La Conferenza Internazionale del Programma Martiano, intitolata «Por el Equilibrio del Mundo», tra il 28 e il 31 gennaio di quest’anno, rappresenta un momento fondamentale di incontro e confronto tra politici e intellettuali da tutto il mondo sulle grandi questioni del presente, dalle prospettive del socialismo ai problemi della guerra e della pace, sul futuro del pianeta e, quest’anno, sulla bioetica e i grandi scenari e le maggiori sfide che essa dischiude.
Ma in quale Cuba la conferenza di quest’anno viene a collocarsi? Siamo in una Cuba che affronta un momento decisivo della sua storia e della sua evoluzione. Com’è noto, il prossimo 24 febbraio sarà celebrato un referendum popolare costituente, una forma inedita dentro la quale, dopo un dibattito lungo e appassionato, il popolo cubano dirà l’ultima parola in merito alla approvazione o meno del progetto di nuova Costituzione che, sottoposto a un lungo confronto popolare, ha visto numerose proposte già integrate e significative innovazioni già messe, su carta, nero su bianco.
La modifica della Costituzione porta con sé anche un aggiornamento del modello cubano in senso complessivo. Nel dibattito in corso a Cuba è forte la consapevolezza di questo tema; confrontandosi con osservatori e analisti, qui sull’isola, emerge chiaramente il fatto che il 24 febbraio non è un compimento, ma soprattutto un punto di partenza. Come ha riferito, anche sul Granma, tra gli altri, Ariel Terrero, «la trasformazione costituzionale comporta obiettivi complessi, per sviluppare la trasformazione del modello economico, sociale e politico del socialismo cubano, ed approfondire il processo di aggiornamento, che non è, sin qui, andato avanti alla velocità che i cubani immaginavano quando hanno avviato questo processo, ormai più di dieci anni fa». La sfida, sul piano politico, è far sì che si sviluppi una intensa attività legislativa, capace di coinvolgere pienamente sia la sfera politica sia quella sociale, affinché dal corpo della nuova Costituzione si sviluppino le nuove ramificazioni nel sistema legislativo del Paese. È ancora Ariel Terrero a sottolineare come uno di questi rami sia la cosiddetta «Legge della Impresa», in cantiere dal 2017, con l’obiettivo di dare compimento ad un quadro macro-economico complesso, basato sulla convivenza di diversi attori economici, replicando e diffondendo nel sistema economico cubano alcune buone pratiche che si sono già affermate in alcuni settori, come quelli del turismo, di alcuni servizi, e dell’agro-industriale. Si tratta di innestare una nuova dialettica economica e di aggiornare alcuni contenuti della formazione economico-sociale socialista.
La nuova Costituzione detta la nascita di una sorta di economia socialista plurale, in cui l’impresa statale resta l’attore fondamentale della economia socialista, ma viene adesso a condividere lo spazio economico nazionale con le cooperative, le forme miste, e le imprese private. Una sottolineatura che pure viene fatta è che non si tratta di “accettare” questa diversità o pluralità economica, quanto piuttosto di “costruire le condizioni” di una corretta co-esistenza di più attori economici; da un lato, gli attori privati e cooperativi verranno a collocarsi in un contesto economico-sociale socialista in cui resta il primato dell’impresa socialista e della pianificazione economica; dall’altro, la maggiore autonomia delle imprese statali dovrà fare i conti con non pochi problemi come, ad esempio, il sistema della “doppia moneta” e le limitazioni al commercio internazionale e alla catena degli approvvigionamenti imposti a Cuba da un pluridecennale blocco economico, il criminale bloqueo, imposto dagli USA, sistematicamente rigettato e condannato, non solo da Cuba, ma praticamente da tutte le Nazioni Unite, una pratica, questa del blocco economico e finanziario dell’Isola, vergognosa e criminale.
La partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici nel processo complesso di pianificazione, regolazione e gestione dell’economia nazionale non è solo una aspirazione della società, ma anche una leva per garantire successo al percorso e dare gambe al processo di decentralizzazione. Anche questa è una parola chiave: la nuova Costituzione delinea anche un ridisegno della verticale del potere e delle strutture territoriali, al fine di attribuire maggiore protagonismo ai municipi nella gestione dello sviluppo locale. Anche questa è una sfida, per un socialismo che guarda al futuro. «Meriti e conquiste sociali non sono mancati al socialismo nei Paesi in cui ha alzato la sua bandiera. Se si guarda ai Paesi in cui la ricchezza è privilegio di pochi e dannazione dei molti, il capitalismo non è l’alternativa».
La sfida, e il dibattito in corso a Cuba lo testimonia, per l’Isola oggi è di costruire un modello economico, sociale e politico in cui la prosperità economica e la giustizia sociale siano inestricabilmente intrecciate. È la missione appassionante di continuare a inventare, sviluppare e innovare, un modello originale, inedito, nazionale, di socialismo.