Una Commissione d’inchiesta del “Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite” ha dichiarato lo scorso 28 febbraio, nel corso di una conferenza stampa tenutasi al Palazzo delle Nazioni Unite di New York, che la risposta di Israele alle manifestazioni a Gaza nel 2018 «può costituire crimini di guerra o crimini contro l’umanità».
La notizia è riportata sul sito dell’ONU.
Il rapporto della Commissione ONU [scaricabile in EN], di ventidue pagine, oltre che a raccontare fatti e antefatti degli accadimenti, elencare le statistiche, e prima di concludere con una serie di (comprensibilmente stupide) raccomandazioni, descrive diversi casi delle vere e proprie fucilazioni compiute dai militari di Israele, individuando le vittime, le loro età, narrando le modalità di svolgimento delle esecuzioni e le conseguenze (morte, amputazioni, ecc).
Il rapporto, col numero A/HRC/40/78, si trova all’attenzione del nutrito programma di lavoro della “Consiglio dei Diritti Umani” in corso di svolgimento a Ginevra, per la quarantesima sessione, fino al prossimo 22 marzo.
Leggere il rapporto finale della Commissione d’inchiesta, presieduta dall’argentino Santiago Canton e composta, altresì, da Sara Hossain (Bangladesh) e da Kaari Betty Murungi (Kenya) è devastante.
Il rapporto precisa la condizione iniziale degli accadimenti: «la “grande marcia” ha comportato manifestazioni settimanali di palestinesi vicino alla recinzione che dal 1996 separa Gaza e Israele (lungo la linea verde tracciata dagli accordi di armistizio del 1949), chiedendo la revoca del blocco imposto a Gaza e il ritorno dei profughi palestinesi».
«Secondo la Commissione, le manifestazioni erano di natura civile, avevano obiettivi politici chiaramente definiti e, nonostante alcuni atti di violenza significativa, non costituivano né un combattimento né una campagna militare». A riprova di ciò, «non sono stati riportati morti o feriti civili israeliani durante o a seguito delle dimostrazioni», si contano solo quattro militari israeliani feriti.
Quindi, ha sottolineato come «i gruppi armati organizzati israeliani e palestinesi […] in quanto parti del conflitto armato, sono vincolati dal diritto umanitario internazionale. In quanto potenza occupante, Israele è anche vincolato dalle regole sull’occupazione ai sensi dei trattati internazionali e del diritto consuetudinario».
Precisato il contorno, e dopo centinaia d’interviste e l’esame di migliaia di documenti, la Commissione ha stabilito che «prima della prima dimostrazione, le forze israeliane hanno rafforzato le loro posizioni sulla recinzione con truppe aggiuntive, tra cui più di 100 tiratori scelti».
Per la Commissione ONU, «l’uso di munizioni vere contro i dimostranti da parte delle forze di sicurezza israeliane era illegale».
Il rapporto spiega come: «Le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso e mutilato i dimostranti palestinesi che non hanno rappresentato una minaccia imminente di morte. Giornalisti e personale medico chiaramente contrassegnati come tali sono stati fucilati, così come bambini, donne e persone con disabilità».
Al termine dell’indagine, fino al 31 dicembre, tra i palestinesi si sono contati 189 morti e oltre 6.000 feriti. Dei feriti, 122 manifestanti hanno subito amputazioni, tra cui 20 bambini e donne; di questi, 98 erano amputazioni agli arti inferiori. Il rapporto precisa che 70 vittime era state uccise con un colpo in testa o al collo, 101 con un colpo al petto.
La Commissione è dell’avviso che, in maniera evidente, sono colpevoli di questi «crimini internazionali» tanto «coloro che hanno impiegato la forza letale, l’hanno assistita o autorizzato a dispiegarla in casi specifici, in assenza di una minaccia imminente alla vita o quando la vittima non partecipava direttamente alle ostilità; ciò include cecchini, osservatori e/o comandanti sul posto», quanto «coloro che hanno redatto e approvato le regole di ingaggio».
Queste persone, secondo le “raccomandazioni finali” della Commissione, vanno chiaramente individuate dal governo di Israele (!) estradate e imputate anche difronte alla Corte penale internazionale, mentre le vittime vanno curate e risarcite.
Nelle proprie conclusioni, infine, la Commissione non esita a criticare il governo palestinese di Hamas per «non aver adottato misure adeguate per impedire che aquiloni e palloncini incendiari raggiungano Israele, diffondendo la paura tra i civili in Israele e infliggendo danni a parchi, campi e proprietà».
Di seguito il breve video finale della conferenza stampa della Commissione d’inchiesta.