Un altro bracciante è morto ieri mattina a San Ferdinando, bruciato vivo in un rogo nella “nuova” tendopoli. Cioè quella costruita con la controfirma dello Stato e degli enti locali. Chiediamo che sia fatta piena luce sulle circostanze di questa tragedia.
È la peggiore conferma agli allarmi inascoltati dell’Unione Sindacale di Base, che da anni si batte affinché la soluzione agli immani problemi dei lavoratori della piana di Gioia Tauro passi per il riconoscimento dei diritti salariali e previdenziali e per l’insediamento abitativo diffuso, attuando cioè il piano che prevede il riutilizzo delle migliaia di case sfitte o abbandonate della zona.
È anche la peggiore conferma di quanto strumentale e disumana sia la linea del Ministro dell’Interno, nonché senatore eletto in Calabria, Matteo Salvini, l’uomo che non più tardi di due settimane fa si vantava di aver risolto ogni problema demolendo le baracche di San Ferdinando.
“È stata finalmente cancellata una delle più vergognose baraccopoli d’Italia dove proliferavano degrado, illegalità e sfruttamento. Dopo anni di chiacchiere, ora sono arrivati i fatti”, si era vantato il ministro, supportato dal prefetto di Reggio Calabria.
Le chiacchiere purtroppo sono le sue, le loro. Non un solo problema dei braccianti della piana di Gioia Tauro è stato risolto con l’esibizione muscolare contro i lavoratori.
Non è con le tendopoli o con altre soluzioni emergenziali che si metterà fine alla condizione disumana nella quale vivono e lavorano i braccianti di San Ferdinando.
USB torna a chiedere a gran voce che venga riavviato il progetto per l’insediamento abitativo diffuso al fine di dare dignità a questi uomini e donne impegnati nella raccolta degli agrumi.
Coordinamento Lavoratori agricoli USB
Federazione USB Calabria