I Regolamenti europei consentono all’Italia di abbandonare il progetto. Tutti i nodi vengono al pettine dopo trent’anni di opposizione popolare ad una Grande Opera Inutile e Imposta.
Sulla Torino-Lione Salvini ha preso il testimone dal Partito Democratico, e il nuovo segretario (dal successo mediatico grazie al commissario Montalbano) è apparso subito il migliore alleato del ministro degli interni per fare la Torino-Lione.
Il M5S, dopo aver fatto il pieno dei voti contro le Grandi Opere, tentenna e si indebolisce con la sua sottomissione a Salvini che sui social è molto criticato dai suoi stessi fan per l’energia che impiega a sostenere lo sviluppo del Pese attraverso lo spreco di denaro pubblico, invece di battersi per creare vero lavoro con mille, diecimila piccole opere.
Salvini, forse non la Lega, è pronta a scaricare il M5S per affermare il suo dominio in tutti i campi. Vuole sfidare il M5S sulla quota 100, ma tutto ha un prezzo.
In questo caso il prezzo è la sottomissione dell’Italia alla Francia che, grazie ai maneggi del Governo Berlusconi del 2004 sostenuto dalla Lega, accettò (o addirittura offrì) di pagare la maggior parte dei costi del Grande Progetto.
Giriamola come si voglia, il risultato è lo stesso. L’Italia vuole regalare una montagna di soldi ai francesi, più di due miliardi di euro. È una storia vecchia, mai abbastanza raccontata, tanto che gli italiani non la conoscono.
Nell’accordo del 2012 furono fissate le percentuali: l’Italia paga il 57,9% del costo di tutto il tunnel, la Francia il 42,1%. E, per chiarire bene la disuguaglianza, occorre sapere che il tunnel sotto le montagne corre in Italia solo per il 21% (12,5 km) della sua lunghezza di 57,5 km.
Disse in quel tempo Berlusconi: “diamo una mano alla Francia che deve costruire sulla sua tratta nazionale due gallerie di accesso al tunnel di base di 33 km, mentre l’Italia ne dovrà fare solo una di 19,5”, contribuiremo noi a pagare i maggiori costi per arrivare ad una ripartizione equilibrata.
Successivamente, l’Italia (nel 2012) e la Francia (nel 2018) decisero senza confrontarsi, che queste tre gallerie “non s’hanno da fare”.
Dato che lo squilibrio della ripartizione della lunghezza delle gallerie di accesso al tunnel di base è di circa 14 chilometri, ai costi di scavo odierni il prezzo è di circa 2,3 miliardi di euro a totale carico dell’Italia, questo il regalo alla Francia.
Come la mettiamo? Facile, pensa Salvini, abbassiamo la testa e diciamo Sì alla Francia, Sì alla TAV, Sì al nostro regalo alla Francia di 2,3 miliardi.
Salvini potrebbe anche dire anche Sì a migliorare il potere d’acquisto degli italiani tagliando spese folli, ma non lo fa, gli Italiani se ne ricorderanno.
Ma Salvini pare irriducibile, un buco nella montagna vale più di un Governo Giallo Verde: gli italiani lo aspettano al varco.
L’Europa consente all’Italia di abbandonare il progetto
Il Governo dovrebbe zittire la Commissione, richiamandola all’osservanza del Regolamento europeo che finanzia la Torino-Lione (art. 17 del CEF) che afferma che I progetti … come la Torino-Lione … non sono vincolanti per gli Stati membri nelle loro decisioni di programmazione. La decisione di attuare tali progetti spetta agli Stati membri e dipende dalle capacità di finanziamento pubblico nonché dalla loro fattibilità socioeconomica”
La perdita dei 300 milioni a causa dei ritardi di TELT
La volontà di TELT di lanciare dei bandi di gara, non ha alcuna relazione con la perdita di 300 degli 813 milioni di euro stanziati nel 2015 dall’Unione europea, né tanto meno con la costruzione del tunnel di base.
Insistendo per il lancio dei bandi, TELT vuole in realtà nascondere i ritardi, dovuti alla sua incapacità di gestione, che hanno già causato nel 2013 il ritiro da parte della UE di circa 300 milioni di fondi
Un importo analogo, e per gli stessi motivi, a quello che la Commissione ha deciso di fare nelle prossime settimane.
Ma è una mossa che non porta da nessuna parte, ricordiamo che i lavori definitivi non possono essere iniziati fino a momento in cui Italia e Francia non avranno stanziato tutti i fondi (9,6 miliardi di euro) per costruire il tunnel.
Questo è il contenuto dell’art. 16 degli Accordo con la Francia del 2012 che deve essere rispettato dall’Italia e dalla Francia, e quindi anche da TELT. Ad oggi l’Italia ne ha messi pochi, la Francia nessuno. L’Europa li stanzierà forse nel 2021.