La Russia e la Cina hanno già creato un sistema ombra di trasferimenti bancari, da usare se gli USA le tagliassero fuori dalla SWIFT.
La Germania, la Francia e perfino il cagnolino degli USA – la Gran Bretagna-, hanno creato insieme INSTEX (Instrument in Support of Trade Exchanges – Strumento di Supporto degli Scambi Commerciali).
Pubblicato in origine su Counterpunch
La fine del dominio economico globale incontrastato degli USA è arrivata prima del previsto, grazie agli stessi neocon che ci hanno dato l’Iraq, la Siria e le sporche guerre in America Latina. Proprio come la guerra del Vietnam fece uscire gli USA dal golden standard nel 1971, i loro violenti attacchi contro il Venezuela e la Siria per sovvertirne i governi – e le minacce di sanzioni ad altri paesi se non si uniscono a quelle crociate – stanno spingendo le nazioni europee e altre nazioni a creare proprie istituzioni finanziarie alternative.
Questa rottura è in costruzione da tempo ed era destinata a verificarsi. Ma chi avrebbe pensato che Donald Trump ne sarebbe diventato l’agente catalizzatore? Nessun partito di sinistra, nessun leader socialista, anarchico e nessun nazionalista straniero in qualsiasi parte del mondo avrebbe potuto ottenere ciò che Trump sta facendo: demolire l’impero statunitense.
Lo Stato profondo è shoccato per il modo in cui questo truffatore immobiliare di destra è stato in grado di spingere altri paesi a difendersi, smantellando l’ordine mondiale incentrato sugli USA. Per sfasciarlo, egli sta usando i neocon incendiari dell’era Reagan-Bush, John Bolton, e ora Elliott Abrams per alimentare le fiamme in Venezuela. Sembra di assistere a una commedia politica noir. Il mondo della diplomazia internazionale viene capovolto. Un mondo in cui non si fa più nemmeno finta di aderire alle norme internazionali, per non parlare di leggi o trattati.
I neocon che Trump ha nominato stanno realizzando ciò che sembrava impensabile non molto tempo fa: mettere insieme Cina e Russia – il grande incubo di Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski. Stanno anche spingendo la Germania e altri paesi europei nell’orbita eurasiatica, l’incubo “Heartland” di Halford Mackinder un secolo fa.
La radice di questa involuzione è chiara: dopo il crescendo di finzioni e inganni su Iraq, Libia e Siria, oltre alla nostra assoluzione del regime senza legge dell’Arabia Saudita, i leader politici stranieri stanno arrivando a riconoscere ciò che i sondaggi di opinione pubblica a livello mondiale riportavano anche prima che i tipacci dell’ Iraq/Iran-Contra rivolgessero la loro attenzione alle più grandi riserve petrolifere del mondo in Venezuela: stanno finalmente riconoscendo che gli USA sono oggi la più grande minaccia per la pace sul pianeta.
Dire che il colpo di stato in Venezuela sponsorizzato dagli USA è una “difesa della democrazia” rivela l’ipocrisia che sta alla base della politica estera degli USA. Per loro “democrazia” significa sostenere la politica estera degli USA, perseguendo la privatizzazione neoliberista delle infrastrutture pubbliche, smantellando i controlli dei governi e seguendo gli ordini delle istituzioni globali dominate dagli USA, dal FMI alla Banca Mondiale, alla NATO. Per decenni, le guerre straniere, i programmi di austerità interna e gli interventi militari hanno portato più violenza, non democrazia.
Nel Dizionario diabolico che i diplomatici statunitensi devono assimilare come “Elementi di stile” e linee guida per il pensiero doppio, un paese è “democratico” se segue la leadership degli USA e apre la sua economia agli investimenti statunitensi e alle privatizzazioni sponsorizzate dal FMI e dalla Banca Mondiale. Perciò l’Ucraina è considerata democratica, insieme con l’Arabia Saudita, Israele e altri paesi che fungono da protettorati finanziari e militari statunitensi e sono pronti a trattare i nemici degli USA come loro nemici.
