La Repubblica di Palau non è solo un paradiso fiscale inserito dal 2017 nella black list dell’Unione europea dei paesi che non fanno abbastanza per reprimere i programmi offshore. Questo piccolo Stato insulare dell’Oceania, che conta 22.000 abitanti a mollo nel Pacifico occidentale, ha una lunga storia di primati mondiali nel campo della conservazione. Fu il primo paese nel 2009 a creare un santuario degli squali nelle sue acque nazionali vietando la distruttiva pratica della pesca a strascico e nel 2015 l’unico capace di istituire la più grande area marina protetta al mondo, quel Palau National Marine Sanctuary che, in mezzo milione di chilometri quadrati, ospita un patrimonio di biodiversità che vanta più di 1.300 specie di pesci e 700 di coralli. Primati che rendono questa piccola Repubblica uno dei soli 6 paesi al mondo ad avere una designazione Unesco che protegge sia il suo ambiente, che la sua cultura, una caratteristica che lo rende ogni anno la meta di oltre 160.000 visitatori

 

Visto che in futuro il numero dei turisti sembra destinato a crescere, con un impatto antropico sull’ecosistema locale non sempre sostenibile, il governo locale ha iniziato a prendere delle serie contromisure. Lo scorso dicembre ha presentato la Palau Pledgeun’innovativa iniziativa di turismo responsabile (che vi avevamo raccontato in gennaio), pensata per attirare l’attenzione sulle sfide ecologichelegate al futuro di Palau attraverso l’invito a sottoscrivere, sul passaporto di ogni turista che entra nel paese, una promessa vincolante presa direttamente con i bambini di Palau che dice: “Bambini di Palau, prendo questo impegno come vostro ospite, per preservare e proteggere la vostra bella e unica casa insulare. Giuro di visitarla con leggerezza, di comportarmi gentilmente e di esplorare con attenzione. Non prenderò ciò che non mi è stato dato. Non farò del male a ciò che non mi fa del male. Le uniche impronte che lascerò sono quelle che verranno spazzate via”. In questo modo Palau ha aggiornato la sua politica turistica con una proposta scritta ispirata alla locale tradizione palauana del Bul, una moratoria dei leader tradizionali che pone fine immediatamente al sovra-consumo e alla distruzione di una specie, un luogo o una cosa a tutela delle future generazioni.

 

Il governo di Ngerulmud non si è limitato ad aiutare i suoi ospiti a capire il ruolo vitale che svolgono nel proteggere Palau, ma ci ha messo del suo annunciando, il 12 ottobre scorso, la firma dell’accordo Armonia per la realizzazione con Engie Eps, leader tecnologico mondiale in micro-reti ed accumulo di energia, di un sistema energetico capace di rendere Palau un paese resiliente, low carbon e leader della transizione energetica rinnovabileSi tratta di un sistema a pannelli solari da 35 MW di energia rinnovabile e 45 MWh di accumulo che, combinato con l’attuale produzione, dovrebbe trasformare la rete di Palau in un sistema smart, integrato con oltre 100 MW di potenza installata, facendo dell’arcipelago la più grande micro-rete energetica al mondo capace di raggiungere l’obiettivo del 45% di energia da fonti rinnovabili entro il 2025 con un abbassamento del 22% delle emissioni del settore.

 

Uno sforzo che andrebbe condiviso su scala mondiale, se si volesse garantire la sopravvivenza della popolazione di Palau sparsa in una miriade di isole e atolli che rischiano di affondare nell’Oceano Pacifico se il livello del mare continuerà ad aumentare a causa del cambiamento climatico.

 

Con la firma di questo accordo, che si prevede sarà completato entro 15 mesi, il piccolo Stato della Micronesia si è garantito 30 anni di energia pulita ad un prezzo competitivo e fisso che consentirà a Palau di sostituire gran parte degli attuali inquinanti generatori diesel, riducendo drasticamente non solo le emissioni di CO2 della nazione, ma anche i costi della bolletta energetica degli abitanti.

 

Per il presidente di Palau, Tommy Remengesau, Oggi è un imperativo categorico mitigare i mutamenti climatici e promuovere l’adattamento ad essi. Riducendo la nostra carbon footprint, limiteremo anche la vulnerabilità delle nostre infrastrutture energetiche a fronte dell’innalzamento dei mari e dei disastri naturali. Produrremmo così energia più pulita, ma anche più affidabile, accessibile ed economica per i nostri cittadini che vivono in prima linea i cambiamenti climatici. La nostra partnership con Engie ha accelerato la transizione di Palau verso un futuro rinnovabile e resiliente”.

In questo modo il governo di Ngerulmud aggiunge l’ennesimo successo nella storia della tutela ambientale sperimentando la più rapida transizione energetica mai vista. Una sfida utile per dimostrare che il modello Palau, con la sua microrete da 100 MW, non è solo uno dei più grandi progetti solari al mondo, ma un esempio da imitare se si vuole sperare di rendere più sostenibile l’intero settore energetico globale.

L’articolo originale può essere letto qui