via confidenziale anche durante una riunione a Nairobi dalla rappresentanza diplomatica italiana che, secondo alcune indiscrezioni, di cui siamo venuti a conoscenza, non sa esattamente cosa stiano facendo gli inquirenti keniani, che sembrano tenere all’oscuro i nostri diplomatici sulle indagini in corso. Nessuno nasconde i rumors, sempre più insistenti, che evidenziano il fatto che la polizia non sa bene cosa fare e dove cercare. Si è di fronte a uno stallo preoccupante.

I Ros vogliono verificare, inoltre, se Silvia Romano sia stata “venduta” dalla banda dei sequestratori ai terroristi somali di Al Shabaab. Ipotesi, peraltro, già negata dalla polizia keniana che ha sempre insistito nel dire che i confini con la Somalia, dopo il rapimento, sono stati sigillati e che Silvia è ancora in Kenya. Ma dove?

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