“Il provvedimento di sequestro della Aquarius, che comprende anche alcuni nostri conti bancari, deriva da una lunga indagine della Procura di Catania sullo smaltimento dei rifiuti di bordo, con particolare riferimento ai vestiti dei migranti soccorsi, agli scarti alimentari e ai rifiuti delle nostre attività mediche. Ma tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard. Le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando abbiamo avviato le attività in mare nel 2015.
“Ribadiamo piena disponibilità a collaborare con le autorità italiane, ma contestiamo la ricostruzione della Procura e respingiamo categoricamente l’accusa di aver organizzato qualunque attività abusiva finalizzata al traffico illecito di rifiuti. Dopo la valutazione del decreto di sequestro e un’analisi interna, che dimostra come le accuse siano inaccurate e fuorvianti, presenteremo ricorso al Tribunale del riesame”.
“Siamo pronti a chiarire i fatti e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito, ma riaffermiamo con forza la legittimità e la legalità della nostra azione umanitaria. L’unico crimine che vediamo oggi nel Mediterraneo è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso, con persone che continuano a partire senza più navi umanitarie a salvare le loro vite, mentre chi sopravvive al mare viene riportato all’incubo della detenzione in Libia, senza alcuna considerazione del diritto internazionale marittimo e dei rifugiati.”
“Il sequestro della nave Aquarius di Medici senza frontiere sembra mosso da orientamenti politici e da astio persecutorio nei confronti delle ONG”: così Paolo Naso, coordinatore di Mediterranean hope (MH) -programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), commenta l’operazione della Procura di Catania.
“Smentita dai fatti e dagli accertamenti sull’operato delle ONG che aveva messo sotto inchiesta, la Procura di Catania continua la sua battaglia contro chi salva vite nel mar Mediterraneo. Questa volta lo fa con argomenti risibili che denotano un’intenzione tutta politica che non deve preoccupare solo chi è impegnato nel campo della solidarietà ma anche quanti vogliono difendere l’indipendenza della magistratura dal potere politico” prosegue Naso.