Con 474 voti favorevoli, 152 contrari e 40 astenuti, il JEFTA è passato al Parlamento Europeo. La plenaria ha dunque deciso ancora una volta di dare priorità al volere delle grandi imprese transnazionali, agli interessi dei big dell’agricoltura industriale e della finanza. Con la creazione di questa area di libero scambio senza precedenti crollano fondamentali regole che tutelavano diritti, servizi, salute, lavoro e ambiente. Non sfugge a nessuno che il JEFTA sia una copia del CETA, del TTIP e dei peggiori trattati commerciali in fase ancora negoziale. L’assenza (in questa fase) di una clausola ICS, che avrebbe permesso alle imprese di fare causa agli stati contro regole a loro sgradite, non è sufficiente a rendere il JEFTA un accordo i cui benefici superano i rischi.
La ratifica del Parlamento Europeo ha infatti dato il via libera a un testo che prevede l’istituzione di una dozzina di comitati tecnici, i quali, d’ora in poi, lontano dal controllo pubblico, prenderanno in esame regole e tutele in vigore nel nostro e negli altri paesi coinvolti, per indebolirle laddove frenassero gli scambi commerciali.
Come segnala sempre il sito di Stop TTIP Italia, per quanto riguarda i gruppi dei parlamentari italiani al Parlamento europeo, hanno votato contro solo quelli del GUE (Forenza (Prc), Spinelli) e quelli della sinistra del S&D (Bettini (PD), Briano (PD), Cofferati (PD), Morgano (PD), Panzeri (PD), Schlein di Possibile). Tutti gli altri, le Destre (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega, UDC e PD), Movimento Cinque Stelle incluso, hanno votato a favore.
Mariapaola Boselli su Pressenza, lo scorso luglio, aveva ampiamente illustrato il trattato, che «prevede un quasi totale abbattimento delle tariffe di import/export tra i paesi dell’Unione Europea e il Giappone, liberalizzando quasi totalmente i mercati tra i due attori».
Stop TTIP Italia ha predisposto un rapporto sul JEFTA (scaricabile in PDF).