Doveva arrivare un punto in cui questa politica si scontrava con gli interessi di altre nazioni, rompendo finalmente la retorica delle pubbliche relazioni dell’impero. Altri paesi stanno procedendo alla de-dollarizzazione e alla sostituzione di quello che la diplomazia statunitense chiama “internazionalismo” (cioè il nazionalismo statunitense imposto al resto del mondo) con il proprio interesse nazionale.
Questa tendenza poteva essere vista 50 anni fa (l’ho descritta in Super Imperialismo [1972] e Frattura Globale [1978]). Ma nessuno pensava che la fine sarebbe arrivata proprio come sta accadendo ora. La storia si sta trasformando in (tragi)commedia, o quantomeno in farsa, a mano a mano che il suo percorso dialettico si dispiega.
Negli ultimi cinquant’anni gli strateghi USA, Dipartimento di Stato e il National Endowment for Democracy (NED), temevano che l’opposizione all’imperialismo finanziario statunitense sarebbe venuta dai partiti di sinistra. Quindi hanno speso enormi risorse per manipolare partiti che si definivano socialisti (Tony Blair, il partito laburista britannico, il partito socialista francese, i socialdemocratici tedeschi, etc.) perché adottassero politiche neoliberiste che sono diametralmente opposte a ciò che la democrazia sociale intendeva un secolo fa. Ma i pianificatori politici statunitensi e gli organisti del Grande Wurlitzer hanno trascurato l’ala destra, immaginando che avrebbe istintivamente sostenuto la criminalità statunitense.
La realtà è che i partiti di destra vogliono essere eletti, e oggi la strada per la vittoria elettorale è il nazionalismo populista, in Europa e in altri paesi, proprio come lo è stato per Donald Trump nel 2016.
L’agenda di Trump potrebbe davvero essere quella di spezzare l’Impero USA, usando la vecchia retorica isolazionista, di mezzo secolo fa, dello “Zio Sfruttatore” (qui c’è un gioco di parole con lo Zio Sam – NdT). Sicuramente Trump punta agli organi più vitali dell’Impero. Ma è egli un astuto agente anti-statunitense? Potrebbe anche esserlo – ma sarebbe un falso salto mentale usare “quo bono” per supporre che egli sia davvero un astuto agente.
Dopo tutto, se nessun imprenditore, fornitore, sindacato o banca statunitense si occuperà di lui, saranno ancora ingenui Vladimir Putin, la Cina o l’Iran? Forse il problema doveva scoppiare a causa delle dinamiche interne del globalismo sponsorizzato dagli USA, che diventa impossibile da imporre quando il risultato è l’austerità finanziaria, ondate di popolazioni in fuga dalle guerre sponsorizzate dagli USA e, soprattutto, il rifiuto degli USA di aderire alle regole e alle leggi internazionali che essi stessi sponsorizzarono settant’anni fa sulla scia della seconda guerra mondiale.
Smantellamento del diritto internazionale e dei suoi tribunali
Qualsiasi sistema internazionale di controllo richiede lo stato di diritto. Il controllo può essere esercitato senza legge morale, con la spietatezza che lo sfruttamento predatorio impone, ma sarebbe comunque legge. E ha bisogno di tribunali per applicarla (sostenuta dal potere di polizia per farla rispettare e per punire i trasgressori).
Ecco la prima contraddizione legale nella diplomazia globale degli USA: Gli USA sono sempre stati riluttanti a lasciare che qualsiasi altro paese abbia voce in capitolo nelle loro politiche interne, nel processo legislativo o nella diplomazia. Questo è ciò che rende gli USA “nazione eccezionale”. Ma per settant’anni i suoi diplomatici hanno preteso che il giudizio superiore degli USA avrebbe promosso un mondo pacifico (come sosteneva anche l’impero Romano), un mondo che avrebbe permesso ad altri paesi di condividere la prosperità e di migliorare il tenore di vita.
