Questo autunno disumanizzante, partito ai miei occhi con l’episodio della Circumvesuviana di Napoli, salito agli onori delle cronache perché una utente ha avuto il coraggio di insultare esplicitamente un ragazzo che teneva atteggiamenti razzisti, e che avvia a concludersi con le prime applicazioni del DL sicurezza, che già stanno portando tra le strade tante persone, dagli occupanti del Baobab ai primi sfollati dei CARA, ci porta a un inverno che sarà sicuramente più freddo degli altri, almeno in termini di prossimità umana.
Ma le riflessioni sono molteplici: che insultare un razzista sia desiderio viscerale di tanti, me incluso, pare fuor di dubbio, ma è altrettanto vero che il razzismo è ancora tristissima espressione umana, nuovamente diffusa e sdoganata dall’ultimo esito elettorale, contro cui usare violenza pur solo verbale oggi – per legge e ragionevolezza – può far passare dalla parte del torto. Si può non essere d’accordo, ma è così.
Al di là delle riflessioni sulle origini del diffuso rigurgito razzista, evidentemente mai sopito del tutto, è necessario anche pensare al perché l’insurrezione della signora MariaRosaria, su un treno della Circumvesuviana, abbia suscitato tanto clamore e gli applausi di chi s’è sentito orgoglioso di gridare al mondo “Brava, finalmente, ci voleva proprio”. Arrivando al punto di assegnare un premio alla signora della quale, sia chiaro, condivido la posizione e le idee. Meno, magari, il modo di porle.
Perché quel modo di esprimersi è chiaramente partito dalla pancia della signora, e arrivato diritto ai ventri di chi inizia a soffrire il ritorno di queste violenze, così come alla pancia prendevano e prendono ancora i tweet e gli slogan della parte avversa. C’è qualcosa di questo rigurgito che tocca ineluttabilmente anche chi è antirazzista: un istinto di reazione violenta presente in ogni essere umano, per quanto le sue idee e i suoi pensieri possano essere nobili e condivisibili. Che anche a sinistra si sia iniziato ad ascoltare più la pancia che il cervello, è segno dei tempi. Che si innalzi però a modello chiunque abbia lo spirito, l’insofferenza e la condizione per insorgere, in qualunque modo lo faccia, purché lo faccia, è ben più preoccupante.
Conseguenza certa di anni trascorsi a lasciar terreno alle politiche neoliberiste propugnate dagli scranni di sinistra, dimenticando quasi scientificamente gli ultimi, gli emarginati, i diversi di ogni tipo. Anzi, mettendoli alle strette con provvedimenti e leggi, fatte ed evitate. Parlando del solo razzismo, da Minniti allo Ius Soli, infatti, la necessità dell’inclusione, la coerenza conseguente dall’approccio umano, quello che ragiona sull’uomo nella politica, e magari non sul denaro in essa, sono sistematicamente spariti.
Così, mentre la risposta divertente e un po’ volgare della signora diventa meme, foto virale nei profili sui social, maglietta da indossare da parte della “intellighenzia 3.0”, Salvini vara il decreto sicurezza minacciando gli alleati di governo – a oggi ancora in maggioranza rispetto a lui – e facendo politiche concrete, rapide, attuabili, distruttive e disumane. Come quella che cancellerà di fatto il sistema SPRAR, o la protezione umanitaria. O ancora, quella che revoca la protezione ai pescherecci siciliani in acque internazionali perché – in caso di presenza di barconi con migranti – le vedette della guardia costiera sarebbero obbligate al salvataggio.
E a dare un occhio più approfondito al DL sicurezza, alla voce “sgomberi e occupazioni”, c’è da preoccuparsi anche per tutte quelle esperienze – e a Napoli ne abbiamo tante – che partono dal recupero degli spazi abbandonati – e occupati – per lo sviluppo di un’alternativa sociale e di aiuto al quartiere.
Meme contro politiche, col piccole dettaglio che negli anni scorsi le politiche di sinistra, contro i meme di destra, non si sono mai fatte. Ma siamo talmente oltre, nella decostruzione del discorso di sinistra, che oggi pare addirittura preferibile parlare di parolacce dette in un treno a un giovanotto piuttosto che sottolineare, ad esempio, le presenze alle manifestazioni di Roma, prima proprio quella contro il Decreto Sicurezza dell’8 novembre, e poi quella contro la violenza sulle donne, il 24 novembre.
Chi vi ha partecipato? Chi vi ha aderito? Che senso hanno avuto? Ne stanno nascendo dei percorsi? Manifestazione, oggi, pare una parolaccia: quasi peggio di stronzo. Antirazzismo, inclusione, redistribuzione della ricchezza lo sono state per anni. Chi si meraviglia di questo, però, è probabilmente messo peggio di chi pensa che essere razzista oggi sia ragionevole.
Siamo ancora in tempo per rispondere al concreto col concreto, magari senza insulti e provando a insegnare a noi stessi e agli altri anche un po’ di nonviolenza, che significa anche non lasciare che la nostra pancia prenda il sopravvento. Anche perché alla pancia della gente, diciamocela tutti, i violenti sanno parlare molto meglio di chiunque altro.