L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) esprime la sua profonda preoccupazione per la spedizione organizzata dalla Funai (Agenzia brasiliana per gli Affari Indigeni) e partita lo scorso 7 marzo verso la riserva di Vale do Javari nella regione amazzonica di frontiera con il Perù per contattare un gruppo in isolamento volontario del popolo dei Korubo. La spedizione è formata da circa 30 persone, tra cui personale medico, alcuni indigeni Korubo che in passato hanno preso contatto con il mondo esterno, poliziotti e soldati. La spedizione è la più grande spedizione organizzata dalla Funai negli ultimi 20 anni e rompe con il principio seguito finora dalla Funai di proteggere i perlopiù piccoli popoli indigeni in isolamento volontario da qualsiasi influenza esterna.
L’APM è estremamente preoccupata per quest’iniziativa che comporta grandi rischi per tutte le parti coinvolte, in primo luogo per gli stessi indigeni che con il semplice contatto rischiano la vita per ogni sorta di malattia infettiva contro la quale non hanno anticorpi. L’idea di vaccinare i Korubo immediatamente dopo il contatto per proteggerli da possibili malattie è, secondo l’APM, difficilmente realizzabile poiché è più probabile che i Korubo, dopo un tentativo di difendere il proprio territorio, se necessario anche con la violenza, scappino poi nella foresta portandosi appresso gli agenti patogeni.
In passato i Korubo hanno manifestato con decisione la loro volontà di restare in isolamento volontario, diritto che è peraltro sancito dalla costituzione brasiliana. Alla base della spedizione c’è una richiesta di aiuto da parte di un altro popolo indigeno della zona, i Matis, contattati nel 1976 per permettere all’impresa petrolifera brasiliana Petrobras di effettuare trivellazioni nella regione. I Matis vivono ad appena 20 km dai Korubo con i quali in passato ci sono stati dapprima contatti amichevoli purtroppo evoluti in seguito in confitti anche violenti che hanno causato diverse vittime. Nella regione a cui è diretta la spedizione vivono tra i 20 e i 30 gruppi indigeni diversi, perlopiù in isolamento volontario.
In considerazione dei crescenti sforzi del nuovo governo Bolsonaro di sfruttare economicamente anche gli ultimi territori di ritiro delle popolazioni indigene, l’APM teme che questa spedizione e il contatto forzato con i Korubo possa servire da apripista per il futuro sfruttamento delle ultime zone veramente intatte dell’Amazzonia. In seguito alla vittoria elettorale dell’ex militare Jair Bolsonaro e il susseguente cambio di governo, le competenze territoriali della Funai sono state assegnate al Ministero per l’agricoltura mentre l’agenzia stessa è stata sottoposta alla competenza del ministero per la donna, la famiglia e i diritti umani. Dal 2019 a capo della Funai è stato posto il generale Franklimberg Ribeiro de Freitas. Già a capo della Funai dal maggio 2017 all’aprile 2018, Franklimberg Ribeiro de Freitas si era dimesso dall’incarico in seguito alle forti critiche della lobby agraria secondo la quale l’apertura dei territori indigeni allo sfruttamento economico era troppo lenta.