A un mese dall’8 marzo, Non una di meno lancia lo sciopero globale. A Milano:
8 febbraio, ore 11, piazza Duomo: FLASH MOB
9 febbraio, ore 15.00-18.00, piazza Miani: workshop, banchetti informativi, creatività e laboratori
Per il terzo anno consecutivo Non Una di Meno chiama le donne e le soggettività LGBTI a partecipare allo sciopero femminista transnazionale dell’8 marzo e ad interrompere ogni attività lavorativa e di cura, formale o informale, gratuita o retribuita.
Lo sciopero globale, che l’anno scorso ha coinvolto circa settanta città italiane e più di settanta paesi nel mondo, è organizzato in risposta a tutte le forme di violenza di genere:
“Femminicidi. Stupri. Insulti e molestie per strada e sui posti di lavoro. Violenza domestica. Discriminazione e violenza sulle donne disabili. Il permesso di soggiorno condizionato al matrimonio. Infiniti ostacoli per accedere all’aborto. Pratiche mediche e psichiatriche violente sui nostri corpi e sulle nostre vite. Precarietà che diventa doppio carico di lavoro e salari dimezzati. Un welfare ormai inesistente che si scarica sul lavoro di cura gratuito e sfruttato nell’impoverimento generale. Violenza omofoba e transfobica. Contro questa violenza strutturale, che nega la nostra libertà, noi scioperiamo!”
Non una di meno denuncia le diverse forme di oppressione e i loro intrecci: le discriminazioni e la violenza di genere, omofobica e transfobica, lo sfruttamento del lavoro, il razzismo, la violenza del capitalismo, insostenibile per l’ecosistema nel quale viviamo. Agli uomini si chiede di sostenere lo sciopero in tutti modi possibili, soprattutto facendosi carico del lavoro di cura.
Non una di meno contesta i provvedimenti dell’attuale governo, in particolare:
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il disegno di legge Pillon su separazione e affido, contraria persino alle leggi e alle convenzioni internazionali sulla tutela dei minori e sul contrasto alla violenza sulle donne
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la legge Salvini sull’immigrazione e la propaganda razzista che la sostiene
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l’invenzione della cosiddetta “ideologia del gender” in nome di cui si chiudono i programmi di educazione alle differenze di genere a scuola
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il sussidio di disoccupazione a condizioni proibitive, spacciato per “reddito di cittadinanza”
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la finta flessibilità del congedo di maternità
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le mancate risposte del governo in materia di prevenzione del femminicidio
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le mancate risposte del governo in materia di sicurezza per l’interruzione volontaria di gravidanza