Nei giorni scorsi Roma Capitale e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale-ISPRA hanno presentato in Campidoglio un approfondito studio sul consumo di suolo a Roma i cui dati “fotografano” una situazione attuale a dir poco drammatica: una superficie complessiva di 30 mila ettari di territorio risulta essere completamente edificata, asfaltata o in un qualche modo impermeabilizzata. Un territorio grande circa 3.600 volte l’area del Circo Massimo ha perso ogni naturalità, oltre ad aver sigillato il 13% delle aree a pericolosità idraulica. Questo studio ci dice che quasi un quarto del territorio romano risulta coperto da edifici e infrastrutture: un’enormità! Soprattutto per un’area vasta come quella del comune di Roma; ricordiamo che la media nazionale del consumo di suolo è pari al 7,65%, secondo i dati ISPRA, e quella europea è di poco superiore al 4%.
Occorre precisare che il computo di consumo di suolo registrato da ISPRA, sia per Roma che su scala nazionale, si riferisce alla sola ‘copertura artificiale’ del suolo.
Nel 2004 il documento ufficiale “Carta dell’uso del suolo”, redatto dallo stesso comune di Roma, dimostrava che prima del Piano Regolatore dell’amministrazione Veltroni (2008), il suolo urbanizzato era pari a 44 mila ettari.
Documenti redatti successivamente da Vezio De Lucia per Italia Nostra e ulteriori nostri studi – sulla base dei progetti previsti da tale PRG, delle varianti approvate dall’amministrazione Alemanno e delle ulteriori compensazioni urbanistiche approvate in seguito – portano a una quantificazione del territorio urbanizzato stimabile in circa 60 mila ettari, pari a quasi la metà della superficie totale di Roma.
Di questi circa 60 mila ettari, metà sono stati certificati da ISPRA come a copertura artificiale, mentre l’altra metà è data dalle resistenti aree naturali e semi-naturali all’interno del tessuto urbano (cioè non Natura pura, ma spazi di respiro).
Ai dati del monitoraggio di Roma Capitale e ISPRA che delineano una situazione gravissima, si deve aggiungere la previsione del Piano Regolatore vigente di altri 10 mila ettari di nuovo suolo (su aree edificabili) pronto per essere disinvoltamente consumato, come hanno “candidamente” ricordato i dirigenti comunali.
Riteniamo, quindi, che a fronte dell’enorme patrimonio edilizio già esistente e completamente vuoto/inutilizzato, non sia più accettabile costruire ancora nuovi edifici e strade occupando 10 mila ettari di suolo vergine, una superficie pari ad altri 15 mila nuovi campi di calcio.
Il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio ha presentato a febbraio dello scorso anno una Proposta di Legge per l’arresto del consumo di suolo e il riuso dei suoli urbanizzati, da ottobre in discussione al Senato: un testo normativo rigoroso che, se approvato, permetterà di fermare l’inutile sacrificio di territorio, suolo e paesaggio per orientare il comparto edile al recupero del patrimonio esistente ancora privo di utilizzo e, dunque, alla costruzione del proprio futuro.
In un Paese che registra oltre 7 milioni di abitazioni inutilizzate, oltre 700 mila capannoni vuoti, più di 500 mila negozi chiusi – come segnala l’ISTAT – la strada da percorrere non è certamente quella di nuove edificazioni ed infrastrutture.
Anche (e soprattutto) a Roma.