Alle Nazioni Unite, i diplomatici statunitensi hanno insistito sul potere di veto. Alla Banca Mondiale e al FMI si sono assicurati che la quota da loro controllata fosse abbastanza grande da dare loro il diritto di veto su qualsiasi prestito o su altre politiche. Senza tale potere, gli USA non entrerebbero in nessuna organizzazione internazionale. Eppure, allo stesso tempo, gli USA descrivono il loro nazionalismo come protezione della globalizzazione e dell’internazionalismo. Era tutto un eufemismo per quello che in realtà è un processo decisionale unilaterale degli USA.
Inevitabilmente, il nazionalismo americano ha dovuto rompere il miraggio dell’internazionalismo “One World – Un Mondo Unico”, e con esso qualsiasi idea di una corte internazionale. Senza potere di veto sui giudici, gli USA non hanno mai accettato l’autorità di nessuna corte, in particolare della Corte Internazionale delle Nazioni Unite all’Aia. Recentemente quel tribunale ha intrapreso un’indagine sui crimini di guerra degli USA in Afghanistan, dalle pratiche di tortura ai bombardamenti di obiettivi civili come ospedali, raduni matrimoniali e infrastrutture. Tale indagine ha trovato “una base ragionevole per credere che vi siano stati crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. 1
John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, è andato su tutte le furie, avvertendo in settembre che: “Gli USA utilizzeranno ogni mezzo necessario per proteggere i loro cittadini e quelli dei loro alleati da un’ingiusta azione penale da parte di codesta corte illegittima”, aggiungendo che la Corte Internazionale delle Nazioni Unite non deve essere così spavalda da indagare su “Israele o altri alleati degli USA”.
Questo spinse un giudice di alto livello, il tedesco Christoph Flügge, a dimettersi per protesta. Infatti, Bolton aveva intimato alla corte di tenersi fuori da qualsiasi questione che coinvolgesse gli USA, promettendo di “vietare ai giudici e ai procuratori della corte l’ingresso negli USA”. Ecco come Bolton precisò la minaccia degli USA: “Noi sequestreremo i loro fondi tramite il sistema finanziario degli USA, e li perseguiremo tramite il sistema penale degli USA. Non coopereremo con la CPI. Non forniremo assistenza alla CPI. Non faremo parte della CPI. Lasceremo che la CPI muoia da sola. Dopo tutto, a tutti gli effetti, la CPI è già morta per noi”.
Il giudice tedesco precisò che cosa ciò comportava: “Se questi giudici dovessero mai interferire con gli affari interni degli USA, o indagare su un cittadino americano, [Bolton] ha detto che il governo americano farebbe tutto il possibile per assicurare che questi giudici non siano autorizzati a entrare negli USA – e che forse sarebbero perseguiti penalmente”.
L’ispirazione originale della Corte – usare le leggi di Norimberga, quelle che furono applicate contro i nazisti tedeschi, per portare simili procedimenti giudiziari contro qualsiasi paese o funzionario giudicato colpevole di crimini di guerra – era già caduta in disuso con la mancata incriminazione per crimini di guerra degli autori del colpo di stato cileno, dell’Iran-Contra, o dell’invasione statunitense dell’Iraq.
Smontaggio dell’egemonia del dollaro, dal FMI alla SWIFT
Fra tutti i settori della politica di potere globale odierna, la finanza internazionale e gli investimenti esteri sono diventati il punto focale. Le riserve monetarie internazionali dovevano essere le più sacrosante, e il rimborso del debito internazionale era strettamente associato.
Le banche centrali detengono da tempo le loro riserve auree e altre riserve monetarie negli USA e a Londra. Nel 1945 questo sembrava ragionevole, perché la Federal Reserve Bank di New York (nel cui caveau era conservato l’oro delle banche centrali estere) era militarmente sicura, e perché il London Gold Pool era lo strumento attraverso il quale il Tesoro americano teneva il dollaro “buono come l’oro” a 35 dollari l’oncia.
