“Portaverta” è un portale nato a Varese nell’ottobre 2018 per “raccontare le storie e le iniziative di chi ha deciso di essere in prima linea nella costruzione di una società interculturale, di chi si batte per l’uguaglianza, di chi si mette ogni giorno in gioco nella lotta per i diritti propri e altrui”. Ne parliamo con Andrea Cazzolaro, giovane ideatore e animatore di questo progetto insieme a Simone Vitillo, che si occupa del supporto informatico.

Che cosa ti ha spinto a dare vita a Portaverta?

L’esigenza di attivarmi era già presente, ma è stata rafforzata da quello che stava accadendo in Italia e nel mondo e dalla consapevolezza che molta gente, nell’ assenza di un’adeguata rappresentanza politica,  era alla ricerca di spazi dove manifestarsi, dove incontrarsi e fare rete. Frequentavo già tante associazioni e tante persone in gamba, soprattutto legate al tema dell’immigrazione e infatti il momento preciso in cui è scattata l’idea di aprire un portale è stato un incontro con i familiari dei tanti “desaparecidos” nel Mediterraneo. Le loro testimonianza erano molto toccanti, ma poca gente è venuta ad ascoltarli e da lì mi è sorta la voglia di dare il mio contributo per fare da cassa di risonanza a iniziative del genere.

Non è un caso che il blog porti lo stesso nome di una canzone di Lorenzo Monguzzi che parla in modo molto semplice e commuovente proprio del tema delle migrazioni.

Hai incontrato degli ostacoli in questo progetto?

Esporsi in prima persona e rompere con la tendenza alla delega non è stato facile e per questo mi sembra fondamentale creare una rete tra chi si muove in campo sociale, culturale e anche politico. Un’altra difficoltà è legata al fatto che si è persa la voglia di raccontare e  quello che si fa, di usare un po’ del proprio tempo per scriverne e per mettere nero su bianco i propri intenti. Tutto sembra così piccolo di fronte a dinamiche sempre più grandi di noi, tutto è veloce nell’era digitale. E allora ti chiedi: “Perché mettersi a scrivere, se tanto domani saremo già altrove?” E invece scrivere ti obbliga a ragionare e ti chiarisce le idee. Io metto a disposizione questo spazio e chiedo che mi mandino articoli e riflessioni, che mi segnalino eventi e iniziative e poi pubblico i vari contributi o rielaboro il materiale che mi viene mandato.

C’è anche qualcosa che ti ha aiutato?

Sì, il fatto che negli ultimi due anni Varese è “risorta”. Qualcosa si muoveva anche prima, ma forse ci siamo stancati della nenia della città morta e razzista e in effetti ora ci sono tante iniziative di associazioni e singoli – tra cui molti giovani.

In alcuni casi è stato difficile comunicare il nostro intento e far comprendere le potenzialità del progetto, ma allo stesso tempo è stata fondamentale la stretta collaborazione che si è instaurata con alcune realtà radicate nel territorio. Tra tutte ci tengo a citare Filmstudio90, un presidio di cultura fondamentale per la provincia di Varese e in particolare Gabriele Ciglia, che ha sposato la causa e scrive regolarmente sul blog aggiornandoci sulle proiezioni più vicine ai temi che ci stanno a cuore.

Tra le iniziative a cui hai dato spazio, ce n’è stata qualcuna che ti ha particolarmente coinvolto?

Posso citarne due in particolare. L’evento organizzato lo scorso dicembre da Libera “Facciamo un pacco alla camorra” con un consorzio di cooperative della provincia di Caserta che hanno avviato un progetto di agricoltura sociale su terreni confiscati alla camorra, dando un’occasione di emancipazione e riscatto a persone  emarginate dalla società. Libera si è occupata della tappa varesina e ha organizzato un pranzo con 160 persone, in cui abbiamo mangiato tutti insieme i prodotti arrivati da Caserta. E poi l’Open Mic di Covo che a Natale ha unito alla parte musicale la raccolta di sacchi a pelo per i senza dimora insieme all’associazione Il Viandante.

Nella mia esperienza le iniziative migliori sono quelle che uniscono persone di età diverse: i giovani si stanno svegliando dall’intorpidimento culturale e hanno molto da imparare dalle generazioni precedenti, perché quando si trovano persone aperte al nostro contributo si instaurano meccanismi virtuosi di scambio e collaborazione.

Come vorresti che si sviluppasse Portaverta?

Come dicevo, Portaverta è uno spazio a disposizione di chiunque voglia collaborare con nuove proposte e idee. Non è una testata giornalistica, ma una voce corale di associazioni, attivisti e singoli individui, un blog collettivo a cui tutti possono partecipare mettendosi in contatto con noi. Io e Simone l’abbiamo messa in moto, ma mi auguro che man mano molti altri si aggiungano a questa avventura.