Quarto posto: sia tra i 28 Paesi nell’Unione europea (UE) sia tra i 36 Stati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). È la posizione – per nulla invidiabile – dell’Italia nelle classifiche dell’economia sommersa, stilate nel 2018 dal Fondo monetario internazionale (FMI). La “shadow economy” comprende tutte le attività che sono nascoste alle autorità ufficiali per motivi monetari, normativi e istituzionali: ad esempio l’evasione fiscale, l’elusione del quadro normativo e la corruzione delle istituzioni politiche. Pertanto, nella ricerca del FMI l’economia sommersa non comprende da un lato “le attività illegali o criminali” e dall’altro “il fai-da-te o altre attività domestiche”.
In Europa la maglia nera dell’economia nascosta spetta a Cipro, seguita da Malta e dalla Grecia. Tra i Paesi dell’OCSE svetta il Messico, poi la Turchia e la Grecia. Dopo la Grecia troviamo l’Italia in entrambe le graduatorie, che hanno come punto di riferimento i dati del 2015. Il FMI stima che l’economia sommersa dell’Italia sia stata del 22,97% rispetto al Prodotto interno lordo (PIL) nel 2015 e del 24,95% come media annua nel periodo dal 1991 al 2015. Dato che il PIL italiano nel 2015 è stato di 1.653 miliardi di euro, l’economia irregolare è calcolabile in 380 miliardi. Secondo il Centro Studi di Unimpresa , sulla base dei dati forniti dal Ministero dell’economia e della finanza (MEF), le attività economiche non registrate hanno portato ad un mancato incasso per il fisco italiano di 107 miliardi di euro nel 2015, con una media annua tra il 2011 e il 2016 di 108 miliardi.
Negli ultimi mesi si è aperto uno spigoloso confronto tra UE e Italia sulla manovra economica, che ha come centro della discussione la percentuale di deficit prevista per il 2019. Il Governo italiano aveva ipotizzato il 2,4% ma è probabile che in realtà si scenda di qualche decimale, probabilmente fino al 2%. Tradotto in cifre significa che il bilancio dello Stato italiano chiuderà con un risultato negativo tra 41 e 34 miliardi di euro. Stupisce come nel merito si siano spese molte parole sul superamento dell’attuale legge sulle pensioni e sull’introduzione del reddito di cittadinanza e nulla si sia detto sulle strategie per far emergere l’economia irregolare, la cui tassazione vale il triplo del deficit previsto.
Il fatto che l’economia sommersa in Italia dal 1991 ad oggi sia rimasta sostanzialmente costante, non significa che non sia possibile cambiare la situazione. Gli altri Paesi europei sono la prova evidente: in Germania, Olanda, Regno Unito , Austria e Irlanda l’economia nascosta è inferiore al 10% del PIL. Non solo: ci sono molti Stati che in passato hanno registrato percentuali più elevate di economia non registrata rispetto all’Italia, ma che negli ultimi anni hanno migliorato la propria situazione in modo significativo. La Romania è passata dal 30,14% al 22,94%, la Bulgaria dal 29,17% al 20,83%, la Croazia dal 28,81% al 22,96%, l’Ungheria dal 25,23% al 20,49% e la Polonia dal 25,10% al 16,67%: tutti Paesi che hanno scavalcato l’Italia nella classifica.
In uno studio recentemente presentato da CADTM Italia su “Fisco & Debito” è stato calcolato che a causa di evasione ed elusione fiscale nelle casse dell’erario italiano tra il 1980 e il 2017 c’è stato un ammanco di 3.070 miliardi di euro, che corrispondono al 135% del debito pubblico accumulato. E nella classifica del debito l’Italia è in una posizione ancora più critica, poiché siamo secondi in Europa e sesti nel mondo. I dati riportati da Wikipedia, che utilizza come fonte The World Factbook pubblicato dalla Central Intelligence Agency (CIA), mostrano che nel 2017 a superare il debito delle amministrazioni pubbliche italiane (131,5% rispetto al PIL) ci sono soltanto: Giappone, Grecia, Libano, Yemen e Barbados.
Da tutti questi dati emerge una fotografia non edificante dell’Italia, Paese ai vertici europei dell’economia irregolare e tra i più indebitati del mondo. Il confronto internazionale dovrebbe far riflettere maggiormente sulle responsabilità del nostro Paese. Le istituzioni europee, oltre a richiamare l’Italia al rispetto degli impegni presi su deficit e debito, dovrebbero anche pretendere una concreta riduzione dell’economia sommersa. Invece di sfidare continuamente gli altri Paesi dell’Unione Europea, l’Italia dovrebbe assumere l’atteggiamento di chi ascolta le critiche, per cercare di uscire dalla condizione insostenibile in cui ogni anno si ritrova tra conti da rifare, debiti da pagare e amare bocciature.
Italia è sinonimo di Rinascimento, Risorgimento e Costituzione repubblicana. Abbiamo sognato e ideato l’Europa e oggi ci ritroviamo ai margini della compagine europea, poiché dagli altri Paesi siamo considerati sempre più inaffidabili. Chi sostiene il motto “prima gli italiani” per coerenza dovrebbe risvegliare un vero orgoglio nazionale, ponendosi l’obiettivo di risollevare l’Italia dal fondo delle classifiche internazionali a causa dell’economia nascosta e dei debiti accumulati. Sarebbe il caso di smetterla di fare brutte figure rispetto agli altri popoli. Ecco il primo punto per la prossima campagna elettorale europea…