Le riserve estere, oltre che in oro, venivano conservate sotto forma di titoli del Tesoro statunitense, da acquistare e vendere sui mercati dei cambi di New York e Londra per stabilizzare i tassi di cambio. La maggior parte dei prestiti esteri ai governi erano denominati in dollari statunitensi, per cui le banche di Wall Street erano normalmente chiamate “agenti pagatori”.
Così avveniva con l’Iran sotto lo Scià, che gli USA avevano installato dopo aver sponsorizzato il colpo di stato del 1953 contro Mohammed Mosaddeqh che aveva tentato di nazionalizzare il petrolio anglo-iraniano (ora British Petroleum) o almeno di tassarlo. Dopo il rovesciamento dello scià, il regime di Khomeini chiese al suo agente pagatore, la banca Chase Manhattan, di utilizzare i suoi depositi per pagare i suoi obbligazionisti. Su ordine del governo degli USA, la Chase rifiutò di farlo. I tribunali statunitensi poi dichiararono l’Iran inadempiente e congelarono tutti i beni iraniani negli USA e in qualsiasi altro luogo in cui furono in grado di farlo.
Questo dimostrò che la finanza internazionale era un braccio del Dipartimento di Stato americano e del Pentagono. Ma ciò avvenne due generazioni fa, e solo di recente i paesi stranieri hanno cominciato a non voler più lasciare le loro riserve d’oro negli USA, che potrebbero essere sequestrate a piacimento per punire qualsiasi paese che agisca in modi che la diplomazia statunitense trovi offensivi. Così, l’anno scorso, la Germania ha finalmente avuto il coraggio di chiedere che parte del suo oro venga riportato in Germania. I funzionari statunitensi si sono finti scioccati per l’insulto: come potrebbero loro fare ad un paese cristiano e civilizzato quello che avevano fatto all’Iran?… e la Germania ha accettato di rallentare il trasferimento.
Ma poi è arrivato il Venezuela. Nel dicembre 2018, deciso per disperazione a spendere le sue riserve auree per pagare importazioni per la sua economia devastata dalle sanzioni USA – una crisi che i diplomatici statunitensi attribuiscono al “socialismo”, non ai tentativi politici statunitensi di “far piangere l’economia” (come avevano detto i funzionari di Nixon del Cile sotto Salvador Allende)- il Venezuela ha ordinato alla Banca d’Inghilterra di trasferire parte dei suoi 11 miliardi di dollari in oro lì custoditi, e ha fatto lo stesso per l’oro di altre banche centrali. Proprio come un correntista si aspetta che la banca paghi un assegno da lui emesso.
L’Inghilterra rifiutò di onorare quella richiesta ufficiale, seguendo gli ordini di Bolton e del Segretario di Stato americano Michael Pompeo. Come riportato da Bloomberg: “I funzionari statunitensi stanno cercando di dirottare i beni del Venezuela all’estero verso [ il Chicago Boy Juan] Guaidó per aiutarlo a rafforzare le sue possibilità di assumere effettivamente il controllo del governo. 1,2 miliardi di dollari di oro è una grossa fetta degli 8 miliardi di dollari di riserve estere detenute dalla banca centrale venezuelana”. 2
Sembrava che la Turchia fosse una destinazione probabile, e ciò spinse Bolton e Pompeo ad intimare a Erdogan di desistere dall’aiutare il Venezuela, minacciando sanzioni contro la Turchia o contro qualsiasi altro paese che aiuti il Venezuela ad affrontare la sua crisi economica. Per quanto riguarda la Banca d’Inghilterra e altri paesi europei, il rapporto Bloomberg conclude: “Ai funzionari della banca centrale di Caracas è stato ordinato di non cercare più di contattare la Banca d’Inghilterra. A questi banchieri centrali è stato detto che il personale della Banca d’Inghilterra non risponderà loro”.
