“Il passaggio del potere da Joseph Kabila a Felix Tshisekedi potrebbe consentire di evitare un bagno di sangue, ma la verità è che si tratta di un accordo fondato sulla sabbia”: così all’agenzia ‘Dire’ padre Antonio Trettel, missionario da anni in Congo, dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali.
Secondo il religioso, raggiunto telefonicamente nella regione orientale del Sud Kivu, “Kabila ha fatto vincere il candidato più debole tra i due principali sfidanti al suo delfino Emmanuel Shadary”. In questo modo, anche grazie al rinvio di una settimana del voto, che si è tenuto il 30 dicembre nonostante fosse in origine previsto il 23, sarebbe stato penalizzato l’ex manager Martin Fayulu.
“Non potendo Kabila e la Commissione elettorale insistere ‘a far vincere’ il loro candidato – dice padre Trettel – hanno cercato di tendere la mano allo sfidante che si era già dimostrato più volte più condiscendente e dialogante con il presidente, vale a dire Felix Tshisekedi, figlio dello storico oppositore a Mobutu e allo stesso Kabila”.
Secondo il missionario, però, i risultati del voto sono già contestati sia a livello nazionale che internazionale. “Sono in tanti a ritenere che il vero vincitore sia Fayulu” sottolinea padre Trettel. “La prima a dirlo ufficialmente, con il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, è stata la Francia”.
La tesi è che l’elezione di Tshisekedi sia “un sordido compromesso politico, che salva almeno provvisoriamente il potere attuale e permette forse anche un passaggio in apparenza non traumatico al Paese”. Il missionario, però, rispetto all’accordo chiede: “Non umilia profondamente le coscienze e la voglia di libertà e di un vero cambiamento di tutto un popolo?”