Possiamo ragionare quanto vogliamo del tumultuoso percorso di Pap, ed è giusto farlo. Ma una cosa oramai appare chiarissima, è l’unica forza che in questi mesi è riuscita a scendere in piazza contro il governo con una posizione che non si allinea a quelle di chi tifa per i mercati. Non è semplicemente questione di numeri, è anche questione delle cose che si dicono.
Il crollo del ponte di Genova è stato il crollo del liberismo e delle privatizzazioni di Romano Prodi e compagnia cantante. È stato il crollo di un sistema di rapina e devastazione dei territori che ancora continua.
Il tema delle nazionalizzazioni è centrale per rompere la dittatura del presente, per dare un orizzonte diverso per uscire dalla dittatura del capitalismo finanziario. Per la prima volta si inizia a lavorare non sulle solite ricette, ovvero di come redistribuire la ricchezza, ma anche di come produrla! Il che, apre un ragionamento ancora più denso, ovvero quello del tema del rispetto del diritto alla vita come prevalente rispetto alla produzione.
Chi decide cosa produrre? Dove produrre e come produrre?
Solo un’economia pubblica in cui i lavoratori sono anche cittadini e controllori di quello che si produce può sciogliere i temi ambientali che un’economia basata sul profitto non scioglierebbe mai. Solo un’economia pubblica può garantire rispetto della natura e diritto al lavoro se riconosce centralità al controllo popolare nei processi produttivi.
Questo vale per tutti i settori, dall’acciaio alle telecomunicazioni dai trasporti ai gasdotti. Economia pubblica non vuol dire quindi che decidono 4 burocrati dell’amministrazione statale, ma che ci sia un rapporto diretto tra le forme del controllo popolare e le scelte che investono i territori.
Lavorare per costruire un’ipotesi programmatica concreta che modifica l’organizzazione dell’amministrazione dello Stato che va in questa direzione è possibile, del resto la nostra Costituzione lo permette, ed è secondo me il compito di Pap.
Il collasso ecologico globale è la vera emergenza che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni e solo un’economia pubblica che mette al centro il tema della rigenerazione ecosociale del pianeta può affrontare.
Certo, le anime belle possono pur continuare a scrivere analisi e commenti nichilisti sui giornali della Sinistra Benetton e definirci settari, vivremo uguale, ma il nodo è questo, e ieri si è posto.
Ovviamente proporre la nazionalizzazione per attuare un programma che mette al centro diritto al lavoro e messa in sicurezza dei territori ci porterà diretti allo scontro con un’Unione Europea che ha nel suo ordinamento la Lex Marcatoria. Tanto meglio, il dado è tratto.
Avanti popolo.