Questo ha dato adito a voci secondo cui il Venezuela sta vendendo 20 tonnellate d’oro -circa 840 milioni di dollari- servendosi di un Boeing 777 russo. Il denaro servirebbe per pagare gli obbligazionisti russi e cinesi e per comprare cibo per alleviare la carestia locale. 3
La Russia ha negato questa notizia, ma Reuters ha confermato che il Venezuela ha venduto 3 tonnellate d’oro agli Emirati Arabi Uniti, come parte di un accordo per 29 tonnellate, con altre 15 tonnellate in partenza venerdì 1 febbraio. 4
Il ‘falco’ senatore degli USA Rubio -sullo stile del cubano Batista- ha urlato che questo è un “furto”, come se nutrire il popolo per alleviare la crisi sponsorizzata dagli USA fosse un crimine contro la diplomazia degli USA.
Se c’è un paese che i diplomatici statunitensi odiano più che un recalcitrante paese latinoamericano, è l’Iran.
La rottura da parte del presidente Trump degli accordi nucleari del 2015, negoziati dai diplomatici europei e dell’amministrazione Obama, si è aggravata al punto da minacciare la Germania e altri paesi europei con sanzioni punitive se anche loro non violano gli accordi che hanno firmato. Aggiungendosi all’opposizione degli USA all’importazione di gas russo da parte della Germania e di altri paesi europei, alla fine la minaccia degli USA ha spinto l’Europa a trovare un modo per difendersi.
Le minacce degli imperi non sono più militari. Nessun paese (inclusa la Russia o la Cina) può organizzare un’invasione militare di un altro grande paese. Dall’era del Vietnam, l’unico tipo di guerra che un paese eletto democraticamente può condurre è un bombardamento atomico, o quantomeno pesante, come gli Stati Uniti hanno inflitto a Iraq, Libia e Siria. Ma oggi la guerra informatica è diventata il modo per tagliare le connessioni di qualsiasi economia. E le principali connessioni informatiche sono quelle usate per i trasferimenti di denaro, gestite dalla SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication – Società per le Telecomunicazioni Finanziarie Interbancarie Mondiali), con sede in Belgio (ma interamente controllata dagli USA – NdT).
La Russia e la Cina si sono già attrezzate per creare un sistema di trasferimento bancario ombra, nel caso in cui gli USA le tagliassero fuori dalla SWIFT. Ma ora i paesi europei hanno capito che le minacce di Bolton e Pompeo possono portare a pesanti multe e sequestri se vogliono continuare a negoziare con l’Iran, come richiesto dai trattati che essi stessi avevano negoziato.
Il 31 gennaio la diga ha rotto, con l’annuncio che l’Europa ha creato un proprio sistema accessorio di pagamenti, da utilizzare con l’Iran e altri paesi presi di mira dagli USA. La Germania, la Francia e persino il cagnolino degli USA, la Gran Bretagna, si sono uniti per creare INSTEX ( Instrument in Support of Trade Exchanges – Strumento di Supporto degli Scambi Commerciali). Ufficialmente questo sarà usato solo per aiuti “umanitari” per salvare l’Iran da una devastazione sponsorizzata dagli USA, tipo Venezuela. Ma tenendo conto della sempre più strenua opposizione degli USA al gasdotto Nord Stream 2 per trasportare gas russo, questo sistema alternativo di compensazione delle banche sarà pronto e in grado di operare se gli USA tenteranno di attivare sanzioni contro l’Europa.
