Nella città di Tapachula, a una trentina di chilometri dalla frontiera col Guatemala, “la Croce Rossa messicana ha allestito circa 300 tende, per essere pronti ad accogliere i migranti”: lo dice all’agenzia ‘Dire’ Tommaso Della Longa, portavoce della Federazione internazionale delle Società di Croce Rossa (Ifrc), che sta seguendo con grande attenzione la carovana di oltre 3mila migranti partiti dall’Honduras nei giorni scorsi, e determinata a raggiungere gli Stati Uniti attraverso Guatemala e Messico.
Dopo giorni di cammino, le fonti internazionali riferiscono che nel fine settimana questo flusso di persone ha raggiunto il fiume Suchiate, che divide il Guatemala dalla frontiera meridionale del Messico, dove le persone hanno iniziato a entrare. La stampa delle Americhe mostra immagini aeree del ponte gremito di persone. Non tutti hanno i documenti, e qualcuno ha scelto di attraversarlo con imbarcazioni di fortuna. E non mancano scene di chi, già sul ponte, preferisce saltare e gettarsi in acqua per raggiungere l’altra sponda a nuoto, piuttosto che tornare indietro.
La frontiera è rimasta chiusa a lungo, dopo che giovedì il governo messicano ha accolto la richiesta del presidente Donald Trump di impedire il transito dei migranti. Poi, nel primo pomeriggio, è stata aperta, ma le persone sono entrate a piccoli gruppi. Non sono mancati momenti di tensione con le forze dell’ordine, in tenuta antisommossa.
“Croce Rossa si è attivata a livello internazionale, regionale e locale- prosegue il portavoce – e nei paesi attraversati dalla carovana lo staff offre acqua, cibo e servizi sanitari, come primo soccorso, screening medici e preospedalieri. Tapachula è a una trentina di chilometri dalla frontiera, ma abbiamo operatori da ambo i lati del confine. I problemi che stiamo maggiormente registrando sono la disidratazione e le ferite ai piedi”.
Una quarantina i volontari attivi tramite “le cliniche mobili, in grado di seguire le persone durante il tragitto”. Poi, viene offerto un altro servizio “particolarmente importante”: “aiutiamo i gruppi familiari che si sono separati a ritrovarsi. Nella confusione della marcia, capita che i figli si smarriscano o che le persone restino divise”.
Nei giorni scorsi Francesco Rocca, il presidente Ifrc, “ha fatto appello ai governi coinvolti di tutelare la dignità di queste persone nonché l’accesso all’assistenza di base”, sottolinea il portavoce, Tommaso Della Longa.
Anche i vescovi dei singoli paesi si sono espressi sulla vicenda: la Conferenza episcopale dell’Honduras ad esempio ha incoraggiato “l’apertura di corridoi umanitari” e interventi da parte sia dei governanti che del mondo dell’imprenditoria, affinché si ponga fine a questo “dramma sociale”. Quanto alla controparte messicana, è stata sollecitata una “soluzione congiunta” volta all’accoglienza, nel rispetto della legge messicana sulla migrazione, che “prevede il libero transito delle persone”.
Infine, il portavoce di Croce Rossa tiene a ricordare che la partenza dei migranti è determinata da povertà e forte insicurezza sociale: “Croce Rossa Honduras è presente in varie regioni, ma non si limita a distribuire acqua, cibo e cure: implementa anche programmi per ricostruire il tessuto sociale”, distrutto dalla criminalità organizzata e dalla corruzione. Questo paese è infatti tra i primi al mondo per tasso di omicidi, e Amnesty International è intervenuta più volte per denunciare le persecuzioni che subiscono attivisti politici o per i diritti sociali.
“E’ necessario offrire servizi e soprattutto ristabilire un ambiente sicuro in cui le persone possano vivere”, conclude il portavoce Ifrc.