Sembra lontanissima la luce forte che questa estate inondava la piazzetta Donna Rosa a Riace dove bambini scorrazzavano dentro e fuori dalla vasca di plastica acquistata dal sindaco e riempita di acqua con una gomma collegata alla fontana. Sembrava impossibile interrompere quei gesti quotidiani. Comunità già provata dai ritardi dei contributi eppure ancora in piedi. Ancora in grado di ridere e di giocare. Di pensare a un futuro.
Una mattina all’improvviso tutti smettono di dar vita a quel presepe: silenzio. Erano apparsi all’entrata del vicolo, proprio sotto l’arco “Villaggio Globale” tre uomini che con passo deciso, quasi militaresco, si erano inseriti nello spazio giochi. Fra le mani avevano dei fascicoli: «Sono tre finanzieri» – aveva bisbigliato qualcuno – «vengono a restituire le carte, forse hanno chiuso l’inchiesta. Speriamo».
La storia è nota: il 2 ottobre l’arresto del sindaco, gli arresti domiciliari; poi gli arresti vengono revocati ma arriva il divieto di stare a Riace. Nel frattempo una grandissima manifestazione sabato 6 ottobre raccoglie fisicamente nel paese e in tante piazze d’Italia e in Europa migliaia di persone che difendono quel progetto.
Nonostante quella botta di energia e di solidarietà inizia un piano in discesa che travolge tutto. Alle persone richiedenti asilo viene proposto il trasferimento in altri centri SPRAR. Molti accettano. Alcuni, dopo essere stati trasferiti, decidono di ritornare a Riace. Nel frattempo i progetti di accoglienza vengono chiusi. Le associazioni sono costrette a lasciare a casa gli operatori. Anche le botteghe che dalla fine degli anni Novanta avevano illuminato quel tratto di strada, rendendo vivo un percorso fatto di incontri, vengono chiuse. Chiusi i battenti delle storiche botteghe: della ceramica, della tessitura, del vetro, del ricamo. E le ultime: le botteghe del cioccolato, del legno, degli aquiloni, chiuse. Chiuso anche il mitico ristorante “Donna Rosa” che ha assistito a tanti incontri, tavolate di idee, di progetti molti dei quali portati a buon fine. Chiuse tutte le attività che attendevano di ripartire come il nuovo frantoio. Chiusa l’ospitalità nelle case del turismo diffuso. Ultima botta, a un progetto già in ginocchio, lo sfratto immediato alla sede di Città Futura nello storico palazzo Pinnarò.
Una cosa è certa: c’è poco da festeggiare in questo fine anno. Non può certo festeggiare la giustizia che ha dato il confino al sindaco. Non può festeggiare la politica che ha dato il via al decreto sicurezza. Rimane la consapevolezza che bisogna assolutamente organizzare una “rimonta” su tutto, cosa che si sta facendo.
In questi quasi vent’anni il progetto Riace ha potuto contare sul sostegno di tante persone, tante associazioni, a partire dalla Rete dei Comuni Solidali, dall’ASGI, dalla Rete Antirazzista catanese eccetera.
Persone che attorno a questo progetto si sono via via coalizzate e hanno formato un solido nucleo, a partire dal gruppo di amici calabresi. E, poi, da Trieste a Catania, da Roma a Torino, Napoli. Una vera task force di relazioni in grado di produrre idee, proposte, per ridare slancio al progetto e difendere la sua originalità, creatività e bellezza. Queste persone hanno costituito per Domenico e la sua comunità un sicura “ancora”, una terra di approdo sulla quale poter contare. Nel tempo si sono uniti artisti, musicisti, scrittori. Non a caso il Riaceinfestival di agosto ha avuto un boom di presenze. Altri eventi verranno organizzati in marzo grazie alla collaborazione di tutti.
In queste settimane di apparente silenzio c’è stato, in realtà, un grande lavoro per pensare come ripartire dall’essenza del progetto Riace (una storia iniziata con la comunità dei Longo Mai) e per costituire (da gennaio) una Fondazione di partecipazione in grado di lavorare sui progetti di “accoglienza spontanea”, di riaprire le botteghe, il ristorante, le case del turismo. Di garantire, attraverso un’economia locale, borse lavoro. Di investire sulla cultura, con iniziative in grado di portare turismo.
In pochi mesi l’Italia solidale ha avuto un vero soprassalto e in migliaia hanno gridato il loro sdegno rendendolo attivo con bonifici per aiutare concretamente a superare questo momento di crisi. È stato un abbraccio corale che sta continuando e permette di superare le emergenze e di costruire un progetto come l’acquisto di una nuova sede per Città Futura.
Riace deve continuare a essere un punto di riferimento per tutti. Per farlo occorrono progetti condivisi attingendo dall’esperienza e dalla memoria storica di questi vent’anni. Evitando l’improvvisazione estemporanea. Come già accaduto in molte situazioni, l’improvvisa notorietà ha richiamato l’attenzione di molte persone, accorse armate di buona volontà. Ma non sempre questa basta a evitare errori di forma e di sostanza.
La situazione è complessa come viene evidenziato dalle motivazioni (tutte politiche) del riesame.
Scrive Domenico Lucano: «La narrazione che emerge dalle pagine del riesame stravolge di fatto la mia immagine e la realtà dell’accoglienza e dell’integrazione a Riace che tutto il mondo ha visto e raccontato con altri occhi e altre parole. Si vuole delegittimare a ogni costo una storia politica e umana che ribalta il teorema dell’accoglienza e immigrazione uguale paura e dramma sociale. Sento il peso nell’anima di una grave ingiustizia e spesso mi assale lo sconforto. Ma assieme alla sofferenza cresce e si rafforza l’idea di non potermi sottrarre alle attese e alle speranze di tutti coloro con i quali ho condiviso le ansie e i sogni di un’altra umanità. Possono impedirmi di continuare a fare il sindaco, possono tenermi in esilio, arrestarmi, ma non possono impedirmi di continuare a credere in un ideale, perché “le idee sono come le stelle che nessun temporale potrà mai oscurare”. Hasta Siempre».
Chiara Sasso
https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2018/12/11/riace-non-si-ferma/