Sono appena rientrato dalla Germania e ho visto una notevole divisione tra gli industriali di quella nazione e la loro leadership politica. Per anni, le grandi aziende hanno visto la Russia come un mercato naturale, un’economia complementare che ha bisogno di modernizzare la sua produzione e in grado di fornire all’Europa gas naturale e altre materie prime. La nuova Guerra Fredda degli USA sta cercando di bloccare questa complementarità commerciale. Avvertendo l’Europa contro la “dipendenza” dal gas russo a basso prezzo, gli USA offrono in cambio il loro GNL (Gas Naturale Liquefatto) che costa di più, attraverso strutture portuali che non esistono ancora in nessun luogo per i volumi richiesti. Il presidente Trump insiste anche che i membri della NATO spendano il 2% del loro PIL in armi – preferibilmente acquistati dagli USA, non da mercanti di morte tedeschi o francesi.
Spingendo così a fondo le loro pressioni, gli USA stanno concretizzando l’incubo eurasiatico Mackinder-Kissinger-Brzezinski che ho menzionato sopra. Oltre a mettere insieme la Russia e la Cina, la diplomazia degli USA sta spingendo anche l’Europa verso il centro asiatico, senza essere capaci di frenarla e di ricondurla nella condizione di dipendenza che la diplomazia americana ha perseguito fin dal 1945.
La Banca Mondiale, ad esempio, tradizionalmente è stata guidata da un Segretario alla Difesa degli Stati Uniti. La sua politica costante sin dal suo inizio è quella di fornire prestiti ai paesi perché destinino le loro terre a colture di esportazione, invece che dare la priorità all’alimentazione. Questo è il motivo per cui i suoi prestiti sono solo in valuta estera, non nella valuta domestica che serve a sostenere il mercato interno e fornire servizi per l’espansione agricola, cosa che ha reso l’agricoltura americana così produttiva. Seguendo i consigli degli USA, i paesi si sono resi vulnerabili al ricatto per il cibo, cioè a sanzioni contro la fornitura di grano e altri alimenti, nel caso in cui non si conformino alle richieste degli USA.
Vale la pena notare che la nostra imposizione globale delle mitiche “efficienze”, costringendo i paesi latinoamericani a diventare piantagioni per colture da esportazione come il caffè e le banane piuttosto che coltivare il proprio grano e mais, ha mancato catastroficamente la promessa di offrire vite migliori, specialmente per coloro che vivono in America centrale. Lo “spread” tra le colture da esportazione (miticamente pregiate) e le più economiche importazioni alimentari dagli USA, che si supponeva verificarsi per i paesi che seguivano il nostro piano, ha fallito miseramente – testimoni le carovane e i rifugiati da tutto il Messico. Naturalmente, non ha giovato neppure il nostro sostegno ai dittatori militari e ai più brutali signori del crimine.
Allo stesso modo, il FMI è stato costretto ad ammettere che le sue linee guida di base erano fittizie fin dall’inizio. Un punto cardine è quello di imporre il pagamento del debito ufficiale intergovernativo, sospendendo il credito del FMI a paesi in default. Questa regola fu istituita in un momento in cui la maggior parte del debito ufficiale intergovernativo era dovuto agli USA. Ma alcuni anni fa l’Ucraina era inadempiente verso la Russia per $ 3 miliardi. Di fatto, l’FMI dichiarò che l’Ucraina e gli altri paesi non dovevano pagare la Russia o qualsiasi altro paese colpevole di agire in modo troppo indipendente dagli USA. Il FMI estese il credito al pozzo senza fondo della corruzione ucraina pur di sostenere la sua politica anti-russa, piuttosto che difendere il principio secondo cui i debiti intergovernativi devono essere pagati.
