La strumentalizzazione politica e le distorsioni storiche dell’estrema destra in vista dei 50 anni dall’auto-immolazione di Jan Palach.
La notizia è stata riportata dal quotidiano La Repubblica che ha informato che l’associazione culturale Nomos sta organizzando a Verona un concerto di gruppi vicini all’estrema destra per il 19 gennaio, in occasione del 50° anniversario della morte di Jan Palach, il giovane studente di filosofia che, il 16 gennaio 1969, si diede fuoco per protestare contro l’invasione del truppe del Patto di Varsavia della Cecoslovacchia avvenuta cinque mesi prima. Col suo gesto estremo Palach volle dare uno scossone alla coscienza nazionale dei cecoslovacchi che in quel lugubre inverno sembravano ormai rassegnati all’occupazione militare sovietica (che sarebbe durata fino al 1990). È provato che trovò ispirazione nel monaco buddhista Thich Quang Duc che, l’11 giugno 1963, fece di sé una torcia umana a Saigon per protestare contro la persecuzione dei buddhisti ad opera del Vietnam del Sud.
Già all’epoca Palach fu ampiamente strumentalizzato per fini politici da parte delle destre, soprattutto in Italia e in Francia, che ne hanno distorto la portata del gesto in un’ottica di lotta politica destra/sinistra riducendo la sua figura a quella di un semplice attivista anticomunista.
Non è nuova, dunque, questa appropriazione ideologica indebita da parte dei movimenti di destra dell’eredità morale di Palach che ne fraintendono il messaggio universale libertario e contrario ai regimi totalitari sensu lato (egli stessi aveva sposato le speranze della Primavera di Praga che si prefiggeva una riforma del regime socialista, non un suo superamento). Quello che è nuovo, e preoccupante, è il patricinio concesso dalla Provincia di Verona e poi anche dal Comune. Non stupisce nemmeno che l’evento sia stato presentato alla stampa dal consigliere comunale Andrea Bacciga, assurto alle cronache per le sue posizioni estremiste e per il saluto romano rivolto alle attiviste del movimento Non Una di Meno contrarie all’abrogazione del diritto all’aborto.
L’importante avvinversario di quest’anno ha probabilmente contribuito alla rapida risonanza internazionale che la vicenda ha avuto. I ragazzi del consiglio degli studenti della stessa Facoltà di Filosofia, dove studiava Palach, hanno scritto una dichiarazione ufficiale di protesta e hanno lanciato una petizione online per chiedere la revoca del patrocinio della provincia e la cancellazione di qualsiasi riferimento alla figura di Palach dal concerto. La petizione, arrivata a poco meno di 2300 firme, è stata consegnata alle autorità provinciali e comunali di Verona. Ancora incerto è l’esito. Le autorità veronesi, soprattutto nella figura del presidente della provincia Scalzotto, rivendicano la legittimità dell’iniziativa ribadendo che Jan Palach non è proprietà privata di nessuno. In realtà, come ho avuto modo di spiegare in questo articolo per Gariwo, Jan Palach non è per tutti. Il sacrificio di Palach, infatti, è la tragica applicazione del “potere dei senza potere”, teorizzato da Václav Havel, ed esprime un desiderio apolitico di libertà e democrazia inconciliabile con qualsiasi totalitarismo politico, quale che sia il suo colore. “I movimenti identitari e gli altri gruppi dell’estrema destra interpretano erroneamente, con la loro stessa esistenza, l’eredità morale di Palach.
È pertanto inconcepibile e del tutto deprecabile che Palach venga celebrato da tali movimenti.” Così si sono espressi gli studenti di filosofia di Praga.
L’affaire Palach ha trovato ampia risonanza in tutte le principali testate ceche, ma anche in Italia dove ne hanno scritto i quotidiani La Repubblica e Corriere oltre che naturalmente l’Arena, fino ad arrivare a coinvolgere anche le massime istituzioni dei due paesi. L’ambasciata della Repubblica Ceca in Italia ha rilasciato una dichiarazione nella quale si dice preoccupata per il contesto inaccettabile nel quale è abusato il nome di Palach e invita a rispettarne la memoria e il messaggio morale. Tra i politici che si sono espressi pubblicamente gli europarlamentari Martina Dlabajova, Jiří Pospíšil, un gruppo di senatori cechi ma anche l’on. Alessia Rotta. Come detto al momento le autorità veronesi sembrano arroccate sulle loro posizioni, ma è di poco la notizia che l’ordine religioso degli Stimatini ha ritirato la concessione del Teatro Stimate, dove si sarebbe dovuto tenere il concerto incriminato.
Andreas Pieralli