Mentre rifugiati, migranti e richiedenti asilo continuano a morire nel Mar Mediterraneo, Medici Senza Frontiere (MSF) e il proprio partner SOS MEDITERRANEE sono costrette a chiudere le operazioni della nave di ricerca e soccorso Aquarius.
Negli ultimi due mesi, con persone disperate che continuano a fuggire in mare lungo la rotta migratoria più letale al mondo, la nave Aquarius è rimasta bloccata in porto, impossibilitata a portare avanti la propria azione umanitaria salvavita. È il risultato della prolungata campagna avviata dal governo italiano e supportata da altri stati europei, per delegittimare, diffamare e ostacolare le organizzazioni umanitarie impegnate a soccorrere persone vulnerabili nel Mediterraneo. Insieme alle inadeguate e inumane politiche migratorie dell’Unione Europea, questa campagna contro le organizzazioni in mare sta minando il diritto internazionale e i principi umanitari. In mancanza di una soluzione immediata, MSF e SOS MEDITERRANEE non hanno altra scelta che porre fine alle operazioni della nave Aquarius.
“È un giorno buio” dichiara Gabriele Eminente, direttore generale di MSF. “Non solo l’Europa ha fallito nel garantire la necessaria capacità di ricerca e soccorso, ma ha anche sabotato chi cercava di salvare vite umane. La fine di Aquarius vuol dire più morti in mare, più morti evitabili che avverranno senza alcun testimone”.
Negli ultimi 18 mesi, gli attacchi degli Stati europei contro le attività umanitarie di soccorso hanno fatto ricorso a modalità in uso in alcuni dei paesi più repressivi al mondo. Nonostante operasse in piena collaborazione con le autorità, la Aquarius è stata privata due volte della propria bandiera e ha subito assurde accuse di svolgere attività criminali. Tra campagne diffamatorie e deliberate manovre contro il diritto internazionale, le persone soccorse si sono viste negare l’accesso a porti sicuri, rifiutare assistenza da altre navi e sono state abbandonate in mare per giorni o settimane.
La fine forzata delle attività della Aquarius avviene in un momento critico. Almeno 2.133 persone sono morte nel Mediterraneo quest’anno, la stragrande maggioranza era partita dalla Libia. Gli stati membri dell’Europa hanno alimentato terribili sofferenze consentendo alla guardia costiera libica di intercettare più di 14.000 persone in mare e riportarle forzatamente in Libia, in aperta violazione del diritto internazionale. Ma nel 2015, l’Europa aveva preso un impegno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: nessuna persona soccorsa in mare sarebbe stata costretta a tornare in Libia.
“Oggi l’Europa supporta direttamente i rimpatri forzati, mentre celebra presunti successi sulla migrazione” aggiunge Claudia Lodesani, presidente di MSF. “Dobbiamo essere chiari su cosa significano questi successi: mancanza di assistenza salvavita in mare, bambini, donne e uomini respinti nell’incubo della detenzione arbitraria in Libia senza alcuna concreta speranza di poter fuggire, la creazione di un clima che scoraggia qualunque nave dal rispondere all’obbligo di salvare vite in pericolo”.
Dall’inizio delle proprie attività di ricerca e soccorso in mare nel febbraio 2016, la Aquarius ha assistito circa 30.000 persone nelle acque internazionali tra Libia, Italia e Malta. L’ultimo periodo di operazioni attive è terminato il 4 ottobre 2018, quando la nave è arrivata al porto di Marsiglia dopo aver soccorso 58 persone. Con le precedenti navi umanitarie, Bourbon Argos, Dignity, Prudence e Phoenix, MSF ha soccorso o assistito oltre 80.000 persone dal 2015. Nonostante i recenti sforzi di altre organizzazioni, oggi non c’è un’adeguata capacità di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale.
“In un crescente clima di criminalizzazione dei migranti e di chi li aiuta, si perde di vista il principio stesso di umanità” conclude Claudia Lodesani di MSF. “Finché le persone continueranno a morire in mare o a subire atroci sofferenze in Libia, cercheremo nuovi modi per fornire loro l’assistenza umanitaria e le cure mediche di cui hanno disperatamente bisogno”.