Stefano Iannaccone, che abbiamo già intervistato per la campagna Addio alle Armi sta scrivendo un libro, sempre sul tema delle armi “Sotto tiro: l’Italia al tempo della corsa alle armi”.
Perché un libro?
La scelta del libro è dettata dall’esigenza di mettere insieme dati, storie e studi sulle armi in un unico strumento di divulgazione, nel momento in cui il governo spinge per sdoganarle. La riforma della legittima difesa è una sorta di incentivo a comprare armi, facendo credere di poterle usare senza problemi. Ma è in realtà solo un grande affare per la lobby delle armi. Il libro è in sostanza l’evoluzione della campagna Addio alle armi, lanciata da Possibile, e mette insieme quello che abbiamo raccolto aggiungendo altri elementi per arricchire il quadro di informazioni.
Come lo stai realizzando?
Ho prima di tutto raccolto i dati e le storie, partendo appunto dal sito addioallearmi.it, documentandomi poi con varie ricerche e ampliando il raggio. Mi sto approcciando con rigore scientifico, cercando di comprendere l’esatta dimensione del fenomeno e citando vari autori e giornalisti per avere una panoramica completa, con escursioni anche all’estero come la Svizzera, modello di Salvini. Soprattutto parto da un dato incontrovertibile: il numero di vittime di armi legalmente detenute, tra suicidi, omicidi e incidenti (già 14 da inizio 2019) è nettamente superiore ai casi di processi per eccesso di legittima difesa. Dov’è la presunta necessità di cambiare questa legge? Semmai bisogna intervenire sulla legislazione per possedere le armi.
Cosa si può fare per aiutarti?
Ho avviato una campagna di crowdfunding, di raccolta fondi, per favorire la pubblicazione e la successiva promozione. Ho fatto questa scelta per avviare una campagna di opinione per sollevare il dibattito e comprendere la risposta di pubblico. Quindi chiunque voglia sostenere la pubblicazione può prenotare in anticipo una o più copie a questo indirizzo (in cui si trovano tutte le informazioni necessarie) https://www.eppela.com/it/projects/22114, fino al 15 marzo. Avrei potuto provare la strada tradizionale del lavoro al libro e della pubblicazione. Ma ho preferito avviare prima la mobilitazione, assumendo i rischi del caso.
Cosa intendi fare con questo libro?
Il libro è un modo per diffondere un messaggio di fondo: il maggior numero di armi è una minaccia per la sicurezza. Vogliamo contrastare la propaganda piena di banalità e falsità, secondo cui pistole e fucili aumenterebbero la sicurezza. Non è così: più ci sono armi in giro e più aumentano i rischi di omicidi, anche in casa, penso ai femminicidi. Ecco, per fare un esempio: le donne uccise da armi da fuoco legalmente detenute rappresentano un problema di sicurezza. Un vero problema. Insomma, con questo libro voglio proseguire la campagna di sensibilizzazione, presentandolo nelle librerie, nei circoli, nelle associazioni, insomma portarlo tra la gente, per far capire che in Italia c’è un pericolo: la diffusione delle armi.