I tempi sono più che maturi, non si può restare fermi, non si può restare in silenzio, non ci si può più sentire corrosi da un senso di impotenza quotidiano, senza via d’uscita.
Le ragazze e i ragazzi delle rete Restiamo Umani questa mattina hanno rotto l’assordante silenzio che la Capitale ha trascinato con sé a seguito dei vergognosi avvenimenti che, a cavallo tra il 2018 e il 2019, hanno coinvolto 49 esseri umani salvati dalle navi Sea Watch e Sea Eye e scritto un’altra, triste pagina di violazione dei diritti umani da parte dell’Unione Europea.
Alle 8:00 di questa mattina più di venti attivist* della Rete hanno preso posto davanti all’Altare della Patria lanciando un forte quanto univoco messaggio in vista del presidio “Frontiere visibili, persone invisibili” che si terrà venerdì 25 gennaio alle 17.00 in Piazza dell’Esquilino: non ci stiamo, basta naufragi di Stato.
Basta morti in mare, basta torture in Libia, basta con la disumanizzazione dell’essere umano. Uomini e donne che non hanno nome, non hanno storia e nemmeno futuro, lasciati morire in mare nel silenzio assordante di un’Europa che al massimo si lascia scappare sospiri di cordoglio quando le vittime in mare raggiungono in un solo episodio numeri non ignorabili; lo stesso odioso silenzio che accompagna i migranti riportati nei lager libici da cui sono fuggiti, un silenzio che imprime vergogna eterna al popolo europeo che aveva giurato che mai più, mai più avrebbe tollerato campi di tortura.
Volti senza nome sono anche i ragazzi accampati alla stazione Tiburtina, oggetto di continui “sgomberi” che l’accanimento continuo ha ridotto a semplice “butta via le coperte” perché null’altro è rimasto. Volti che nessuno riconosce, volti che non si vogliono guardare perché in quegli occhi è riflesso il fallimento delle “nazioni più civilizzate”, abito che da sempre l’Europa indossa con vanto, pur molto spesso non meritandoselo.
Il contestato Decreto Sicurezza detto anche Decreto Salvini ciò vuole fare, secondo la Rete: cancellare uomini e donne e bambini, renderli invisibili alla comunità perché senza documenti, senza diritti, senza un’identità con cui contestare la disumanizzazione in corso. Dopo averli resi oggetto di scherno, disprezzo e odio razziale tramite post e tweet dal tono derisorio, dopo aver reso lo straniero il nemico numero 1 del paese, ora l’intento è più subdolo. Rendere lo straniero cittadino di serie B non è stato difficile, è stato sufficiente fare appello al naturale egoismo dell’uomo e alla sua innata paura del diverso, del nuovo. Rendere però inesistenti delle persone è più complesso, non basta attaccarle direttamente, anzi: devono proprio sparire, invisibili per istituzioni, enti, agenzie.
Le attiviste e gli attivisti della rete Restiamo Umani con i loro volti e i loro corpi hanno voluto lanciare il presidio del 25 gennaio. Non lasciamo cadere la chiamata.
Restiamo Umani.
Qui la galleria fotografica dell’azione della rete Restiamo Umani