Il Centro Studi e Ricerche IDOS, in partenariato con il centro studi Confronti e con la collaborazione dell’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, ha redatto quest’anno, grazie al sostegno dei fondi Otto per Mille della Tavola Valdese, il Dossier Statistico Immigrazione 2018, presentato il 25 ottobre in varie città d’Italia. Il Centro Studi e Ricerche IDOS nasce nel 2004 con lo scopo di studiare il fenomeno migratorio e di raccogliere i dati statistici ad esso collegati, a livello mondiale ma più approfonditamente a quello europeo ed italiano, per affrontare con occhio scientifico e in maniera fedele alla realtà dei fatti una tematica che oggi è in grado di focalizzare l’attenzione pubblica come poche altre riescono a fare: il Dossier è il frutto di questo lavoro.
Il risultato raggiunto con la lettura del testo del Dossier è la decostruzione delle retoriche che tanto fanno comodo a chi cerca una via di fuga da problematiche sociali e politiche reali, in un’immaginaria lotta tra popoli che non esiste ma che viene costruita ogni giorno e ogni giorno, purtroppo, produce i suoi frutti. I numeri smascherano la distorsione della realtà realizzata nel momento in cui si parla dello straniero come un invasore, un clandestino che vive di delinquenza e ruba agli italiani ciò che spetta loro di diritto, dal lavoro all’assistenza.
Secondo i dati della fine del 2017 sono 5.1 milioni gli straneri che risiedono in Italia, costituendo l’8% della popolazione totale. Avendo acquisito la cittadinanza, 1,5 milioni di italiani sono di origine straniera mentre il numero dei soggiornanti non comunitari nel paese è di 3.715.000 persone. Più della metà dei residenti stranieri in Italia provengono da paesi europei mentre solo un quinto del totale viene dall’Africa.
A tale riguardo, il flusso che tra 2014 e 2016 ha portato in Italia circa 625.000 profughi ha subito nel 2018 un drastico calo, cambiamento ottenuto ad un prezzo che non può passare inosservato: i morti nel Mar Mediterraneo nei primi nove mesi di questo anno sono 1.733 secondo le stime dell’Oim, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, e il Dossier spiega chiaramente come ciò sia accaduto dopo gli accordi stipulati tra Italia e Libia nel 2017, grazie ai quali il nostro paese fornisce le risorse economiche che permettono allo stato africano di fermare chi, in mancanza di adeguati corridori alternativi, tenta la via del mare.
Riportando statistiche sul fenomeno migratorio mondiale, il Dossier espone dati chiaramente contrari ai presupposti della teoria dell’invasione: se è vero che il maggior numero di migranti risiede in Europa (83,8 milioni) è anche vero che all’interno dell’Ue si parla di migrazioni interne nei due terzi dei casi. Inoltre, a fronte di 68,5 milioni di migranti forzati al mondo, i paesi con i più alti numeri di rifugiati accolti sono la Turchia (3,5 milioni), il Pakistan (1,4 milioni), l’Uganda (1.350mila), il Libano (1 milione) e l’Iran (970mila).
Tra respingimenti e muri sono invece 2.287.804 i rifugiati che risiedono nell’Ue e poco meno di un milione i richiedenti asilo, rispettivamente il 13,3% e il 33,0% dei numeri globali: in questo contesto l’Italia ospita circa 354mila persone, meno di Germania (1,4 milioni) e Francia (400 mila). Mettendo in rapporto il numero di rifugiati e richiedenti asilo con il totale della popolazione del paese ospitante viene rivelato come in Europa così come in Italia essi costituiscano lo 0,6%, percentuale molto diversa da quella di un paese come il Libano, all’interno del quale si ha un rifugiato ogni sei cittadini.
A smentire altre mistificazioni comuni sugli stranieri sono i dati sul mondo del lavoro raccolti nel Dossier: due terzi degli occupati stranieri in Italia (2.423.000, poco più del 10% di tutti gli occupati in Italia) si dedicano a lavori spesso precari e pesanti, poco retribuiti e potenzialmente pericolosi, lavori per i quali più di un terzo di essi risulta sovra-istruito; allo stesso tempo le imprese ad oggi gestite da migranti in Italia sono quasi 590.000, frutto del loro desiderio di emanciparsi da situazioni di sfruttamento o comunque di notevole difficoltà. Desiderio simile è quello di costruire un futuro d’integrazione, che si riflette nel numero di alunni stranieri nelle scuole italiane, quasi un decimo della totalità degli studenti.
Tra gli italiani cresce il numero di anziani e di chi emigra verso altri paesi, mentre diminuisce la natalità: in tali condizioni, come se altre considerazioni non bastassero a mettere in chiaro il quadro attuale, gli stranieri appaiano come una risorsa, non solo per le loro terre di origine, verso le quali nel 2017 hanno inviato circa 5.075.116 migliaia di euro di rimesse, ma per l’Italia stessa, dove il bilancio costi/benefici dell’accoglienza per lo Stato nello stesso anno va da +1,7 a +3,0 miliardi di euro.
Alla presentazione del Dossier realizzata a Roma presso il Teatro Don Orione hanno partecipato il presidente e il vicepresidente del Centro Studi e Ricerche IDOS Luca Di Sciullo e Antonio Ricci, il vice moderatore della Tavola Valdese Luca Anziani, il direttore di Confronti Claudio Paravati, il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, il responsabile immigrazione del sindacato Usb Aboubakar Souhamoro e il direttore dell’Unar Luigi Manconi. Nei loro interventi è stato sottolineato come l’Italia sia una realtà multiculturale da quasi mezzo secolo oramai e come a mancare nel paese non sia la capacità di portare avanti progetti d’integrazione ma la volontà politica di farlo: è necessario dunque cancellare l’odierna cultura dell’esclusione sostituendola con una nuova cultura di cittadinanza, “elevare le ragioni nella discussione a un livello più adeguato ai nostri principi di civiltà” e ricordare che quella che si porta avanti oggi è una battaglia collettiva per il rispetto dei diritti alla persona, senza altre distinzioni.
Questo è solo un quadro molto generale e introduttivo del lavoro realizzato dal Dossier Statistico Immigrazione 2018; con quasi 500 pagine, molti sono gli aspetti da esso affrontati e altrettanto numerose le conoscenze che si possono acquisire con la sua lettura.
È dunque opportuno concludere utilizzando le parole del Dossier, ricordando che l’emigrazione è una dinamica “inevitabile” e “necessaria” e sottolineando che “gli sbarchi nel Mediterraneo e le morti in mare di migliaia di migranti sono il drammatico risultato di un modo di concepire la politica e il rapporto tra gli Stati che ha come unico obiettivo il profitto e non il benessere delle persone. Un modo di fare politica che sfrutta uomini, ambiente e risorse e che proprio la questione dell’accoglienza degli immigrati chiama a rimettere in discussione”.