È come se il FMI operasse ora da una stanzetta nel seminterrato del Pentagono a Washington. L’Europa ha preso atto che il suo commercio internazionale di valuta e i suoi collegamenti finanziari rischiano di attirare l’ira degli USA. Questo è diventato chiaro lo scorso autunno al funerale di George H. W. Bush, quando il diplomatico dell’UE si è ritrovato declassato alla fine della lista di assegnazione dei posti. Gli è stato detto che gli USA non considerano più l’UE un’entità in regola. A dicembre, Mike Pompeo ha tenuto un discorso sull’Europa a Bruxelles – il suo primo e atteso discorso – in cui ha esaltato le virtù del nazionalismo, ha criticato il multilateralismo e l’UE, e ha affermato che “gli organismi internazionali che limitano la sovranità nazionale devono essere riformati o eliminati”. 5
La maggior parte degli eventi di cui sopra ha fatto notizia in un solo giorno, il 31 gennaio 2019. La congiunzione delle manovre degli USA su così tanti fronti: contro il Venezuela, l’Iran e l’Europa (per non menzionare la Cina e le minacce commerciali e le mosse contro Huawei che scoppiano anche oggi) sembra che questo sarà un anno di frattura globale.
Naturalmente non è tutta farina del presidente Trump. Vediamo che il Partito Democratico è della stessa risma. Invece di applaudire la democrazia quando i paesi stranieri non eleggono un leader approvato dai diplomatici USA (che si tratti di Allende o Maduro), hanno lasciato cadere la maschera e si sono mostrati i principali imperialisti della Nuova Guerra Fredda. Adesso è sotto gli occhi di tutti. Vogliono fare del Venezuela un nuovo Cile, all’era di Pinochet. Trump non è il solo a sostenere l’Arabia Saudita e i suoi terroristi wahabiti che agiscono, come ha detto Lyndon Johnson, “da bastardi, ma sono i nostri bastardi”.
Dov’è la sinistra in tutto questo? Questa è la domanda con cui ho aperto questo articolo. È straordinario il fatto che siano solo i partiti di destra, Alternative for Deutschland (AFD), i nazionalisti francesi di Marine le Pen e quelli di altri paesi che si oppongono alla militarizzazione della NATO e cercano di rilanciare i legami commerciali ed economici con il resto dell’Eurasia.
La fine del nostro imperialismo monetario, di cui scrissi per la prima volta nel 1972 nel Super Imperialismo, stupisce persino un osservatore informato come me. Ci sono voluti un colossale livello di arroganza, miopia e illegalità per affrettare il suo declino – qualcosa che solo Neocons impazziti come John Bolton, Elliott Abrams e Mike Pompeo potevano allestire per Donald Trump.
Note
[1] Alexander Rubenstein, “It Can’t be Fixed: Senior ICC Judge Quits in Protest of US, Turkish Meddling,” January 31, 2019. https://www.mintpressnews.com/icc-judge-quits-turkish-meddling/254443/
[2] Patricia Laya, Ethan Bronner and Tim Ross, “Maduro Stymied in Bid to Pull $1.2 Billion of Gold From U.K.,” Bloomberg, January 25, 2019. https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-01-25/u-k-said-to-deny-maduro-s-bid-to-pull-1-2-billion-of-gold.
Proprio prevedendo una simile impasse, il presidente Chavez si mobilitò già nel 2011 per rimpatriare 160 tonnellate di oro a Caracas, dagli USA e dall’Europa.
[3] Patricia Laya, Ethan Bronner and Tim Ross, “Maduro Stymied in Bid to Pull $1.2 Billion of Gold From U.K.,” Bloomberg, January 25, 2019,. https://www.bloomberg.com/news/articles/2019-01-25/u-k-said-to-deny-maduro-s-bid-to-pull-1-2-billion-of-gold
[4] Corina Pons, Mayela Armas, “Exclusive: Venezuela plans to fly central bank gold reserves to UAE – source,” Reuters, January 31, 2019. https://www.reuters.com/article/us-venezuela-politics-gold-exclusive/exclusive-venezuela-prepares-to-fly-tonnes-of-central-bank-gold-to-uae-source-idUSKCN1PP2QR
[5] Constanze Stelzenmüller, “America’s policy on Europe takes a nationalist turn,” Financial Times, January 31, 2019.
Traduzione dall’inglese di Leopoldo Salmaso