Sabato scorso a Roma Salvini ha parlato di fronte al suo pubblico, proveniente da tutto il paese. Io, ovviamente, non c’ero. I barbari alla conquista della capitale! Dicono che abbia citato, nel suo discorso, Martin Luther King, Alcide De Gasperi e Papa Francesco. Nel primo caso, l’unica coincidenza possibile è la celebre frase: “I have a dream”, ma sono sicura che si trattasse di due sogni diversi. Nel secondo caso una celebre affermazione politica di De Gasperi consiglia ai candidati alle elezioni di promettere sempre meno di quello che intendono effettivamente realizzare. Forse in questo senso il nostro caro Ministro dell’Interno sente di aver seguito il suo consiglio quando ha sguinzagliato i suoi scagnozzi contro i programmi gender e a difendere istericamente i crocifissi, i presepi e i canti natalizi. Cose certamente non previste nel contratto di governo. E non c’è dubbio che si sia riferito al Papa riguardo al tema dell’aborto, dato che su quasi tutti gli altri temi di quest’epoca il pontefice si è fatto citare molto di più da altre fazioni.
Ma di quale tradizione europea e di quale cristianesimo parlano questi sovranisti dai toni intolleranti e alterati?
Nel frattempo vari sacerdoti del culto cattolico si sono dissociati dalle affermazioni e dalle azioni di questo governo: Don Paolo Farinella di Genova ha dichiarato di chiudere la chiesa a Natale e Don Luca Favarin di Padova consiglia di non fare il presepe. Sempre invocando la coerenza con la parola e gli atti del medesimo Cristo. Ma, dal punto di vista dei sovranisti, quelli devono essere dei cattocomunisti infiltrati che vogliono favorire l’immigrazione. O forse hanno fatto il catechismo nell’oratorio di una diversa parrocchia. È certo che esistono svariate interpretazioni del messaggio cristiano, a volte in franco contrasto l’una con l’altra, e ci sono differenti correnti. Come si manifesta allora questo cristianesimo sovrano? Visto da fuori, dal mio sguardo profano, pare proprio che l’essenza del messaggio per i sovranisti sia più o meno questo: 1. Si deve andare a messa tutte le domeniche e col vestito nuovo. 2. È irrinunciabile l’ora di religione a scuola. 3. Il Vangelo è un libro che serve da sbatacchiare urlando nei comizi elettorali. 4. Il crocifisso va messo dappertutto! (Per ricordare come finiscono quei buonisti come Gesù) 5. Bisogna difendere a tutti i costi la Nostra Tradizione, basata sulle canzoncine di Natale e il Presepe, con tutti i personaggi di pelle bianchissima (perché la storia ce la riscriviamo come ci pare, siamo sovrani no?). 6. Il vero spirito del Natale si vede dallo shopping per i regali e il cenone classico, con tutti prodotti 100% italiani.
Devo fare una piccola digressione sul tema dell’ora di religione a scuola. Al liceo avevo un sacerdote che era, come tale, il docente dell’ora di religione e un altro sacerdote che invece, in incognito, insegnava storia e filosofia e al quale non è mai sfuggito un commento fuori luogo. In tre o quattro della mia classe non partecipavamo all’ora di religione e i nostri compagni, credenti ma non accaniti, ci raccontavano che il loro prete, appassionato di arte, in quell’ora approfondiva dei temi di storia dell’arte. Perché non se ne andava a insegnare arte? mi chiedevo. Noi dissidenti invece, nell’ora sostitutiva, stavamo con l’altro prete (!), che però ci stimolava con dei testi di storia contemporanea! Alla fine del quinto anno, questo sacerdote accettò in regalo, senza battere ciglio, la mia torta al cioccolato con sopra una A cerchiata di panna montata. È tutto vero!
Il messaggio cristiano ha sempre avuto varie interpretazioni. Dal mio modesto punto di vista una prima grande differenza sta fra coloro che ubicano Dio fuori di loro e quelli che lo rappresentano dentro di se’, dentro al cuore degli esseri umani. Sembra una banalità, ma le conseguenze di questa azione sono molto importanti. Se i primi hanno potuto giustificare le guerre di religione e le inquisizioni, i secondi hanno dato vita a scuole mistiche come i Padri del Monte Athos o hanno aperto nuovi orizzonti spirituali come il Maestro Eckhart, solo per dirne uno. L’ambiguità e l’ambivalenza su questo punto regna ancora in quella grande comunità religiosa. Ma pare proprio che a quelli che cercano il contatto col divino dentro di sé, accada qualcosa e non riescano più ad essere indifferenti alle sorti degli altri esseri umani.