Il Teatro Palladium, cuore della Garbatella, uno dei quartieri di Roma rimasto ancora con più anima popolare, ha una capienza di 500 posti. Ma non bastavano, c’è chi è rimasto fuori, chi si è seduto per terra, chi era in piedi e non per assistere ad uno spettacolo. O meglio lo spettacolo all’inizio c’è stato, una rappresentazione in cui solidarietà, lotta contro le ingiustizie, voglia di superarle insieme si fondevano con un messaggio semplice e diretto: “Non bisogna restare da soli”. “Bisogna affrontare le ineguaglianze e i mali del pianeta insieme, contro chi li determina”. E a metterlo in scena adolescenti, bambini e bambine capaci di emozionare.
Ma il clou della lunga serata era legato a una iniziativa già da tempo in cantiere, il lancio della candidatura del paese di Riace e del suo sindaco esiliato, Mimmo Lucano, al Premio Nobel per la Pace. Sono già molti gli accademici e i rappresentanti politici che hanno firmato l’appello e tanti i cittadini comuni e le organizzazioni che vogliono semplicemente sostenere la proposta (i riferimenti sono su www.left.it). In Italia, ma anche in vari paesi d’Europa, perché la vicenda di Riace ha varcato da tempo i confini nazionali ed è divenuta, con tutte le sue contraddizioni, esempio di come costruire ponti sia più efficace dell’innalzare muri e fili spinati.
Alla serata, organizzata da Left, VIII Municipio di Roma, Rete dei Comuni Solidali (ReCoSol), CISDA (Coordinamento Italiano di Sostegno alle Donne Afghane), Un Ponte Per e altri, hanno partecipato personalità della cultura e dello spettacolo, esponenti politici, persone impegnate nella difesa di un modello diverso di società. Fra gli altri sono intervenuti il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti (candidato a diventare segretario del Pd), l’europarlamentare Eleonora Forenza (Rifondazione, GUE/NGL), la vicepresidente del Parlamento greco Tasia Christodoulopoulou, padre Alex Zanotelli, il poeta e rifugiato dal Mali Soumalia Djawara, il front man dei Nomadi Danilo Sacco, che ha presentato una canzone dedicata a Riace. Non potendo essere presente, Erri De Luca ha mandato un breve e splendido video in cui si schiera per l’appoggio a un Nobel che coinvolge un’intera comunità. A gestire il palco Simona Maggiorelli, direttrice di Left, Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio e Mimmo Rizzuti, di ReCoSol.
Difficile se non impossibile riassumere in poche righe le tante suggestioni e gli spunti di riflessione offerti dalla serata, che ha avuto come leit motiv il concetto filosofico che attiene a gran parte del continente africano di “Ubuntu”, raccontato da Pierre Cabeza, attivista e presidente dell’Associazione per la Pace in Congo: un termine di difficile traduzione, un modo di vivere e di rapportarsi al mondo che di fatto si configura nell’idea secondo cui nessuno di noi è qualcosa se non in relazione perenne e paritaria con gli altri. Oltre tre ore di interventi, in cui la vicenda del piccolo paesino della costa ionica calabrese è stata ripresa da diversi e particolari punti di vista: quello di un paese che ha sconfitto tanti pregiudizi, quello di un posto condannato alla marginalità e messo sotto attacco da una repressione violenta e per certi versi insensata, quello di un luogo divenuto simbolo per cui sono / siamo, in tante/i a reagire.
E l’intervento commosso, appassionato, interrotto continuamente da lunghe ovazioni di Mimmo Lucano è stata la risposta adeguata a chi vorrebbe distruggere questa esperienza che in mezza Europa viene considerata semplicemente straordinaria. Lucano ha scelto, ancora una volta, di non tacere. Di raccontare e raccontarsi in una vicenda personale e politica che lo vede impegnato da vent’anni, sempre con il sostegno dei concittadini che per 3 volte lo hanno rieletto sindaco, ma troppo spesso con il contrasto delle istituzioni centrali. Parlando direttamente a Zingaretti, seduto in prima fila, il sindaco ingiustamente esiliato ha raccontato di come gli attacchi a Riace, i controlli ossessivi, i tentativi di affossarne la potenzialità aggregativa ed emulativa fossero cominciati col governo precedente, con Minniti. Lucano si è sentito direttamente offeso del fatto che una persona che si professa democratica, per giunta un suo corregionale, quando era ministro lo avesse convocato per chiedere chiarimenti nella gestione dei progetti, salvo poi farlo incontrare solo da funzionari. E con una disarmante spontaneità ha domandato come mai lo stesso ministro che chiedeva ispezioni, che ha bloccato i fondi per i progetti da due anni (gli operatori non percepiscono gli stipendi da mesi), oggi si dichiari al fianco di Riace. Sbagliava in passato o sbaglia ora? Ed ha aggiunto di considerare inaccettabile che da una parte si colpisca un paese, la sua esperienza e la sua persona per aver semplicemente praticato l’accoglienza, mentre con gli accordi con la Libia si sono mandate a morire migliaia di persone nei campi di concentramento di quel paese. Chi ha commesso il reato più grave? Il sindaco che ha celebrato un matrimonio e per questo si è trovato accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, o i ministri che hanno denigrato le Ong, impedito i soccorsi in mare, chiuso i porti e finanziato i carnefici in Libia?
Agli applausi incessanti per ogni affermazione in tal senso si sono alternate isolate voci di protesta di chi pensa che nell’era Salvini non si possa attaccare Minniti, non accettando l’idea che l’arrivo del leghista è frutto delle scellerate politiche del suo predecessore al Viminale. Durissimo anche l’intervento di Eleonora Forenza che, da europarlamentare, ha raccontato dei luoghi la cui visita è negata agli altri cittadini, dei CPR (Centri Permanenti per i Rimpatri), delle storie individuali raccolte fra chi è arrivato e si è trovato privo di diritti, delle vicende di sfruttamento che come in Calabria avvengono anche nella sua Puglia, invitando tutte/i a ribellarsi, a diventare partigiane/i perché quella che si sta delineando è una vera e propria resistenza. All’uscita chi scrive ha avuto modo di scambiare due parole con Mimmo Lucano, amico e compagno da una vita. L’ho trovato stanco ma non domato, deciso a non arrendersi e soprattutto dopo la serata al Palladium meno solo.
P.S. Nel corso della serata, il Presidente del Municipio Amedeo Ciaccheri ha conferito la cittadinanza onoraria per il Municipio che amministra a Mimmo Lucano. Pronta la reazione della sindaca di Roma Virginia Raggi, che ha contestato il provvedimento affermando, giustamente, che non era nella facoltà del Presidente conferire una cittadinanza. Siccome dal punto di vista giuridico e amministrativo la sindaca ha ragione, perché, come è avvenuto quasi in contemporanea a Milano, non si assume lei la responsabilità di lanciare la proposta al Comune che “tanto diligentemente” amministra? O la pensa come i consiglieri comunali salviniani suoi alleati?