Sentenza importantissima del Tar del Lazio, che ha condannato i ministeri di Ambiente, Salute e Istruzione a realizzare campagne informative sui rischi dei telefoni cellulari e le precauzioni d’uso da adottare. E dal Comitato scientifico europeo Scheer arriva l’ammissione di «criticità del 5G».
In piena corsa 5G, arriva dal Tar del Lazio una sentenza che farà storia e che condanna i ministeri di Salute, Ambiente e Pubblica istruzione «ad adottare – si legge nella sentenza stessa, di cui qui il testo integrale – una campagna informativa, rivolta alla intera popolazione, avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile (telefoni cellulari e cordless) e l’informazione dei rischi per la salute e per l’ambiente connessi ad un uso improprio di tali apparecchi». La sentenza è stata pronunciata dai giudici amministrativi in parziale accoglimento del ricorso presentato dall’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog, rappresentata e difesa dagli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone, Chiara Ghibaudo, Luigi M. Angeletti.
Il pronunciamento ha scoperchiato il cosiddetto “vaso di Pandora”, mettendo a nudo le criticità dell’informazione (e dei suoi mezzi) nell’uso consapevole e cosciente dei telefoni cellulari, troppo sbrigativamente fatti passare come innocui nell’incertezza dei riscontri scientifici che, invece, sempre più severi confermano il pericolo cancerogeno da radiofrequenze. Il pericolo è serio e va risolto!
La sentenza amministrativa del Lazio è arrivata poche ore dopo il documento pubblicato dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Commissione Europea che, mandando un chiaro segnale agli Stati membri (Italia su tutti) prossimi all’attivazione ubiquitaria del 5G, avverte su come non cadere nell’iperconnessione di massa, superata la fase sperimentale. Il 5G «evidenzia criticità sconosciute sui problemi di salute e sicurezza – scrivono i membri del comitato – la polemica continua è in merito ai danni causati dalle attuali tecnologie wireless 2G, 3G e 4G». E ancora: «Gli effetti della radiazione elettromagnetica sono stati generalmente ben studiati, tuttavia la radiazione elettromagnetica di bassa frequenza è meno studiata, quindi la giustificazione per introdurre questo problema emergente».
E infine: «L’esposizione ai campi elettromagnetici potrebbe influenzare l’uomo rimane un’area controversa e gli studi non hanno fornito prove chiare dell’impatto su mammiferi, uccelli o insetti. La mancanza di prove chiare per informare lo sviluppo delle linee guida sull’esposizione alla tecnologia 5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche non intenzionali». Ma non è tutto.
Sulle pagine de Il Fatto Quotidiano prosegue infatti l’inchiesta di Investigate Europe che ha denunciato i clamorosi conflitti d’interesse dietro il grande business del 5G, chiarendo come gli organi decisori sui livelli di sicurezza per la protezione della popolazione irradiata, siano in realtà tutt’altro che imparziali e in stretta contiguità, se non addirittura in aperta collaborazione, con la lobby delle Telco: una nube opaca copre adesso l’attendibilità degli studi negazionisti (quelli da soli effetti termici e non biologici) su cui l’intero settore delle telecomunicazioni opera da oltre ventenni indisturbato su un mercato che adesso, a detta anche delle maggiori compagnie di polizze d’assicurazione, pare risenta dei colpi inflitti da magistratura cautelativa e scienza indipendente sui pericoli per umanità ed ecosistema da elettrosmog.