La conferenza internazionale, tenuta presso la Città Metropolitana di Napoli, su iniziativa di Rifondazione Comunista e del GUE (il Gruppo della Sinistra al Parlamento Europeo), in occasione dell’arrivo in Italia della figura, in questo momento, più in vista dell’opposizione brasiliana, la deputata Manuela D’Avila, non è stata solo un successo di pubblico e di partecipazione: è stata, più di ogni altra considerazione, un’opportunità importante per condividere riflessioni e attrezzare iniziative per la difesa dei diritti e della democrazia, contro l’abuso del potere (anche quando viene presentato in vesti «formalmente legali») e contro la riduzione dei diritti e degli spazi per la democrazia (fino addirittura a paventare inquietanti ritorni al passato).
La possibilità, per i termini “legalità” (formale) e “giustizia” (sostanziale), di entrare in contraddizione, è stata più volte richiamata nel corso delle relazioni: vi ha fatto riferimento la stessa Manuela D’Avila, quando ha richiamato l’attenzione dei presenti sul golpe istituzionale consumato contro Dilma Rousseff e sul golpe giudiziario che ha portato alla messa in carcere del candidato presidenziale, già presidente del Brasile, Luiz Inácio “Lula” da Silva; ma vi ha fatto riferimento, mutatis mutandis, anche il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ricordando appunto come, talvolta, il rispetto della legalità formale e dei “protocolli” prevalga sulla giustizia o addirittura intervenga a “legittimare”, in vari modi e forme, ingiustizie, abusi e violazioni.
Diventa allora chiaro come il tema della «democrazia» finisca con l’essere inestricabilmente legato a quello dei «diritti»: se la democrazia formale si riduce ad una mera liturgia procedurale, solo una democrazia animata dalla partecipazione delle masse e dal primato dei diritti può connotarsi in termini di democrazia sostanziale, diventare propriamente democrazia, mantenere l’orientamento programmatico che è proprio di qualunque esercizio democratico, vale a dire di sviluppare la più ampia adesione delle masse al potere e di assicurare la più ampia estensione della sfera della libertà e della giustizia. D’altra parte, quando si parla di diritti, è più che mai opportuno parlarne in termini di «tutti i diritti umani per tutti»: a pochi giorni dalla celebrazione del 70° anniversario della promulgazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948), è essenziale ricordare che il “corpus” dei diritti fondamentali è inderogabile ed indivisibile, diritti civili e politici, diritti economici, sociali e culturali e, in ultima generazione, diritti dei popoli e dell’ambiente.
Il Brasile, geograficamente all’altro capo del mondo, politicamente non è lontano da noi: i casi dell’Ungheria e della Polonia, dei nuovi sovranismi e nazionalismi, del ritorno di pulsioni reazionarie e xenofobe, pure sono stati, opportunamente, richiamati, nello svolgimento della conferenza. Sembra l’eco del Malcom X che rivendica il primato della verità, di essere: «per la verità, non importa chi sia a dirla e … per la giustizia, non importa contro o a favore di chi»; o del Malcom X che insiste sul carattere, perfino strutturale, del razzismo: «È impossibile per un bianco credere nel capitalismo e non credere nel razzismo. Non puoi avere il capitalismo senza razzismo». Non saranno i respingimenti di massa, l’estensione di muri, barriere e filo spinato, persino la compressione dei diritti dei migranti a rendere le nostre città più sicure, ma solo le politiche di inclusione, il riconoscimento di diritti uguali, possibilità di lavoro e di emancipazione per tutti.
Dall’America Latina all’Europa, questa riflessione richiama quella di uno «spazio pubblico» da estendere in modo da sviluppare la democrazia e contrastare le pulsioni antidemocratiche o reazionarie. Vi è la questione dei popoli indigeni e delle comunità minoritarie, che sempre più devono vivere in maniera protagonistica lo spazio della democrazia e le cui lingue, memorie e culture devono essere tutelate. Vi è la questione delle relazioni tra i popoli, che sempre più devono esplorare occasione di fratellanza e cimentarsi nella ideazione e nello sviluppo di una vera e propria «diplomazia per la pace», come ha richiamato la stessa Console Generale a Napoli della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Amarilis Gutierrez Graffe.
Vi è la questione della protezione dell’ambiente e dell’ecosistema, a partire dalla sfera delle risorse comuni fondamentali, quali la terra e l’acqua, ma anche le informazioni e la conoscenza, non solo perché dalla loro conservazione dipende il futuro del pianeta e dell’umanità, ma anche perché sempre più sono preda degli appetiti delle maggiori potenze politiche e delle multinazionali private, come ha puntualmente ricordato Alex Zanotelli. Tutto questo compone la sfera dei diritti e lo spazio della democrazia, recuperando anche le osservazioni condivise in sala da Eleonora Forenza, deputata europea del GUE, seguendo, peraltro, la falsariga del titolo stesso della conferenza, appunto, «Brasile/Italia/Europa: Resistenze, Diritti, Democrazia».
Così Alessandro Fucito, presidente del Consiglio Comunale di Napoli, nel suo richiamo all’impegno, della Città di Napoli, nello sviluppo dei commons e delle relazioni di solidarietà internazionale e di amicizia tra i popoli. E così Elena Coccia, Consigliera Metropolitana alla Cura del Patrimonio Culturale e ai Beni Comuni, che ha aperto i lavori della conferenza, richiamando l’attenzione di tutti sull’unità delle energie e delle resistenze e sull’impegno a sviluppare ancora di più l’iniziativa a tutela dei diritti e per i beni comuni.