«Il Dipartimento di Stato americano deve smetterla con la pratica di intromettersi nei temi interni degli altri Stati e interferire nei processi elettorali, o di votazione, di altre nazioni», così il Ministro delle Relazioni Estere della Repubblica di Cuba a seguito delle dichiarazioni di Michael Pompeo.
Il Segretario di Stato statunitense, infatti, a seguito della votazione referendaria tenutasi il 24 febbraio 2019 nell’isola riguardo la nuova Costituzione, ha dichiarato come essa ribadisca «il ruolo del Partito Comunista come unica forza politica legale e dichiara il sistema socialista “essenziale”, escludendo la possibilità di realizzare riforme economiche tanto necessarie» e ancora «questa carta non garantisce al popolo cubano le garanzie essenziali di libertà».
«Il testo della dichiarazione è l’espressione del pensiero imperialista profondamente radicato nella politica estera dell’attuale governo degli Stati Uniti», ha proseguito la nota della Cancelleria cubana «ed è anche il riflesso della pretesa già annunciata d’imporre nuovamente nell’emisfero occidentale la Dottrina Monroe, accompagnata ora dall’intolleranza maccartista.
Il popolo cubano s’è espresso chiaramente il 24 febbraio e con energica eloquenza: ha scommesso liberamente nelle urne sulla costruzione del socialismo e lo ha fatto andando in massa ad esprimere la propria volontà, nonostante la perniciosa campagna del governo degli Stati Uniti, indirizzata ad influire sul voto».
Cuba, no ad intromissioni statunitensi nella politica de L’Avana
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