Ventotto Stati membri dell’Unione Europea hanno respinto all’unanimità, una proposta avanzata dalla Commissione Europea di aggiungere l’Arabia Saudita ed altre nazioni alla lista nera del riciclaggio di denaro.
Gli stati votanti contro la proposta hanno giustificato la loro posizione con una dichiarazione ufficiale sul sito del Consiglio Europeo: “la lista non è stata preparata in con un lavoro trasparente e resiliente”.
Molto probabilmente conta la reazione della famiglia reale saudita in questa fase. Infatti la decisione degli stati membri arriva dopo le pressioni di Riad e di altri paesi inseriti nella lista nera. Una lettera scritta dal re Salman bin Abdulaziz, il 14 febbraio, ha avvertito che l’inclusione avrebbe creato danno alla reputazione del regno e “difficoltà” nei flussi commerciali e di investimento tra Arabia e Europa.
Su questo punto sarebbe il caso di ricordare che la Gran Bretagna e la Francia sono i fornitori numero due e numero tre di armi all’Arabia Saudita, secondo l’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma. Al tempo stesso l’Unione Europea è un grande acquirente di petrolio saudita e un grande beneficiario di investimenti dal fondo sovrano di 230 miliardi di dollari di Riad.
Anche per l’Italia il commercio internazionale di armi è una fonte di guadagno importante: solo nel 2017, le autorizzazioni all’esportazione di materiali di armamento hanno superato il valore di 10,3 miliardi di euro. Più della metà (il 57,5%) riguarda lo scambio con i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa: tra questi, in particolare, i paesi del Golfo Persico risultano come i principali acquirenti.
La decisione costringerà la Commissione europea a preparare un nuovo elenco.
I paesi che fanno parte della lista sono: Afghanistan, Samoa americane, Bahamas, Botswana, Corea del Nord, Etiopia, Ghana, Guam, Iran, Iraq, Libia, Nigeria, Pakistan, Panama, Porto Rico, Samoa, Sri Lanka, Siria, Trinidad e Tobago, Tunisia, Isole Vergini americane e Yemen. Nella lista la Svizzera non è stata inserita.