Federazione delle chiese evangeliche: “Lampedusa porto aperto. Mai più persone lasciate in mezzo al mare, paesi europei facciano il loro dovere”
Sono sbarcate stanotte all’alba a Lampedusa 67 persone, di origine egiziana, pakistana e somala, partite dalla Libia e soccorse dalla Capitaneria di porto dell’isola in acque territoriali italiane.
“Vogliamo dare il benvenuto a queste persone arrivate fortunatamente sane e salve sull’isola siciliana” ha dichiarato Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean Hope (MH) – programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) che è presente a Lampedusa con un Osservatorio sulle migrazioni.
“La soluzione umanitaria, legale e razionale adottata questa volta dovrebbe diventare ordinaria – ha continuato Naso -. Darebbe all’Italia una formidabile arma di pressione sull’Europa, perché finalmente si crei una cabina di coordinamento dell’accoglienza, sulla base di quote concordate con i paesi europei disponibili. Anche all’estero, così come in Italia, le chiese evangeliche e la chiesa cattolica e quella ortodossa dispongono di centri pronti a sostenere importanti piani di redistribuzione dei migranti arrivati via mare. In questa prospettiva, siamo pronti a lavorare con le nostre chiese sorelle all’estero per creare canali europei di accoglienza dei migranti, superando così le restrizioni e le rigidità del regolamento di Dublino. I dati dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la migrazione diffusi oggi dicono che dall’inizio dell’anno sono già morte 83 persone nel Mediterraneo – ha concluso Naso. – Noi pensiamo che quest’ecatombe debba cessare subito, anche per il bene dell’anima e della coscienza dell’Europa”.
Nei giorni scorsi la Federazione delle chiese evangeliche e la Diaconia valdese si erano rese disponibili ad accogliere i migranti recuperati in mare dalla Sea-Watch e della Sea Eye e sbarcati a Malta dopo una lunga trattativa. Concluse le procedure preliminari, alcuni di loro arriveranno in Italia e saranno accolti in strutture della FCEI e della Diaconia valdese.
Fonte: (NEV/CS06)