Iscrizione anagrafica comunale dei migranti. Ordine del giorno-tipo proposto dalla Rete in tutti i Comuni dove è presente. Per generalizzare i casi Palermo e Napoli. Rispettare la legge significa iscriverli. E’ il governo che deve essere chiamato al rispetto della Costituzione, della legge, e del “dissesto” a cui espone i Comuni (anche) con questo provvedimento inumano.
Restare umani tutelando i diritti fondamentali della persona, rispettando la Costituzione (sulla quale i sindaci hanno giurato) ma anche la stessa legge vigente; procedere senza indugio all’iscrizione anagrafica comunale dei migranti, inclusi i richiedenti asilo, affinché possano accedere ai conseguenti servizi che l’iscrizione permette; attivare nel contempo un percorso che consenta di arrivare al pronunciamento sulla costituzionalità del c.d. decreto sicurezza.
Questi in sintesi sono gli obiettivi dell’ordine del giorno-tipo proposto oggi che la Rete delle Città in Comune presenterà nei Comuni in cui è presente, lavorando ad una condivisione anche più ampia: in altre parole moltiplicare i casi Palermo e Napoli.
Un testo che mette in evidenza da un lato la palese incostituzionalità – e anche il conflitto con numerose norme comunitarie – del decreto sicurezza sotto molteplici punti di vista, e dall’altro il fatto che è proprio rispettando la legge ordinaria che l’iscrizione anagrafica è doverosa. Insomma, quanto hanno fatto Palermo e Napoli in primis è un atto di “obbedienza civile”, oltre che di obbedienza costituzionale e morale.
Un rispetto della Costituzione e delle norme che dovrebbe seguire ogni Comune anche per auto tutelarsi nel caso di dovuti e giusti ricorsi giudiziari da parte dei migranti colpiti dai provvedimenti governativi discriminatori e o da una loro scorretta applicazione, che coinvolgesse per una cattiva condotta il Comune stesso Inoltre con la chiusura di fatto degli Sprar i costi ricadranno sui Comuni, che dovranno farsi carico dei servizi sociali e dell’emergenza alloggiativa. Il governo fa quindi propaganda sulla pelle dei migranti, ed in più scaricando sugli enti locali il dramma sociale: una scelta che dovrà chiamare in causa, da parte dei Comuni, anche la giustizia contabile, a cui il governo dovrà rispondere.
Insomma uno strumento, l’ordine del giorno, per ribaltare la narrazione corrente: rispettare la Costituzione e la legge significa respingere gli obbiettivi del cd decreto “sicurezza”, che invece punta ad un operazione di proliferazione della marginalità sociale, della “cancellazione” burocratica dei migranti, lasciati in buona sostanza in mezzo ad una strada e che – anche in punta di diritto – le comunità locali devono contribuire a sostenere nei loro diritti e nelle loro necessità. Insomma è questo governo – seguendo una strada, per altro già percorsa dal precedente esecutivo, di identificazione tra immigrazione e criminalità – che viola i diritti, la giustizia, ma anche la legalità.
La Rete delle Città in Comune