“Vogliono soltanto distruggerci. Nei nostri confronti è in atto ormai un vero e proprio tiro incrociato. I nostri legali, comunque, stanno già predisponendo un ricorso al Tar contro la decisione del Viminale.” Come riportato nella pagina Facebook della Rete dei Comuni Solidali, così ha reagito Domenico Lucano alla circolare del Viminale del 9 ottobre, ma uscita soltanto in queste ore, che ordina la “deportazione” dei migranti residenti a Riace.
Ci sono sessanta giorni di tempo per impugnare al Tar la disposizione del Ministero e chiedere l’immediata sospensiva. Il Comune di Riace darà mandato a Lorenzo Trucco, presidente dell’Associazione Studi Giuridici Immigrazione per procedere con il ricorso al Tar.
Dalle prime dichiarazioni di Mimmo Lucano si passa a un appello più ampio e deciso: “Da Riace il vento è cambiato e nessuna circolare ministeriale con incorporato tentativo di deportazione dei migranti potrà fermarlo.
La criminalizzazione dell’esperienza di Riace e l’assurdo arresto di Mimmo Lucano sono stati il detonatore che ha fatto esplodere l’ansia di libertà, di giustizia sociale, la voglia di ritrovarsi in tanti/e in Italia, in Europa e in altri angoli del mondo, in nome dell’umanità, della solidarietà, dell’accoglienza, dell’inclusione, di un’altra idea di società e di mondo. Si è così rotta la cappa plumbea e oppressiva del securitarismo nazionalista e sovranista, che grava sull’Italia e sull’Europa, chiude i porti, smantella i sistemi di accoglienza diffusa, respinge i disperati che scappano da condizioni esistenziali inumane, che rincorrono sogni di libertà e di una vita migliore.
L’esperienza di Riace rompe l’inseguimento al ribasso dei mercanti della paura e dell’odio sociale, da troppo tempo messo in atto anche da grandi forze, in passato democratiche, in nome di una palingenetica e asettica modernizzazione e apre la via della riscossa dei grandi valori umani, sociali, civili e politici della nostra Costituzione nata dalla vittoria della Resistenza antifascista e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del dicembre 2007, che – è bene ricordarlo- ha avuto tra i suoi estensori un grande uomo e un insigne giurista italiano: Stefano Rodotà.
L’esperienza di Riace è prova concreta della possibilità che esiste una strada per il riscatto e la rivitalizzazione non solo delle zone interne della Calabria, della dorsale appenninica e di tutte le aree interne del nostro paese, ma anche di tutti i piccoli paesi e delle periferie in tutta Italia.
Quello di Riace è un vento che spazza la rassegnazione e che non vuole e non può essere ingabbiato in contenitori di qualsivoglia natura, come hanno mostrato la grande manifestazione del 6 ottobre a Riace e le centinaia di iniziative che si sono svolte e continuano a svolgersi in Italia ed all’estero.
Un vento che va sostenuto e rilanciato con la moltiplicazione delle iniziative locali e una grande manifestazione nazionale unitaria da tenere in tempi brevi, che nell’immediato porti a bloccare il vergognoso ordine di deportazione dei migranti che riporta alla memoria tragiche deportazioni di altri tempi e il provocatorio decreto sicurezza del governo. E contestualmente apra la prospettiva di nuovi scenari di governo del paese e dell’Europa. Un’Europa aperta all’accoglienza e chiusa ai muri e al razzismo.