L’11 novembre si terrà l’ormai famigerato referendum consultivo promosso da Radicali Italiani riguardo la privatizzazione di Atac. Chi leggerà questo post e magari è favorevole alla messa a gara del servizio pubblico di trasporto cittadino storcerà subito il naso e dirà che la nostra è una interpretazione ideologica, irridendone la posizione.
Niente di più falso. Il quesito posto sulla scheda sarà riguardo la “messa a gara del servizio pubblico di trasporto” dunque, secondo i sostenitori del “sì” non una “privatizzazione fatta e finita” ma una proposta di far concorrere più aziende e più realtà per la gestione del trasporto pubblico della Capitale.
Il referendum si propone di «togliere il monopolio ad ATAC riguardo la gestione del trasporto pubblico»; per invertire la rotta, secondo il sito mobilitiamoroma.it, creato ad hoc da Radicali Italiani, «occorre mettere a gara il servizio affidandolo a più soggetti, rompendo il monopolio e aprendo alla concorrenza. Le gare stimolano le imprese, pubbliche o private che siano, a comportarsi in modo virtuoso, e l’apertura alla concorrenza introdurrebbe anche forme più moderne e innovative di trasporto». Sull’ultima, riguardo le moderne e innovative forme di trasporto, si potrebbe anche discutere ma sempre stante l’affermazione: ci vuole poco, se il raffronto è ATAC, una società mandata ad hoc in perdita che negli anni ha assunto clientelarmente un numero spropositato di dirigenti, tagliando corse, chilometri, vetture, macchinisti e rapporti con società di manutenzione e primo soccorso.
Sull’affermazione precedente è bene riflettere un po’ di più: le gare dovrebbero stimolare le imprese, pubbliche o private, in modo virtuoso. Le cronache di tutti i giorni e provenienti da tutt’Italia forniscono, però, esempi contrari: gli appalti truccati, le gare finte, sono una costante italiana per favorire meccanismi di tipo clientelari su questo o quel settore esternalizzato dal pubblico.
Certamente la situazione non è delle migliori, per usare un eufemismo, ma certamente non è esternalizzando che si risolvono i problemi: noi pensiamo si debba ristrutturare completamente Atac e il rapporto che l’azienda ha con il Comune di Roma.
Così come, allo stesso modo, giudichiamo complici le varie giunte che si sono susseguite che, anziché risolvere i problemi legati ad Atac, ne hanno solo aggravato e divaricato le contraddizioni, creando disagi e disservizi per gli utenti.
Privato? Ma a Roma c’è già
Le linee gestite dalla TPL (qui l’elenco completo http://www.romatpl.com/le-linee/), azienda privata che dovrebbe supplire al lavoro svolto (male) da ATAC,
forniscono un servizio ancora peggiore di quello della municipalizzata in questione. La stessa ATAC (e TPL), nel 2013,
razionalizzarono (leggasi:
tagliarono) molte linee periferiche perché alcuni autobus passavano con zone a bassa densità abitativa: quando nel 2013, un gruppo di cittadini del VI Municipio riuniti in un comitato chiesero spiegazione delle linee tagliate nel territorio sia al municipio che ad ATAC. L’azienda dei trasporti rispose, in una missiva, che alcune autolinee erano gestite da altra azienda (TPL, un privato!) e che altre furono
instradate al fine di un servizio maggiore.
La questione del “Piano Tronca”
Il problema, infatti, sta tutto qui: a partire dal 2019 scade il contratto che lega la gestione del trasporto cittadino ad ATAC ed è difficile pensare che ci possa essere una proroga da parte delle istituzioni locali: la direttiva Bolkenstein (cui Radicali Italiani ha espresso il proprio sostegno dato che trattasi di movimento “liberale, libertario, liberista”) ha imposto la privatizzazione dei servizi pubblici che dovranno progressivamente essere affidati a gestioni private. L’affidamento del trasporto cittadino dovrebbe essere deciso tramite bando (la proposta di Radicali Italiani), il quale prevede che vengano assegnate sulla base di condizioni che vengono offerte sulla carta ma che spesso si traduce nella seguente affermazione: peggiori condizioni per i lavoratori dell’azienda e gioco al ribasso dei costi per poter aggiudicarsi la gara.
Si fa un gran parlare, infatti, della poca professionalità e della scortesia dei lavoratori ATAC, tuttavia ci si dimentica che attraverso le assunzioni della giunta Alemanno fu proprio il numero degli autisti a diminuire in relazione a quello dei dirigenti dell’azienda.
Dire che l’Atac fa schifo per colpa dei lavoratori è ridicolo e risibile. Andare oltre la dicotomia
lavoratore/cittadino è, infatti, necessaria per la comprensione della situazione di ATAC e del trasporto locale.
Esternalizzazioni
La privatizzazione di alcuni settori di ATAC arriva
da lontano: tra il 1994 e il 1996 quando ad essere sindaco era Rutelli, iniziano le esternalizzazioni delle pulizie dei mezzi, passando per il 2003 in cui vengono privatizzate ed affidate alla Corpa i servizi di manutenzione e recupero delle vetture guaste. La questione della
Corpa è paradigmatica:
l’azienda che si occupava della manutenzione dei bus di Atac, non s’è vista rinnovare l’appalto e ha licenziato in tronco tutti i suoi dipendenti.
Gli autobus di Atac hanno viaggiato per mesi senza manutenzione (
sicuramente chi legge si ricorderà degli autobus “flambè”). La privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi pubblici, infatti, porta solo peggiori condizioni salariali per i lavoratori, compressione dei diritti, taglio delle
unità lavorative (nuova perifrasi per non dire
lavoratori/operai).