La crisi libica non solo non viene risolta, ma continua ad essere aggravata da paesi stranieri che finanziano le milizie armate.
La crisi libica non solo non viene risolta, ma continua ad essere aggravata da Paesi stranieri che finanziano le milizie armate, considerandole interlocutori credibili. Ne è convinto Karim Salem, ricercatore presso il Cairo Institute for Human Rights Studies e rappresentante della Libya Platform, una coalizione di 15 associazioni libiche.
Salem interviene a Roma nel corso della conferenza stampa alla Camera promossa dall’Arci ‘Le verità scomode sugli accordi con la Libia e le sue milizie’. La giornata scelta per l’incontro è quella in cui si chiude a Palermo il vertice internazionale voluto dall’Italia sulla Libia.
I relatori esprimono forti riserve sull’appuntamento siciliano, incapace di fornire una soluzione efficace all’instabilità libica – che prosegue dal 2011 – in quanto continua a sostenere che in Libia si scontrino due fazioni. Ma le fazioni in guerra sono molte di più: come ha spiegato Karim Salem, accanto all’esercito nazionale e alle brigate di Khalifa Haftar esiste tutta una galassia di gruppi armati dove “non c’è solo l’Isis ma anche gli estremisti salafiti”.
Tutto avviene in una dinamica fluida, poiché formazioni, alleanze o inimicizie variano a seconda della convenienza. “E la presenza dei gruppi armati militari e paramilitari non solo mette in pericolo la popolazione, che continua a subire violenze, ma paralizza il lavoro di tutte le istituzioni” avverte Salem. “Il potere legislativo, esecutivo e giudiziario non funzionano a causa loro”. Lo dimostrerebbero l’inefficienza dei due governi di Tripoli e Tobruk, ma anche “l’impossibilità dei giudici a svolgere il proprio lavoro, dal momento che subiscono continuamente minacce. E questo favorisce l’impunità”. I governi occidentali, tramite gli accordi stipulati con alcuni attori locali, finiscono per finanziare le milizie, accusa Salem, “e questo aumenta la criminalità e allontana dalla pace”.
L’attivista avverte: “Si pensa che i migranti siano gestiti dal ministero dell’Interno ma in realtà, sono le milizie locali a governare il fenomeno”.
Insomma, i tavoli di pace organizzati finora dalle potenze straniere “hanno fallito perché non tengono conto della fragilità della situazione sul terreno. Ad esempio, si parla di disarmo. Ma al momento non è stata redatta alcuna lista chiara delle milizie da integrare nell’esercito nazionale, né si è deciso come farlo”.
Salem conclude tracciando percorsi e via d’uscita possibili: “Bisogna formare un comitato sotto l’egida dell’Onu, che implementi un piano trasparente. Le istituzioni libiche devono impegnarsi a ricostruire la società, a partire dalla lotta all’impunità e riorganizzando il settore della sicurezza. Se arrivano armi, bisogna sapere chi le sta fornendo e a chi”.