Riuscire a riassumere il dibattito tra la sinistra internazionalista e la nuova sinistra nazionalista risulta impresa ardua.
Esiste un’arcobaleno di posizioni che vanno dal rossobrunismo dichiarato in maniera esplicita e pacchiana (vedasi bandiere che portano insieme simboli del comunismo e del nazismo) a posizioni che vogliono sinceramente criticare un’impostazione chiusa, inutile ed inefficace che bolla, in qualsiasi evocazione dell’elemento nazionale, un pretesto per decretare il passaggio dall’estrema sinistra all’estrema destra, manco si trattasse del travaglio in cui Mussolini nell’ottobre del 1914 passò dal neutralismo all’interventismo, abbandonò l’Avanti e fondò il Popolo d’Italia.
Cercherò di procedere per gradi, non mirando all’esaustività ma per fornire una mappa concettuale a chi si trova confuso da un dibattito di nicchia e non voglia professar fede in maniera acritica per l’una o per l’altra posizione.
Quello che si può fare e procedere per elementi salienti cercando di farne emergere quelli che più caratterizzano le differenze. Occorre dare un’occhiata ad alcuni siti quali “comunismo e comunità” per vedere quali sono i punti che per questi cosiddetti “rossobruni” ritengono fondamentale elemento di distinzione tra loro e la sinistra di opposizione sociale: “il rifiuto della prevalenza di un certo relativismo e anti-universalismo filosofico coperto da un universalismo astratto (diritti umani, democrazia); la critica “ad un orizzonte culturale individualistico e della distruzione della tradizione in nome della sperimentazione, dello sradicamento e dal proprio intorno affettivo e culturale con la creazione di uno spazio liquido post-relazionale e alienato dove scompare il concetto di identità” .
Ora, pur potendo astrattamente condividere questo rifiuto per l’individualismo portato dal capitalismo, quello che ancora non è ben chiaro è cosa vogliano fare dei concetti di identità, tradizione e a che fine vogliano riesumarli.
Essi sanno ” bene che il capitalismo produce anche una reazione fisiologica del tutto comprensibile, molto forte tra gli strati popolari, di apparente“resistenza comunitaria” dominata però da forze di carattere reazionario, del tutto compatibili con lo stesso ordine capitalistico che crea il disagio che essa vorrebbe combattere. Snobbare, sulla base di una cultura da salotto, le esigenze popolari di riaggregazione comunitaria sarebbe un grave errore, poiché significherebbe, come oggi già avviene, lasciarle in balia di forze pericolose e antipopolari (si veda in Italia il caso emblematico della Lega Nord)”.
Secondo una logica che è quella della vittoria elettorale e non della democratizzazione della società diversi autori sostengono che l’importante sia accalappiare il consenso popolare per rubare elettori alle destre.
Allo stesso modo Kuzmanovic all’interno della France Insoumise in Francia, Sahra Wagenknecht creando un nuovo partito scisso dalla Linke in Germania, seguono questa strategia politica rimettendo al centro del dibattito la questione dell’immigrazione, usando à la carte i temi marxisti dell’esercito naturale di riserva, ma anche il socialismo doganale di Jean Jaures che affermava all’interno di un dibattito su altro tema(1), di voler proteggere i lavoratori nazionali contro gli stranieri non per ragioni scioviniste ma per sostituire l’internazionale del benessere all’internazionale della miseria.
Alla base di queste posizioni vi è l’affermazione che la concorrenza del lavoro straniero diminuisce i salari interni e che questi effetti nefasti dell’apertura delle frontiere provoca malessere nella popolazione.
A questo tipo di argomenti si oppongono solitamente le obiezioni della sinistra più ortodossa che afferma che quindi non è il lavoratore straniero il nemico ma il capitale che mette in concorrenza i lavoratori. Inoltre è proprio il capitale che mette l’uno contro l’altro il lavoratore su base nazionale indebolendone il fronte di una lotta che è stata persa negli ultimi decenni e che andrebbe rivitalizzata.
Per quanto corretta questo tipo di argomentazione sposta soltanto la responsabilità del malessere dallo straniero al capitale, avversario ben più potente e organizzato il quale, soffiando sul vento della xenofobia, ha gioco facile a difendersi e riposizionare le luci dei riflettori sull’immigrato davanti al grande pubblico.
I vecchi media (televisione, media) essendo controllati principalmente dal vecchio capitale identificato politicamente nei partiti tradizionali, hanno sempre contato sullo scontro tra politica e anti-politica, convinti che la popolazione stesse sempre dalla loro parte, agitando il razzismo dell’anti-establishment pensando di alienarne i consensi, ma in realtà hanno contribuito a rendere queste compagini più simpatiche e quindi contribuendo alla loro ascesa.
Nell’era dei populismi, ovvero della democrazia come ricerca del consenso, assecondare questa impostazione secondo cui si combatte la messa in concorrenza dei lavoratori risulta da un punto di vista elettorale più semplice rispetto a combattere questa impostazione stessa che divide automaticamente il fronte dei lavoratori. In pratica questa sinistra revisionista sul tema degli immigrati sembra fare il gioco del grande capitale, in modo paradossale rispetto ai suoi propositi, e non presenta soluzioni concrete che si discostino dall'”aiutiamoli a casa loro” recitato da altre posizioni politiche.
Infine così facendo però cosa permetterebbe di distinguere una sinistra sovranista e critica nei confronti dell’apertura alle frontiere rispetto ad una destra sovranista che fa della chiusura alle frontiere, un elemento centrale della propria campagna, condito dal elementi più precipuamente nazionalisti? Come lo dimostrano Minniti in Italia, Valls in Francia e il Cdu in Germania nelle recenti elezioni in Baviera, la sinistra che imita la destra è destinata a scomparire.
A tal proposito il tema della patria può essere recuperato dalla sinistra populista o è appannaggio esclusivo della destra?
(1) https://www.debunkersdehoax.org/vraie_fausse_citation-de-jaures/
https://www.agoravox.it/Una-sinistra-operaia-e-sciovinista.html
https://www.liberation.fr/france/2018/09/13/immigration-melenchon-prend-ses-distances-avec-djordje-kuzmanovic_1678530
https://tempofertile.blogspot.com/2018/09/scontri-in-france-insoumisse.html