Ci sono situazioni che dovrebbero generarci una certa ansia e invece, come per una beffa di stanchezza o di fiducia, ci scivolano al fianco senza che nemmeno ce ne rendiamo conto. Ci saranno di sicuro persone che prenderanno le decisioni giuste, è una questione di buon senso. E se così non fosse, cosa ci posso fare io? E poi, d’improvviso, qualcosa nel nostro quotidiano cambia in maniera irreversibile, lasciandoci basiti e ignari non solo del percorso che ha portato a questo risultato, ma anche del fatto che, se ci fossimo informati e avessi contribuito all’azione, forse qualcosa avremmo potuto cambiare.
Una di queste situazioni è il mondo delle Direttive Europee. Se ne parla pochissimo, ci sfuggono all’attenzione, ma determinano in modo significativo i nostri orizzonti legislativi. E quando l’argomento di questi atti è la nostra vita di tutti i giorni forse qualcosa dovremmo sapere… e fare. Un esempio su tutti: la Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE). È quella che protegge le risorse idriche dell’Europa. E forse è scontato ribadirlo, ma repetita iuvant: l’acqua è il bene più prezioso, quello che ha reso possibile la nostra nascita sul Pianeta e quello di cui tutti gli organismi che lo abitano hanno bisogno per sopravvivere. Fiumi, laghi e zone umide, se non fossero in buono stato di salute, non garantirebbero nemmeno a noi la vita che abbiamo, a partire dall’accesso all’acqua potabile. Ma le nostre ricchezze idriche, in buona salute, lo sono?
Secondo gli ultimi dati disponibili, il 60% di fiumi, ruscelli, laghi e zone umide europei non sta granché bene. Da generazioni li stiamo parecchio trascurando, quando non apertamente boicottando: li inquiniamo, distruggiamo, ne facciamo un uso irresponsabile. La situazione delle nostre acque interne è decisamente allarmante, come ci ricordano anche gli amici di Lipu: solo il 43% dei 7494 fiumi presi in considerazione è in un “buono stato ecologico”, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque, mentre il 41% è ben al di sotto dell’obiettivo di qualità e un 16% non è stato nemmeno classificato. Decisamente più grave è la situazione dei 347 laghi, di cui solo il 20% è “in regola” con la normativa europea.
Molti sono i portatori di interesse, privati e istituzionali, nonché diversi Paesi Membri, che stanno facendo pressione perché il livello di ambizione della Direttiva venga sostanzialmente ridotto: meno limiti, più speculazioni. Secondo il CIRF, Centro Italiano per la Riqualificazione Fluviale, così come per oltre 100 associazioni europee che hanno costituito la coalizione Living Rivers Europe, la Direttiva Quadro Acque è una normativa di fondamentale importanza: non solo i suoi obiettivi devono essere mantenuti, ma deve essere attuata con molta più decisione, proprio per difendere preziosi ecosistemi in pericolo e, di conseguenza, aumentare la nostra stessa qualità della vita.
Se una Direttiva che blinda le risorse idriche difendendole e tutelandole è minacciata, la minaccia non ricade su un documento archiviato in qualche polveroso scaffale, reale o virtuale che sia, ma ricade in maniera diretta sulle nostre stesse vite. Basti pensare a un solo dato, tra i tanti che potremmo citare: il 70% dell’acqua viene usato per l’agricoltura. Proteggere le fonti d’acqua diventa fondamentale per la nostra sopravvivenza e per quella di centinaia di specie animali e vegetali che arricchiscono il nostro quotidiano, evidentemente non solo in termini estetici e di compagnia. Sono essenziali per l’equilibrio del quale anche noi facciamo parte e come noi hanno bisogno di fiumi, laghi e ruscelli in buona salute per continuare a sopravvivere.
È in corso da parte della Commissione Europea la valutazione dell’adeguatezza della Direttiva 2000/60/CE e delle direttive a questa associate, che include una consultazione pubblica, aperta a tutti i cittadini europei. È l’unica possibilità che abbiamo per esprimerci sulla questione: firmare la petizione #ProtectWater, un processo partecipativo di cui dobbiamo avvalerci, perché non ne è scontata né la frequenza né il risultato. La normativa europea che protegge fiumi, torrenti, zone umide, acque costiere e falde acquifere è molto potente perché, oltre alla difesa dell’esistente, prevede anche che le acque già danneggiate siano riportate a uno stato di buona salute (limite massimo il 2027). Per far sentire la nostra voce basta poco, ma è un gesto che vale molto: se non siamo esperti del tema eppure ci rendiamo conto della gravità reale che un potenziale indebolimento della Direttiva comporterebbe, possiamo semplicemente sottoscrivere le motivazioni della coalizione Living Rivers Europe. Se invece preferiamo dare una risposta personalizzata o siamo esperti del tema, si può intervenire anche sugli aspetti più tecnici, esprimendo la propria posizione compilando il questionario direttamente sul sito della CE.
La consultazione si conclude il prossimo 5 marzo: facciamo scorrere questo messaggio
Articolo di Anna Molinari