«La condanna e l’incarcerazione di Lula sono state richieste dal pubblico ministero il quale ha riconosciuto pubblicamente che “non ci sono prove concrete” contro di lui», è quanto afferma Dilma Rousseff, presidente destituita dal golpe Temer, in un articolo per il sito del Pt.
Cadono le prove contro di Lula, tuttavia il Presidente resta ancora prigioniero da ben 8 mesi.
«È stato condannato senza prove concrete, sebbene vi siano prove ragionevoli della sua innocenza. A Lula – prosegue Dilma – è stata negata l’applicazione dell’articolo 5 della Costituzione federale, che recita espressamente: “Nessuno può essere condannato fino a quando non sia stata pronunciata una sentenza definitiva e inappellabile”. Secondo la Costituzione, Lula avrebbe il diritto di essere giudicato liberamente dai tribunali superiori – la STJ e la STF».
Anche il Consiglio dei diritti umani dell’Onu, infatti, durante la campagna elettorale avvenuta in estate, chiese la liberazione di Lula, difendendone la legittimità alla partecipazione elettorale «fino a quando non vi sarà una condanna definitiva e giuridicamente vincolante in un equo processo».
Lo stato brasiliano, tuttavia, mostra a se stesso e al mondo intero come non sia uno stato di diritto.
A questo si aggiunge che Lula è detenuto in isolamento da 254 giorni e, alla fine dell’anno, «la sua detenzione compirà nove mesi, offendendo la nostra tradizione giuridica – ha scritto Dilma – perché non gli è stato dato il diritto alla presunzione di innocenza e [la sua detenzione] non ha soddisfatto il requisito della piena prova di una condanna: il più grande leader popolare del Brasile è ancora in carcere, ed è un prigioniero politico. Non ci sarà normalità istituzionale in Brasile mentre Lula è in carcere. Non ci sarà democrazia finché Lula sarà detenuto».
La solidarietà si è subito messa in moto e da 254 giorni, da quando come prima detto Lula è detenuto in isolamento, si è formata la ‘Vigilia Lula Livre’, presidio permanente davanti al carcere di Curitiba che raccoglie anche gli attivisti e le attiviste che chiedono giustizia per Marielle Franco:
Da mesi, a tal proposito, è stato creato e pubblicato il sito di scopo Cadê a Prova contra Lula per analizzare e divulgare il più possibile tutto quel che c’è da sapere sulle infondatezza su cui si basa la ‘condanna’ all’ex presidente Lula: «la condanna arbitraria ha portato anche alla creazione del sito web Cadê a Prova contra Lula, che raccoglie tutti gli elementi che hanno scoperto l’attività politica di Sérgio Moro, del Ministero Pubblico Federale e della FR-4, oltre a documenti, relazioni e notizie che confermano l’innocenza dell’ex presidente […] Il sito raccoglie ora anche una nuova serie di prove che incolperebbero Lula e che mettono ‘sotto inchiesta’ il sistema giudiziario del paese», si legge nell’articolo dei creatori del sito.